La diva Julia – William Somerset Maugham #Adelphi #SomersetMaugham

”Tu non distingui tra verità e finzione. Non smetti mai di recitare. Per te è una seconda natura. Reciti quando ci sono degli ospiti, reciti con i domestici, reciti con papà, reciti con me. Con me reciti la parte della madre amorosa e indulgente, e celebre. Tu non esisti. Sei solo le parti innumerevoli che hai interpretato”.

Traduttore: F. Salvatorelli
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Guidata da pochi principi, quasi tutti appresi alla scuola di recitazione, Julia Lambert (“la più grande attrice d’Inghilterra”) sa decisamente irretire il suo pubblico. Ma Julia sembra sempre sul punto di cadere: in un matrimonio mediocre, in un amore con un ragazzo che ha vent’anni meno di lei, nei trabocchetti tesi dai debuttanti che vorrebbero rubarle la scena. E ogni volta il lettore, spettatore dal loggione, vorrebbe metterla in guardia. Ma Julia riesce a scegliere benissimo da sé il tono, il gesto, l’inquadratura.

Julia Lambert è la più grande attrice d’Inghilterra, splendida quarantenne, spirito e vitalità indomabili, cura costantemente il suo corpo come le sue colte amicizie.
La continua ricerca di consensi ed attenzioni, la sua vita apparentemente perfetta: una brillante carriera, moglie e madre senza macchia, donna vitale e di spirito; ma in realtà recita, recita, nella vita e sulle scene, ogni gesto, sguardo, lacrima, sorriso sono studiati ad arte, solo il figlio ha scoperto le sue carte.

“Sono sempre vissuto in un’atmosfera irreale. Voglio toccare terra. Tu e papà vi trovate benissimo a respirare quest’aria, è la sola che conoscete e per voi è un’aria celestiale… Io ci soffoco.”

Il pubblico è ai suoi piedi, sempre lusinghiero, adulante, ammirato, (La donna attira gli uomini col suo fascino e li tiene con i loro vizi), il suo matrimonio è tiepido, il giovanissimo amante è passionale, e riesce a manovrarla giocando proprio sulla sua vanità.
Ma Julia è una diva vera, e l’autore, magistralmente, non la fa mai cadere nel ridicolo, non giudica né tanto meno fa il moralista, nè la idealizza. Julia è la tipica grande attrice che confonde la vita con il teatro, che vive per la scena, e sacrifica tutto alla sua arte, operosa e faticosa, ogni momento della sua esistenza, attraverso prove estenuanti a teatro, diete rigorosissime e massaggi al proprio corpo, altare del suo successo.
“Quelli sono la nostra materia grezza. Siamo noi (attori) a dare significato alla loro vita. Prendiamo le loro piccole insulse emozioni e le mutiamo in arte, creiamo bellezza…”.

Maugham conosce il mondo del teatro, scrittore egli stesso di molte commedie, e lo dipinge in modo realista, come un mondo di finzione, ma, soprattutto di grande impegno, lavoro, costanza, passione e fatica per chiunque ci lavori, dalla sartina al regista, agli attori. Bellissima la figura di Evie, la cameriera personale della Diva nonché costumista, l’unica con la quale Julia ha un rapporto schietto e sincero.
E questo mondo è il mondo di Julia, geniale, divina, immensa fino alla fine.

“- Pronti ad andare in scena – Quelle parole, udite chissà quante volte, le davano ancora un brivido. La rinvigorivano come un tonico. La vita acquistava significato. Stava per lasciare il mondo della finzione per entrare nel mondo della realtà”.

Consigliatissimo, raffinato, elegante, sottilmente divertente, un grande Maugham.

Elena Fatichi

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La lettera – William Somerset Maugham

Traduttore: F. Salvatorelli

“Mr Joyce non aveva fatto i conti con la piccola incrinatura della voce di Leslie, che l’abituale ritegno di lei rendeva intollerabilmente toccante.
Lo guardava con occhi umili e l’avvocato pensò che se respingeva il loro appello, quegli occhi lo avrebbero perseguitato per il resto dei suoi giorni.”

Maugham non mi delude mai, ha un ritmo impeccabile e tira fuori colpi di scena perfetti, un racconto che si legge d’un fiato, davvero avvincente.

La lettera è uno dei sei racconti pubblicati da Maugham nel 1926 nella raccolta The Casuarina Tree, che vede protagonisti inglesi residenti in Malesia o nel Borneo, all’epoca colonie britanniche. I colonizzatori, nell’ambiente tropicale, perdevano il severo autocontrollo so british, mentre le loro passioni precipitavano facilmente nel furore. La vicenda de La lettera sarebbe stata ispirata da un fatto realmente accaduto nel 1911: la moglie di un preside di una scuola superiore di Kuala Lumpur fu condannata per l’omicidio di un amico di famiglia, ma graziata poco tempo dopo.
L’ambientazione in questo racconto è nella colonia britannica di Singapore, dove anche gli inglesi, sebbene colonizzatori, devono sottostare alle regole dei colonizzati.
Un marito un po’ tonto, grande lavoratore nel gestire le piantagioni, la moglie Leslie meno femme fatale ma perfetta acqua cheta (che si sa, le acque chete…) e un avvocato che ha troppa esperienza per farsi fregare dalle apparenze. La vicenda, che ha scosso i residenti della zona, vede protagonista Leslie di un brutto fatto di cronaca nera: a suo dire, per difendersi da uno stupro, si vede costretta ad ammazzare il suo aggressore. Non tutto quadra però e qualcuno ha in mano una lettera che svelerà retroscena più torbidi delle apparenze.
Maugham adattò questo scritto per il teatro e successivamente anche per il cinema, quando sceneggiò Ombre Malesi di William Wyler, film che ricevette 6 candidature agli Oscar fra cui quella per la miglior attrice, che altri non poteva essere che Bette Davis.

Raffaella Giatti

Risvolto

Né il marito, membro influente della colonia britannica di Singapore, né tanto meno l’avvocato pensano che sarà arduo far assolvere l’irreprensibile Leslie Crosbie dall’accusa di omicidio: lei si è solo difesa da un tentativo di stupro. Ma qualcosa non quadra, e un temibile teste ha in mano una prova che potrebbe esserle fatale.
Da questo racconto di sottile crudeltà (che lo stesso Maugham adattò per il teatro) è stato tratto nel 1940 lo splendido Ombre malesi di William Wyler, con Bette Davis e Herbert Marshall.