Lei ha mai visto Hitler? – Walter Kempowski #Sellerio #WalterKempowski

“Era davvero impressionante. Oggi, non ci si può più immaginare come fosse. Mi arrabbio ancora oggi, quando leggo una qualsiasi cosa contro Hitler. Mi fa arrabbiare, anche se sono perfettamente consapevole che tutto ciò era una follia. Hitler è stato un leader e un’esperienza. Ci faceva battere il cuore più forte”.

Walter Kempowski è stato uno dei più importanti scrittori tedeschi del dopoguerra. Oltre a un ciclo di romanzi, si cimentò in un gigantesco lavoro trentennale di ricostruzione documentaria del secondo conflitto mondiale, un collage di 9000 pagine sugli anni di guerra 1941-45 che raccoglie lettere e diari dell’autore, voci di personaggi noti e di gente comune, notizie di giornale, bollettini della Wehrmacht, fotografie, estratti di registri di cimiteri e note diplomatiche, dichiarazioni di carnefici e di vittime, testimonianze dell’orrore, della speranza, del fanatismo. Dei tre volumi di interviste, il primo libro è questo Lei ha mai visto Hitler?, il cui titolo è la semplice domanda che viene posta dall’autore a parecchie centinaia di persone comuni, di ogni condizione, nelle più disparate situazioni, in un arco di trent’anni: in una stazione ferroviaria o in un negozio, per la strada o in una scuola. L’intento narrativo restituisce il ricordo di Hitler cristallizzato nella mente dei tedeschi che lo hanno visto tra il 1920 e il 1945, in una struttura corale organizzata innanzitutto cronologicamente, da quelli che hanno visto Hitler durante i primi anni di cancelliere via via fino all’ascesa al potere e alla guerra.

Le persone intervistate rispondono con ricordi diversi, a volte si dilungano, altre descrivono molto sinteticamente il loro incontro con Hitler; alcuni con sincerità ammettono di aver combattuto nell’esercito o di aver fatto parte della Gioventù hitleriana, altri confessano di aver sempre diffidato del dittatore senza ovviamente aver potuto manifestare dissenso, molti hanno confusi ricordi di quando erano bambini e i genitori li portavano alle immense adunate naziste in cui il discorso del Fuhrer era l’evento più importante. Non sappiamo con quale e quanta sincerità stiano parlando gli intervistati, però è interessante questo percorso nella Storia visto con gli occhi della gente comune, che ha vissuto – sia pure marginalmente, se erano bambini o figli di dissidenti- nel pieno della dittatura, e prima ancora nella straordinaria infatuazione di massa e nella grande illusione. Piuttosto disarmanti sono poi quei testimoni che alla domanda diretta Lei ha mai visto Hitler? rispondono sviando completamente l’argomento, mettendosi a parlare di tutt’altro. Non c’è contraddittorio, quindi non si capisce esattamente il senso della loro vaghezza, se un pudore, una rimozione, una (comprensibile) vergogna che non si vuole dichiarare o, il dubbio naturalmente rimane, un rimpianto per il mito perduto che non vogliono confessare.
Un libro molto interessante, tante storie che compongono non solo il ritratto in movimento nel tempo del tiranno, ma anche, di riflesso, del suo popolo, che attendeva ore e ore schierato nelle adunate senza potersi muovere nè mangiare, o era felicissimo di saltare la scuola perchè quel giorno il dittatore arrivava in visita nella città, o aveva piacere di essere nella Lega delle ragazze tedesche perchè si cantava e ballava nei campi tutto il giorno, all’aria aperta. Un popolo che appare quasi normale in queste storie, gente comune che viveva la propria vita mentre “altrove” accadeva l’incommentabile.
Eppure, citando la coppia di psicologi Mitscherlich: Nel 1945 non c’erano nella sfera pubblica tedesca autorità che non fossero state compromesse. Ciò valeva per i relitti della struttura feudale e della borghesia liberale: i dirigenti, gli industriali, i magistrati, i professori di università avevano accordato al regime un appoggio decisivo ed entusiastico, ma col naufragio si videro sciolti per incanto da ogni responsabilità personale. A parte una vaga speranza d’integrazione europea, non era possibile ricorrere a una concezione politica scaturita da un movimento di resistenza al nazismo.

 

“Lei ha mai visto Hitler?». Ho posto questa domanda a circa 500 cittadini della Repubblica Federale Tedesca: amici, parenti, colleghi, guardiani di musei, commercianti e pensionati. Inizialmente, ho fatto questa domanda solo per procurarmi materiale per un mio romanzo. In seguito, mi sono reso conto che le risposte potevano essere di maggiore interesse. La prima edizione di questo libro risale al 1973.”

Lei ha mai visto Hitler? – Walter Kempowski

Curatore: Raul Calzoni
Anno edizione:2015

 

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Come una famiglia – Giampaolo Simi #GiampaoloSimi #Sellerio

Collana: La memoria
 
«Un narratore di talento, a cui da tempo i canoni dei generi stanno stretti. E che ha la giusta ambizione di scrivere un vero romanzo»Ranieri Polese, La Lettura, Corriere della Sera

Fa centro anche questa volta Giampaolo Simi. Riprendendo il personaggio del giornalista Dario Corbo e la vicenda narrata nel precedente “La ragazza sbagliata” come genesi del suo nuovo incarico di direttore della comunicazione e delle relazioni esterne della fondazione intitolata allo scultore Beckford (vedi appunto il bel romanzo citato), l’autore mette al centro della sua storia una accusa di stupro da parte di una giovane ragazza vittima di una famiglia disfunzionale, nei confronti del giovane e promettente calciatore diciottenne Luca, figlio del giornalista e della ex-moglie Giulia. Le dinamiche incrociate fra padre figlio ed ex-moglie, obbligati loro malgrado a tentare di essere ancora una famiglia, si confrontano con l’ambiente del calcio giovanile, assunto a paradigma di un contesto sociale vacuo e potenzialmente deviante, dando al racconto una dimensione di affresco sociale che porta il libro fuori dalle solite trame noir, qui davvero solo evocate e narrativamente funzionali alla felice definizione psicologica dei personaggi. La solida costruzione narrativa crea comunque una notevole forza attrattiva alla vicenda, dovuta anche all’originalità dei personaggi di contorno e all’attrazione inespressa ma presente fra Dario e la sua datrice di lavoro, personaggio legato alla vicenda narrata dal libro precedente che non richiamo perché sono buono e spero vogliate leggere anche voi questo scrittore!!! Se poi volete esagerare con questo autore, leggetevi anche il bellissimo, precedente “Cosa resta di noi”.
Insomma, ottime letture per le vacanze della premiata ditta Sellerio.

È tutta in quel ”come” la chiave del libro. Una famiglia non si improvvisa. Padre e madre, di fronte al dramma delle accuse rivolte al figlio diciottenne, cercano di aiutarlo, come si fa in una famiglia, si pensa. Ma i punti di vista diversi, opposti, le ruggini, i dissensi, le divergenze fra i coniugi vengono a galla. La ricerca della verità è difficile, i silenzi, le omissioni intralciano il percorso. Quando le accuse riguardano chi ci è vicino,  il concetto di giustizia assume sfumature diverse, diventiamo indulgenti, garantisti.” Lettore intermedio, Anobii

Renato Graziano

Un giovane calciatore promettente, l’euforia della vittoria, i complimenti dell’allenatore e di qualche spettatore importante. La famiglia Corbo si ritrova riunita in una serata che sembra quella dei tempi in cui tutto andava per il verso giusto. Il figlio Luca può avere una carriera da professionista, è stato notato da alcuni procuratori, ed è il momento di fare una scelta. Sono trascorsi alcuni anni dall’estate del caso Nora Beckford, quando Dario Corbo, ex giornalista, cinico malinconico, toscano al cento per cento, ha cercato di riscattare l’immagine di un’assassina che lui stesso aveva contribuito a creare. Ora Dario lavora per lei, alla Fondazione che cura l’opera del padre artista, e in molti hanno da ridire. Basta una telefonata a cambiare tutto, ancora una volta. Dario viene chiamato all’albergo dove il figlio alloggia con la squadra, due poliziotti stanno frugando nella sua stanza, Luca è pallido e silenzioso. La notte precedente una ragazza è arrivata al pronto soccorso accompagnata da un’amica, ha denunciato di essere stata portata sulla spiaggia, stuprata e picchiata da un ragazzo conosciuto in discoteca. Quel ragazzo si chiama Luca, e gioca a calcio.
Giampaolo Simi ci riporta in Versilia e nel mondo de La ragazza sbagliata, e traccia un affresco ambizioso e avvincente, di raffinato realismo e lancinante tensione. La storia di una famiglia costretta a guardarsi dentro per comprendere fino a che punto ci si può spingere per proteggere le persone che amiamo, e scossa dal sospetto che in un figlio si possa nascondere una creatura feroce.