Fevre Dream – George R. R. Martin #FevreDream #GeorgeRRMartin

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Marsh ne aveva già visto di sangue, in abbondanza. Zuffe e bastonate, duelli e sparatorie. Il fiume fluiva nella terra degli schiavi, e il sangue scorreva facilmente per quelli che avevano la pelle scura. E negli stati abolizionisti non era tanto meglio.

Per il libro horror della Sfida ho scelto un romanzo del 1982 di Giorgino, che mi pareva promettente per due motivi: è di Giorgino, e parla di vampiri. Soprattutto parla di vampiri in anni che precedono il boom dell’Urban Fantasy Young Cippa per ragazzini anemici e ragazzette nevrotiche, e la temibile, fatale introduzione nel mondo horror di vampiri glitterati. Perciò pensavo di andare sul sicuro, e per certi versi ci siamo.

Abner Marsh è un capitano di battelli a vapore, veterano della navigazione fluviale nell’epoca d’oro del traffico sul Mississippi da Saint Louis a New Orleans, nel 1857. E’ un omone brutto, grosso, con una gran barba; e desidera ardentemente una steamboat che sia bella, elegante, e soprattutto più veloce di tutte le altre. Ma non ha mezzi. Viceversa Joshua York è un uomo estremamente ricco, estremamente pallido ed estremamente riluttante a uscire di giorno, che ha i soldi per costruire la meglio steamboat del Mississippi, ma non sa niente di navigazioni e battelli. Quindi i due si trovano, stringono un patto di comune favorevole vantaggio, e diventano onorevoli soci e poi cautamente amici. Viene costruita una nave spettacolare, la Fevre Dream, e il viaggio lungo il fiume inizia. Joshua York dorme di giorno ed esce solamente col buio, mangia e beve ma predilige una strana bevanda di color rosso rubino da una sua riserva personale, e ha strana capacità di vedere al buio. Abner mi è lento a cogliere gli indizi ma a suo favore dobbiamo dire che non è stato inondato da quei quarant’anni di libri, film, fumetti e serie televisive sui vampiri. Comunque Joshua è uno dei buoni, un mostro con una morale, e una coscienza. Il vero antagonista arriva poi, e lo scontro sarà, come sempre, tra il bene e il male, tra la bestia e l’uomo, tra le aspirazioni dell’animo e il desiderio del sangue, animalistico, atavico, insaziabile.

 Il libro è di 350 pagine, e onestamente, almeno 100 sono di troppo. E’ forse ingiusto paragonare ogni libro di Giorgino al ciclo del Trono di spade, soprattutto le opere giovanili risentono sfavorevolmente di un confronto. Ma anche non paragonando, questo rimane un libro troppo descrittivo, pagine e pagine su motori e tipi di imbarcazioni per la navigazione fluviale, con una trama che si dipana come un bradipo e la storia che si trascina per capitoli e capitoli senza che succeda niente. Che poi sono gli stessi difetti che, se proprio proprio vogliamo, si riscontrano nei libri del suo arci noto ciclo dei draghi, solo che lì giocano a favore molti altri fattori per cui rimangono imperfezioni su cui si tende a soprassedere. L’intreccio in Fevre Dream prende il via dopo la metà del romanzo, diventa più avventuroso e meno statico, però sempre nei limiti di una trama troppo stagnante.

Comunque per me la cosa peggiore rimane il fatto che è un libro dell’orrore che non fa paura. Insomma, andando a scomodare la massima autorità letteraria nel campo dei libri horror a tema vampiri, Twilight (ahahahah, c’avevate creduto? che scherzone!), andando a scomodare il Maestro, dicevo, prendiamo Salem’s Lot di King: fa paura. Fa paura anche se lo rileggi e sai già cosa succederà, è bastardo, è triste, ha gli ammazzamenti e i mostri, e ha certe scene intollerabilmente inquietanti. Voglio dire, non siamo neanche a pagina 100, e c’è già un bambino morto offerto in sacrificio. Gesù. Fevre Dream dà qualche turbamento, c’è qualcosa di Grand Guignol ogni tanto, però questi momenti sono infelicemente alternati ai soliti fermo pagina su steamboat e scaricatori del fiume e piloti di battelli a vapore, cambi di scenario che risultano davvero noiosi.

Al di là di tutto, è comunque un libro di Giorgino, meno di tre stelle non si possono dare: scrive bene, e i due personaggi principali sono resi con finezza da artista. Anche certe descrizioni di paesaggi, di vita sul fiume, del mondo degli schiavi nella Natchez creola, e poi l’amicizia tra i due personaggi principali, è tutto caratterizzato in modo vivo e appassionante. Se fosse stato un libro storico su questa parte di America, sarebbe stata un’opera magistrale. Purtroppo come fiction horror arranca proprio, peccato. C’è comunque anche una graphic novel, che vado a cercarmi, vi saprò dire.

Lorenza Inquisition

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