Massimo Carlotto, Il ritorno dell’alligatore: la banda degli amanti

carlotto

Carlotto mi mette l’assist per tornare tra voi dopo qualche mese di silenzio e io, opportunista come il miglior Inzaghi, sfrutto l’occasione e metto la palla in gol…

Il miglior Inzaghi non è certo l’attuale, ma neanche l’ultimo Carlotto è certo ai livelli del primo, oramai da un po’. Se non altro peró Pippone è all’inizio e forse puó migliorare, mentre Carlotto dà l’idea di avere irrimediabilmente esaurito la vena creativa o di avere trasmesso due tre punti base a qualche ghost writer che svolge il compitino con diligenza non dimenticandosi le solite pippe sul calvados, sui dettagli gastronomici almeno cinque o sei volte a romanzo, sull’imbarbarimento della società civile e criminale in contrapposizione al rigido codice di comportamento dell’alligatore e dei suoi compari. Questi ingredienti magici in questo caso sono affogati in una trama che si tira continuamente per i capelli con episodi che sarebbero al limite dell’inverosimile anche nella versione italiana di CSI (ris) per poi arrivare ad una fine che ti fa dire: “ah minchia finisce così?”, lasciando peró i giusti ganci per un seguito che ruoterà intorno agli stessi protagonisti. Insomma altra prova sottotono, pare l’inter di Thoir.

Fabio Sari

Morituri, Yasmina Khadra

morituri è scritto da un’algerina sotto pseudonimo, la terza di copertina recita “per evidenti motivi di sicurezza”. la situazione in Algeria non mi pare sia granchè nota qui alle nostre latitudini, quantomeno non è nota a me, quindi, forse, manca qualche elemento culturale per apprezzare appieno questo lavoro che io personalmente ho trovato tranquillamente rinunciabile. La trama, un giallo poliziesco che ha per protagonista il solito commissario spocchioso e di rigidi princìpi, non è certo di quelle che appassionano, così come nessuno dei personaggi ti entra nel cuore. La storia l’ho trovata contemporaneamente piuttosto banale e incasinata: spesso i personaggi vengono chiamati prima per nome e poi per soprannome, ma un soprannome arabeggiante non è così evidente, quindi lì per lì ti chiedi “e questo chi cazzè adesso'”. Comunque, tre quarti di libro per un finalino che introduce di botto la retrostoria che, peraltro, non è manco troppo entusiasmante. Beh, se un giorno la siora Yasmina decidesse di cercare qualcuno che le faccia promozione in Italia, forse è il caso che non si rivolga a me.

fabio sari