Come together fall apart – Cristina Henriquez #CristinaHenriquez

Leggere il mondo: PANAMA

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Non trovando un granchè come autori panamensi tradotti, ho ripiegato sulla seconda generazione. Cristina Henriquez ha padre panamense e madre americana, ha studiato negli Stati Uniti, ha pubblicato qualche racconto in varie riviste letterarie, tra cui il New Yorker; questo Come together fall apart è la sua opera prima, in seguito ha prodotto due romanzi, tradotti  anche in italiano ( Anche noi l’America e Il mondo a metà).

Ho scelto questa raccolta di storie perchè sono tutte (o quasi) ambientate a Panama, che era il punto del mio approccio all’autrice. E’ brava, lo stile pulito, riflessioni sincere anche se non esageratamente profonde, il linguaggio evocativo. Sono generalmente storie di gente comune, al limite della povertà, che si arrabatta tra lavori precari e problemi di vario tipo, sempre mantenendo una certa speranza, nonostante le circostanze: una ragazza che perde la madre, giovanotti incapaci di impegno, donne sole che allevano le figlie severamente ma sempre con il sorriso pronto.

Vite poco straordinarie in una Panama che appare di striscio in certi angoli, ragazzini che costruiscono un fortino con dei carrelli del supermercato abbandonati, file di banchetti della lotteria lungo i marciapiedi, cartelloni pubblicitari di Adidas e Daewoo, signore che pelano la frutta buttando le bucce ai gabbiani, vecchietti che giocano a domino sulle panchine.

L’autrice ha uno stile pacato, i suoi personaggi sono persone normali che parlano una lingua colloquiale, comunque non priva di grazia in certe pacate meditazioni. La novella più lunga è quella che dà il titolo al libro, ambientata durante l’invasione americana del 1989 per la destituzione di Noriega, il tutto visto attraverso gli occhi un ragazzino che vive il primo innamoramento, e una grave crisi oltre che nel Paese a casa propria, in quanto la dimora dove tutta la sua famiglia vive da generazioni deve essere distrutta per far spazio a un condominio, visto che arrivano gli americani e l’economia si impenna. Non mi ha convinto del tutto, anche se è il racconto che ha avuto più elogi dalla critica.

In generale, che questo libro sia un’opera prima è evidente, le storie proprio precisine, mai sporche abbastanza, la prosa liscia e polita, i personaggi un po’ stereotipati: gli uomini sono quasi tutti superficiali latin lovers, il cardine della famiglia è sempre la madre, la propria relazione con i figli, soprattutto con le femmine, feroce. E poi c’è questo ottimismo che in generale permea le vicende, anche se a volte ci sono di mezzo lutti e divorzi, questa visione forse un po’ giovanile del mondo. Non è necessariamente un difetto ma il rischio melassa è dietro l’angolo, e un poco più di cinismo avrebbe dato un tono più realistico e credibile al tutto. Però i racconti sono ben scritti, e si prova sempre una certa empatia per i protagonisti: non è per niente un brutto libro, è solo che avrebbe potuto essere molto meglio. Tuttavia non mi è dispiaciuta quest’autrice, ho letto che le sue opere successive sono più profonde e complete, e quindi senz’altro leggerò altro di suo.

Lorenza Inquisition

Andre Agassi ( J. R. Moehringer) – Open

“Ho scoperto tardi la magia dei libri. Dei miei tanti errori che vorrei che i miei figli evitassero, questo è quasi in cima alla lista.”

(Alla stesura ha contribuito in modo sostanziale J. R. Moehringer, giornalista premio Pulitzer.)

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Perché si dovrebbe leggere Open? L’autobiografia di un tennista, e non si è nemmeno tanto certi che sia stata scritta da lui, visto che scopriamo che il giovane Andre ha lasciato la scuola a 14 anni?
Perché è la prima autobiografia di uno sportivo in cui è assente l’eroismo. Perché il narcisismo, naturale in uno sportivo dedito all’agonismo, è stemperato da una feroce autocritica.
Perché, più che un’autobiografia, è la radiografia di un rapporto fallimentare, quello fra un padre frustrato e un figlio represso.
Perché da quel primitivo rapporto ne discendono altri, altrettanto fallimentari.
Perché la madre è assente, e questo per un atleta sembra anomalo.
Perché poi è presente una figura che la sostituisce, ed è una donna fragile e forte.
Perché le parti agonistiche sono ridotte all’osso, senza tecnicismi fastidiosi, ma senza nemmeno cerebralismi superflui.
Perché la scrittura di Agassi, o di chiunque sia, scorre veloce come una volée, senza schiacciate, tesa sul filo della rete; un palleggio lungo quasi 500 pagine, che si interrompono dove devono, senza trionfalismi.
E perché, in un mondo di vincenti falsi, Agassi ha il coraggio di essere anche un perdente vero.

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DESCRIZIONE

Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita…».
Andre Agassi

Un padre ossessivo e brutale che lo vuole numero uno al mondo a ogni costo. Gli allenamenti a ritmi disumani, contro il «drago» sputapalle. La solitudine assoluta in campo che gli nega qualsiasi forma di gioventú. E poi una carriera da numero uno lunga vent’anni e 1000 match. Punteggiata da imprese memorabili ma anche da paurose parabole discendenti. Con l’avversario di sempre: Sampras. E chiacchierati matrimoni: Brooke Shields e Steffi Graf.
Una vita sempre sotto i riflettori. Ma non senza dolorosi lati oscuri.

Se colpisci 2500 palle al giorno, cioè 17500 la settimana, cioè un milione di palle l’anno, non potrai che diventare il numero uno. Questo è quello che il padre-padrone di Agassi ripeteva ad Andre bambino, costringendolo ad allenamenti disumani nel cortile di casa, contro una sorta di macchinario sputapalle di sua invenzione. Un padre dispotico e ossessivo che con i suoi metodi brutali diede l’avvio a una delle carriere sportive piú sfolgoranti e anche controverse di tutti i tempi. Perché Andre Agassi con i suoi capelli ossigenati, l’orecchino e le tenute sportive piú da musicista punk che da tennista, ha sconvolto l’austero mondo del tennis.
Dei suoi 21 anni di carriera e di alcuni dei piú incredibili match giocati, dei rivali di varie generazioni, da Jimmy Connors a Pete Sampras a Roger Federer, dei suoi matrimoni da rotocalco e di molto altro, Andre Agassi racconta in questo libro. Mettendo in luce, con sorprendente franchezza e onestà, un lato umano del tutto inedito.

«Open è uno dei piú appassionati libri contro lo sport che siano mai stati scritti da un atleta. Non è soltanto il memoir di un atleta, ma un vero e proprio racconto di formazione di grandissima profondità».
New York Times Books Review