Frank Conroy – Stop time @Fandangoeditore #FrankConroy

stoptime

un’autobiografia romanzata, strutturata come la più classica delle storie di formazione ma con quello stile asciutto che da anni impazza nella letteratura creativa d’oltreoceano (l’autore stesso è stato per decenni direttore di una delle più prestigiose scuole di scrittura).

e infatti più che gli eventi di una vita – per quanto movimentata, non certo caratterizzata da accadimenti sensazionali – contano molto i luoghi, le atmosfere, gli spostamenti, i silenzi e i vuoti.

quello che doveva forse essere un atto di accusa verso il passato lontano, diventa invece un ricordo agrodolce e malinconicamente distaccato.

non tutti gli episodi funzionano con la medesima efficacia, ma le parti dedicate all’adolescenza – padre mentalmente assente, madre svampita, patrigno strampalato – risultano senza dubbio le più riuscite. un po’ più deboli i capitoli “europei” del romanzo (ma forse subentra la suggestione dei lettori del vecchio continente per una certa idea di america, fatta di lunghe strade infinite) e quelli dedicati alla maturità.

la buona scrittura è dimostrata dal ricordo che lasciano i singoli dettagli (le evoluzioni con lo yo-yo di un adolescente piuttosto solitario), anche se non sempre lo stile così asciutto e privo di coinvolgimento aiuta una lettura prolungata.

insomma, per ergersi a capolavoro deve proprio piacere il genere (a me piace).

andrea sartorati

DESCRIZIONE

Quando Frank Conroy scrisse Stop-Time, pubblicato in America nel 1967, i suoi conflitti interiori avevano semplicemente smarrito la via ma non si erano spostati di un passo. Il senso di perdita dell’innocenza e di sensibilità tradita restavano lì, e scavavano. Quando il New York Times definì il lavoro un’opera trionfale sulla celebrazione della giovinezza, lui stesso ne rimase perplesso. Avrebbe voluto che fosse un atto vendicativo, l’accusa di un mondo che si era portato via il suo tempo, e invece irradiava candore, talmente tanto che a tratti si accendeva delle tonalità della gioia. Da cronaca spietata di ragazzino ribelle alle prese con la propria vulnerabilità di piccolo che cresce in una famiglia disfunzionale degli anni Trenta, Stop-Time diventa inno sfrenato alla libertà, elegia dell’amore fraterno, racconto di un’amicizia speciale che si consuma tra i boschi. Con una scrittura affilata e densa, Frank Conroy riconnette passato e presente nello spazio del ricordo, e per un attimo il desiderio sfrenato per le strade di Kerouac sembrerà imbattersi nelle morbosità miracolose dei giovani di Salinger, in un ritmo che suona secco come una ripresa tosta di pugilato. – See more at: http://www.fandango.it/scheda.php/it/stop-time/795#sthash.JUOa0Q5I.dpuf

Final cut (l’amore non resiste) – Vins Gallico #vinsgallico

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Final cut (l’amore non resiste) – Vins Gallico

Lui ha studiato psicologia ma non si è mai laureato, così ha iniziato a lavorare come trasportatore nell’azienda di famiglia. Poi l’ultimo dei suoi nonni muore e gli lascia una piccola eredità. E a lui viene l’IDEA. Fonda una società, la Final Cut (non vi rimembra per caso una canzione, essì dai che le sapete tutte!) che si occupa perlappunto dell’ultimo atto di una storia d’ammore. Lui viene chiamato e aiuta a inscatolare, sigillare, allontanare definitivamente gli oggetti dell’altro/a e li consegna anche, a volte con un messaggio, a volte nudi e crudi, aiutando a troncare, evitando la fatica e la sofferenza dell’incontro. Applica tariffe diverse a seconda delle richieste e si mantiene distaccato, neutro, tutelando in ogni modo l’interesse del cliente. Del resto:
“La gente è disposta a pagare per l’assenza di coraggio, è disposta a pagare se può evitare il dolore, è disposta a pagare pur di non guardare in faccia il fallimento.”
L’idea funziona, gli affari vanno bene…
E’ garbato, amaro, ironico e si legge in un niente questo libro del giovane Vins. Ebbravo lui.

Citazione iniziale, del mio adorato Giorgio:

“Mentre invecchierete il vostro io diminuirà e in voi crescerà l’amore”

George Saunders (io lo vollio bene allui)

Lazzìa

Per affrontare i fallimenti sentimentali ci vuole coraggio. E un grande senso pratico. Lasciarsi non è un affare che riguarda solo il cuore, ma questione delicata, che si chiude con il rito turpe della restituzione. Perché, siamo sinceri, l’eliminazione della persona amata passa dalla rimozione fisica delle sue cose dagli armadi. Senza quel gesto non si può fare spazio, né ricominciare. Il nostro protagonista non sarebbe onesto se non confessasse di aver fondato la Final Cut per una storia andata male. Ma non lo farà, racconterà invece di suo cugino Ludovico che, appena mollato dalla fidanzata, in deficit emotivo, gli ha chiesto una mano per disfarsi degli oggetti di Claudia nel suo appartamento. Una specie di trasloco, che è però un taglio netto. La gente è disposta a pagare pur di non sentire dolore e la Final Cut presta soccorso, mette fine ai rapporti ormai in crisi. Le parole d’ordine sono: assenza di partecipazione, distacco, sospensione di giudizio, imparzialità. E il tariffario cambia in base alle richieste. Se siete fortunati, avrete anche l’elenco delle motivazioni per le quali siete stati lasciati, ma per il flusso di coscienza dovrete saldare a parte, perché il confine fra empatia e commiserazione è labile, e il nostro protagonista non crede nelle terapie.