Per oggi non mi tolgo la vita – Alfonso Brentani

“… mi viene in mente che uno nasce già così con questa inclinazione verso la morte, come chi ha l’inclinazione magari verso il sesso anale o verso le donne o verso gli animali o verso i bimbi o verso dio o verso l’arte o la musica, così c’è chi ha l’inclinazione verso la morte cosa c’è di strano anche la morte fa parte della vita e tutti hanno inclinazioni verso cose che fanno parte della vita” … “e dunque chi ha inclinazione verso la morte in realtà non ha motivi scatenanti”.

Ciao cari amici. Sono stata in vacanza e ho letto Cognetti, sicuro premio strega (ma non tanto da fare scommesse che c’ho già abbastanza vizi), poi un Montalbano stranissimo che c’era a casa di mia madre, e l’autobiografia di Piero Angela, interessante ma di una piattezza desolante.
Invece volevo parlarvi di un libro che mi è capitato tra le mani oggi, del 2008, che ho riletto velocemente perché è brevissimo.
Si chiama “Per oggi non mi tolgo la vita” (ahimè, che titolo) e l’autore usa uno pseudonimo sveviano, Alfonso Brentani, per parlarci della morte come un diritto, un diritto sacrosanto.
E’un libro che tratta del male oscuro del suicidio e di psicofarmaci, con un’ironia spiazzante e molto efficace. Può non piacere per via del linguaggio, simile a un flusso di coscienza e talvolta imbarbarito da poco dialetto, l’autore a
dotta un registro volutamente comico per trattare un tema pesante: l’obiezione di coscienza alla vita. Il protagonista è un laureato in Filosofia che lavora come editor in una casa editrice, alternando vita lavorativa e familiare da un piccolo paese in provincia di Sassari a Nuoro, luogo in cui ha la possibilità di dedicarsi alle sue riflessioni sulla vita e sul suicidio.

Rileggendolo a distanza di anni, l’ho trovato ancora più profondo della prima volta, forse perché, a quella lettura, avevo gli occhi costantemente velati di lacrime.
Se vi incuriosisce, eccolo qua. Ciao a tutti.

Daniela Quartu

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Mentre morivo – William Faulkner #WilliamFaulkner #recensione

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Il libro più impegnativo che abbia mai letto è – stupirete- non quel mappazzone fitoplancton di DeLillo, ma L’urlo e il furore di Faulkner. Per me è stata una prostrazione infinita, una roba che già scriverlo mi riporta a quello stato di angoscia di progredire per un mese una riga all’ora, e peraltro senza capirci niente o quasi. C’è da dire che mentre lo leggi capisci benissimo solo una cosa, che sei in una immane cattedrale, molto molto lontano dalla tua solita cappelletta di campagna dove dici una preghierina in mezzo ai fiori di campo. Faulkner è la Sagrada Familia, Notre Dame, Westminster Abbey. Però, una volta finitolo, e ricordo ancora che c’era una postfazione di un erudito che si complimentava E così, eccovi qui, avete letto L’urlo e il furore! che inzomma una dopo una certa prova agonistica è anche contenta di un pat pat sulla spalla a riconoscimento dello sforzo, dicevo, una volta finitolo non ho pensato mai di aprire un altro libro di Faulkner. Epperò nella Rory Gilmore Challenge è presente questo Mentre morivo, indicato come essenziale della letteratura americana ma non solo, e quindi mi ci sono ributtata.

A detta di tutta la critica, e pure mia nel mio piccolo, è effettivamente un libro più leggibile, meno ostico de L’urlo e il furore. Non è facile, non è poco complesso, ma è abbordabile. E’ sempre Faulkner, comunque: è come camminare in un mare di nebbia con due voci che declamano frasi nel vuoto, ogni tanto ti arriva una parola, addirittura una frase; per qualche felice istante, sporadicamente, ti trovi in una radura assolata, e per cinque righe in quel mare di coscienza che ti viene rovesciata addosso capisci. Ma subito dopo ritorni nella nebbia, perchè polvere siamo. Perché: Nessuno di noi è del tutto pazzo e nessuno del tutto normale finché il resto della gente lo convince ad andare in un senso o nell’altro. E’ come se non fosse tanto quello che uno fa, ma com’è che lo guarda la maggioranza di noi quando lo fa.

Non so se mi sono spiegata bene, ma mi è piaciuto tanto. E’ una scrittura straordinaria, di una potenza incredibile. Poi che la mia mente piccina arrivi dove può, arrancando, mica è colpa di Faulkner, è e rimane un romanzo grandioso.

 

Lorenza Inquisition