Cinque indagini romane per Rocco Schiavone – Antonio Manzini

romane

Mah. Che dire. Sellerio pubblica una raccolta di cinque racconti, non inediti, qui raggruppati per completezza, con protagonista il noto commissario anzi vicequestore, durante la sua vita romana, qualche mese prima del trasferimento ad Aosta. E’ un’opera un po’ debole, immagino pubblicata per sfruttare l’onda di richiamo della serie televisiva. Il racconto è una nobile arte di scrittura, non alla portata di tutti, e qui è dolorosamente evidente. Soprattutto, nel tempo dilatato del romanzo può esserci spazio per qualche errore di caratterizzazione, per qualche personaggio caricatura di troppo, per qualche caduta di trama e stile; ma nelle poche pagine di un racconto, questi peccati veniali vanno implacabilmente a pesare come macigni sul risultato finale. Se siete proprio completisti malati virali di Schiavone, potete leggerli, non sono del tutto inconclusivi, a parte l’ultimo dei cinque che è di una bruttezza imbarazzante. Si cerca anche di trattare temi non banali, la povertà, la solitudine, l’apatia di un disagio sociale sempre più dilagante; però dialoghi e situazioni sono ripetitivi, e il personaggio principale una macchietta buttata su carta per commissione. Ha scritto molto di meglio Manzini, lo sappiamo, quindi passiamo oltre senza rimorso. Forse solo un po’ di tristezza per dieci euro buttati, toh.

Lorenza Inquisition

Antonio Manzini – Sangue marcio #AntonioManzini

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esordio letterario (discretamente raro) di quell’antonio manzini consolidatosi con la solida saga del commissario schiavone.

qui i toni sono più dark delle storie ambientate ad aosta, ma la scrittura già matura e piacevole.

per quanto l’esito “giallo” della storia sia abbastanza scontato (diciamo che l’identità del serial killer – che si firma cucendo le parti intime delle proprie vittime – non è così difficile da individuare), ciò che colpisce è la capacità dell’autore di indagare il dark side delle persone apparentemente normali.

andrea sartorati

DESCRIZIONE

«Ero un bambino felice. Facevo le cose che fanno tutti i bambini felici. Questo fino al 12 ottobre 1976».
Pietro e Massimo Sini vivono un’infanzia dorata. Villa con campo da tennis, piscina, videogame Atari. Poi, una mattina del 1976 cambia tutto. La polizia arriva in casa con un ordine di arresto e si porta via il padre. “Il mostro delle Cinque Terre” lo chiameranno qualche giorno dopo i giornali. Sono passati quasi trent’anni e i due fratelli hanno preso strade differenti: Pietro ha trascorso l’adolescenza in un istituto di preti a Torino e ora fa il cronista di nera in un giornale, Massimo ha vissuto con un zio a Padova ed è diventato commissario di polizia. Ma i delitti di un serial killer che da due anni cuce con ago e filo le vagine delle sue vittime, li riavvicinano. Sembrano tutt’e due cambiati. Massimo, che da piccolo era un tipo violento che usava minacciare i suoi coetanei con la frase «vatti a nascondere in Tibet», ora è un uomo stanco e triste che beve troppi martini. Pietro invece è diventato scaltro e freddo come un serpente. Non ha storie d’amore, non ha amici. Vive per il suo lavoro. Il suo unico obiettivo è mettere suo fratello sulle tracce del serial killer e farlo diventare un eroe. Ci riuscirà?

«Manzini è un narratore […] interessato al lato oscuro dell’animo umano, a quei territori borderline che facilmente varcano il confine della normalità, ed è capace di condurre con freddezza, quasi con cinismo, il lettore nel pozzo oscuro della follia omicida, fino allo scioccante finale».
«Corriere della Sera»