Ian McEwan, The daydreamer

mcewan

L’inventore di sogni

Libro molto carrino che mi dicono nella maggior parte dei Paesi essere stato classificato nelle vendite per bambini, scelta che non mi convince mica tanto. Il tema è l’immaginazione, e l’uso che ne fanno i bambini rispetto agli adulti. Il protagonista è un ragazzino, sogna ad occhi aperti, e ha sogni da bambino ma non solo. McEwan per me è semplicemente grande, perchè scrive bene, non perchè scrive bene per minori. E cattura quell’esatto preciso momento di vuoto tra l’essere bambino e il diventare adulto, e lo fa magistralmente. Il capitolo sul neonato è di alta scrittura, come quello sugli adulti, l’ultimo.

McEwan scrive nell’introduzione che amiamo i nostri libri da bambini perchè ricordiamo il piacere che provavamo da piccoli leggendoli, ed è quindi una faccenda che ha più a che vedere con l’amore, che con la letteratura. E quindi ha scritto questo libro cercando di scordarsi i tradizionali grandi romanzi per ragazzi, e ha semplicemente prodotto un libro per adulti, che parla di un ragazzino in un linguaggio che anche i bambini possano comprendere. Definire quindi libro “per bambini” the Daydreamer è secondo me molto riduttivo, e destinandolo solo ai propri figli o nipoti il lettore adulto si perderebbe molto. Non è un capolavoro di McEwan ma è molto piacevole e ben scritto.

Nota di colore 1: L’Italia è uno dei pochi Paesi ad aver classificato il romanzo “per adulti”

Nota di colore 2: Per una volta vincono i traduttori, la Pomata Svanilina è definizione molto più affascinante della Vanishing Cream

 

Stoner, John Williams, The greatest American novel you’ve never heard of.

“In his forty-third year William Stoner learned what others, much younger, had learned before him: that the person one loves at first is not the person one loves at last, and that love is not an end but a process through which one person attempts to know another” .

Un libro, come si sa, non dice a tutti la stessa cosa, e non tutti reagiscono allo stesso modo a quello che ha da dire. Poi ci sono certi libri, certi grandi libri, certe superbe scritture per cui l’immedesimazione è percorso obbligato, ed entrare nella storia è inevitabile, perchè vi si trova tutto quello che costituisce le nostre stesse banali, piccole, grandi, straordinarie esistenze.

Ho amato molto Stoner personaggio, anche se a volte avrei voluto entrare nel libro e dargli degli sberloni, mi snervava proprio. E la sua storia l’ho trovata in generale deprimente a livelli galattici, infatti per l’ultima sessione ho fatto nottata pur di finirlo e non dovermi ritrovare anche la sera dopo a penare per il mio beniamino, è un dato oggettivo, Stoner è triste, nei momenti migliori solo malinconico, nei peggiori profondamente angoscioso.

Ma questo non cambia che sia una storia scritta meravigliosamente bene, una piccola vita non straordinaria che tuttavia ti risucchia per la sua intensità. John Williams intervistato su se sia giusto scrivere letteratura perchè intrattenga rispose che Sì, evidentemente non ha senso leggere se non se ne trae un grande senso di gioia, e “gioia” non è esattamente una parola che userei per descrivere come mi sentivo durante questa lettura. Ma se non c’era gioia ci sono state sicuramente empatia, attrazione, e una varia gamma di emozioni che vanno dalla commozione alla rabbia, e un senso infinito di ammirazione per la bellezza della scrittura.

E’ un libro magnifico e il professor Stoner rimarrà per sempre con chi legge, lui, la sua a volte ottusa malinconia di fondo, la sua fede infinita nei libri e nell’insegnamento, il suo tener duro nelle relazioni di padre e marito, pur con i suoi intrinsechi fallimenti, il suo essere Don Chisciotte contro i mondani giochi di potere dell’Università. E’ affascinante questo uomo dignitoso che vive una vita così normale, così triste e banale, e nonostante questo riesce a provare profondi sentimenti, amore, gioia, senso di completezza per quello che ha fatto.

He felt himself at last beginning to be a teacher, which is simply a man to whom his book is true, to whom is given a dignity of art that has little to do with his foolishness or weakness or inadequacy as a man.

Ho amato Stoner, e avrei voluto poterlo salvare dalla sua stessa esistenza, ma come dice lui stesso, provava allo stesso tempo vergogna e orgoglio, e soprattutto un amaro senso di disillusione, in sè stesso, nel tempo e nelle circostanze che lo avevano reso possibile. E’ un uomo di grande sapere che spesso non ha idea di come affrontare le varie sconfitte della propria vita, che è in genere esattamente quello che la realtà ha in serbo per tutti noi, ma non ne esce mai incattivito o rabbioso, non perde mai la propria umanità, nè l’amore per quello che la vita offre o gli ha offerto.

“You must remember what you are and what you have chosen to become, and the significance of what you are doing. There are wars and defeats and victories of the human race that are not military and that are not recorded in the annals of history. Remember that while you’re trying to decide what to do”

Come dice l’autore, Stoner viene spesso pensato dai lettori come un uomo che ha vissuto un vita triste e cattiva, ma io penso che invece abbia avuto una buona vita, davvero buona, certamente migliore di quanto la maggior parte della gente abbia. Ha potuto fare il lavoro che voleva fare, ha sempre amato quello che faceva, aveva il senso dell’importanza di quello che stava facendo, e non ha mai perso quello che davvero lo faceva sentire vivo, l’amore per l’insegnamento e per la Letteratura.

Se vi riconoscete almeno in parte in queste emozioni, leggetelo. E’ un viaggio duro, ma vale la pena farlo.

stoner

A kind of joy came upon him, as if borne in on a summer breeze. He dimly recalled that he had been thinking of failure – as if it mattered. It seemed to him now that such thoughts were mean, unworthy of what his life had been.