Col corpo capisco, David Grossman

Recensione di Anna qui:

https://cinquantalibri.com/2015/03/24/david-grossman-col-corpo-capisco/

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2 lunghi racconti che hanno come comune denominatore il tema della gelosia e dell’immaginazione.
Ne consiglio la lettura soprattutto per il secondo racconto, quello che dà il titolo all’opera, che è intenso e toccante,molto erotico e carnale ma mai volgare.
Il primo brano, invece, l’ho trovato decisamente pesante, a tratti angosciante ma non coinvolgente.

Cinzia N. Cappelli

David Grossman, Col corpo capisco

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Dopo aver svolazzato nella frivolezza hollywoodiana, tra l’intelligente leggerezza di David Niven e l’inconsistenza della Kinsella, c’è bisogno di tornare ad una lettura un po’ più… sostanziosa . Ed ecco che dal mucchio salta fuori questo libro di David Grossman. David Grossman sta alla leggerezza e all’inconsistenza come una masso da una tonnellata sta ad un palloncino pieno d’aria legato al polso di un bambino.

Come un archeologo, Grossman scava in profondità e porta in superficie le parti più buie e nascoste dell’animo umano. Gli fa prendere aria, senza nessuna remora a mostrarle incrostate di terra e di ruggine. Lo fa con maestria, con un linguaggio avvolgente, fitto e continuo che lascia senza fiato. Lo fa accavallando le voci dei protagonisti all’interno di una stessa frase così che la lettura diventa una specie di caleidoscopio di più voci, di ricordi, di pensieri. Un Maestro.

Questo libro è composto da due racconti lunghi, il tema comune è quello della gelosia e del tradimento.

Il primo racconto ci pone di fronte ad una visione sconcertante: per dieci anni una donna esce di casa un’ora ogni giorno e raggiunge il suo amante. Ogni singolo giorno per dieci anni, senza interruzioni. Il marito sa di questa situazione, la conosce da sempre, conosce ogni dettaglio. Come può sopportarlo? Durante un viaggio notturno in macchina insieme alla cognata Shaul racconta di sé, del suo sentire, dei suoi pensieri. Grossman ci guida piano piano nel capire il come e il perché un uomo viva una situazione del genere e lo fa in un percorso che ci porta dallo sconcerto, all’angoscia e alla pena. E’ un racconto scuro e claustrofobico, perché si svolge tutto nello spazio ristretto di un’auto che viaggia nel buio e, soprattutto, dentro l’animo cupo dei protagonisti. Un racconto magnifico, un piccolo capolavoro.

Nel secondo racconto si parla ancora di tradimento, ma questa volta siamo di fronte ad un rapporto madre-figlia. Rotem raggiunge la madre morente dalla quale si è allontanata molto giovane e con la quale ha avuto un rapporto molto travagliato. Sulla madre l’ombra di uno confuso rapporto con un ragazzino vissuto quando Rotem era piccola. Un rapporto che condizionerà in modo profondo tutta l’esistenza delle due donne. E’ un racconto molto fisico, dove l’importanza del tatto, dei gesti, del tocco delle mani (la madre di Rotam, Nili, insegna yoga: “Quando eseguo un esercizio, capisco. Col corpo capisco”) è fondamentale per comprendere il racconto e il sentire dei protagonisti.

Questo è il terzo libro di Grossman che leggo e anche questo, come gli altri, passa l’esame a pieni voti.
Adesso, però, un boccata d’aria: ci vuole un giallo.

Anna LittleMax Massimino