La vita agra – Luciano Bianciardi

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Mi vergognavo profondamente di non avere ancora letto questo libro.
Cosa dire? Illuminante, spietato, la cronaca di una nevrosi (come scrive lo stesso autore) ma anche il ritratto di una società ferocemente apatica e reazionaria : ritratto fatto più di quarant’anni fa ma atrocemente attuale.
Descrivere un libro del genere è esercizio quasi inutile, vista la sua riconosciuta grandezza: ma allora lo faccio esaltanto la scrittura di Bianciardi: colta, viva, perfetta e che si riassume in questo, splendido, passaggio.
“Farò squillare come ottoni gli aoristi, zampognare come fagotti gli imperfetti, svariare i presenti dal gemito del flauto al trillo del violino alla pasta densa del violoncello, tuonare come grancasse e timpani i futuri carichi di speranza”.

alessandro D.C.

DESCRIZIONE

La vita agra è un romanzo del 1962 scritto da Luciano Bianciardi.

È il romanzo di successo di Bianciardi ed è ampiamente autobiografico. Il protagonista lascia la provincia e con essa la moglie e il figlioletto per andare a vivere a Milano con l’intento iniziale di vendicare i minatori morti in un incidente causato dalla scarsa sicurezza sul lavoro. È ovvio il riferimento all’incidente alla miniera di Ribolla del 1954, in cui persero la vita 43 minatori.

Il romanzo è una riflessione sulle conseguenze del boom economico italiano sulla società e sui rapporti interpersonali e può essere visto come il terzo di una trilogia iniziata con Il lavoro culturale e L’integrazione.

Al romanzo è ispirato il film La vita agra di Carlo Lizzani, con Ugo Tognazzi che interpreta il Bianciardi/protagonista.

Non saremo confusi per sempre – Marco Mancassola #Einaudi #MarcoMancassola

mancassola

C’è un principe per nulla azzurro. C’è una addormentata ormai non più bella. C’è una Alice nel paese delle meraviglie che si chiama Alfredo. C’è un cavaliere bianco, inconsistente, ma non inesistente. E c’è un Cappuccetto Rosso maschio, che trova quattro lupi sulla strada del ritorno a casa.
Ricordo molto bene queste fiabe. Ricordo questi fatti di cronaca. Ricordo i nomi, ah, la potente fascinazione dei nomi, triturati dai media, masticati per giorni, mesi, anni, e poi sputati via, rifiutati dalla Memoria, senza più dignità, senza rispetto, senza amore.
Ma c’è chi sa scrutare dentro le cronache, e farle diventare fiaba, exemplum, sa dare fiato e sangue, rabbia e passo di corsa a questi cinque ragazzi, per consegnarli, una volta e per sempre, alla Storia.
Le parole, uno dice, Cosa sono le parole. Di cosa sono capaci. Di evocare, in-segnare, scuotere, fare fremere e indignare, ancora, ancora una volta. Ma questa volta è per sempre. Perché sono parole precise, descrizioni limpide come l’aria di un mattino, animate da una fede laica in un’umanità che sappia consolare.

Dirk Hamer.
Alfredo Rampi.
Eluana Englaro.
Giuseppe di Matteo.
Federico Aldrovandi.
Vittime diverse di una violenza uguale, che le parole sanno risarcire, lenire, curare, riscattare.

lalab

DESCRIZIONE

1978, Isola di Cavallo: un ragazzo viene colpito dallo sparo di un fucile. 1981, Vermicino: un bimbo sparisce in un pozzo. 1992, Lecco: una giovane donna sbanda con la macchina e cade in coma irreversibile.
1996, San Giuseppe Jato: un adolescente viene giustiziato e sciolto nell’acido per vendetta. 2005, Ferrara: un diciottenne viene pestato dalla polizia.
Sono storie italiane. Fatti nudi, «in apparenza minori, che finiscono spesso per graffiare, come un pennello troppo duro, la coscienza di un paese».
Ma sono anche attimi che la cronaca ha reso per sempre immobili, e la letteratura può invece ripensare, rianimare, riattivare. Nascono così i cinque movimenti di questo libro.
Una fiaba contemporanea che racconta di vittime giovani e svolte inattese, di meraviglia, riti di passaggio ed epifanie luminose.

Nella luce di una primavera argentata, nella baia di un’isola, sbarca un regista inquieto e ossessionato dallo sparo che risuonò, sulla stessa spiaggia, in una notte lontana del 1978.
È l’inizio di un intreccio che lega casi di cronaca famosi – che hanno traumatizzato e commosso la nostra coscienza e che il lettore non stenterà a riconoscere – a vicende insospettate e meravigliose.
Più a nord, in una pianura immersa nell’inverno, una indimenticabile sedicenne si specchia teneramente nel destino di una donna in coma. Il piccolo caduto in un pozzo, quello per cui un intero paese di madri, padri, bambini rimane col fiato sospeso, inizia un viaggio alla scoperta di un regno sotterraneo. E ancora, il ragazzino al centro di un terrificante caso di mafia e il diciottenne vittima di un pestaggio della polizia vedono la propria storia aprirsi su scenari straordinari, che illuminano di nuova luce i fatti.
In un tempo come il nostro, pare difficile superare la cronaca, la crudeltà degli eventi, venire a capo del nodo in gola e della cicatrice che certe vicende hanno lasciato.
Se esistono modi di andare oltre, la scrittura è uno di questi. Proprio come accade in questo libro. Una scrittura che ci fa sfiorare un luogo lontano, in una sorta di rito catartico. Perché se la realtà è irreversibile, la letteratura può ridare un senso alle cose.