I Beatles possono anche (inspiegabilmente) non piacere. ok, lo concedo (non lo comprendo, ma lo concedo), ma è oggettivo e innegabile il fatto che Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band sia uno dei tanti (ma nemmeno troppi) spartiacque della storia. Esiste qualcosa nel mondo che PRIMA di questo disco veniva fatto e pensato in un certo modo, e che DOPO quel disco viene visto, immaginato, pensato e fatto in modo differente.
Un po’ come aver scoperto un nuovo continente.
Di più,… un po’ come averlo creato.
Ecco, questo libro è la storia di quella creazione, narrata da chi ha partecipato a renderlo possibile, riuscendo a far coagulare le idee di quattro ragazzi geniali che avevano voglia di farsi stupire dalla loro stessa immaginazione all’interno di un prodotto reale, che possiamo ascoltare ancora oggi, scoprendone ogni volta la freschezza e la genialità.
Probabilmente è una deformazione professionale da ingegnere, ma io rimango sempre affascinato da queste figure che sanno creare una proiezione terrena delle genialità, traducendo le idee in elementi concreti e facendolo oltretutto, nel caso di Martin, con mezzi tecnici decisamente “primitivi”. Oltretutto, leggendo della creazione di canzoni-capolavoro come Strawberry Fields (uscita come 45giri assieme a Penny Lane, e quindi non inclusa nell’album, ma creata all’inizio per farne parte) o A Day in The Life e guardandone la nascita al rallentatore e con la lente di ingrandimento, abbiamo poi modo di ascoltarla con orecchie diverse, facendo caso a dettagli che (almeno al sottoscritto) erano sfuggiti prima. Un po’ come scoprire nuovi motivi per innamorarsi di chi condivide il tuo viaggio da tanto tempo.
Luca Bacchetti

