Prewar Folk – Stefano I. Bianchi

“The old, weird America: 1900 – 1940”

 

  • Copertina flessibile: 205 pagine
  • Editore: Tuttle Collana: Libri di Harry

 

La nascita dell’industria discografica americana nei primi anni del ‘900, la settorializzazione e la moltiplicazione dei generi, le prime radio, il blues rurale e l’hillbilly folk, la crisi della Grande Depressione, la trasformazione del blues, la nascita dell’urban folk. Le biografie di tutti i protagonisti e i riferimenti su quanto accadde negli anni cruciali della nascita della moderna industria musicale. Insieme guida critica e pamphlet, “Prewar Folk” è un libro scomodo e provocatorio che analizza con sguardo lucido le mitologie che stanno alle fondamenta del rock e del folk riconducendole nell’ambito della ‘popular music’ e dei meccanismi che ne stabilirono le coordinate.

Libro meraviglioso, al momento quasi introvabile, che raduna una serie di articoli  apparsi in precedenza su Blow Up, integrandoli con ulteriori dati e notizie. Il grosso dell’opera è costituito da una serie di biografie di nomi noti e personaggi meno noti della storia della musica popolare americana, dal tramonto dell’Ottocento allo scoppio della Seconda guerra mondiale, fra aneddoti significativi e discografie consigliate. Tutta musica che, da una quindicina d’anni a questa parte, è servita da stimolo a diversi gruppi più o meno rock.
La storia documentata, analizzata e finemente interpretata di quel mondo in ebollizione che era la scena musicale americana prima della Seconda Guerra Mondiale e, meglio ancora, prima della Grande Depressione del ’29.
Dove non esistevano le “race records” e, ascoltando i brani di quel periodo, si poteva tranquillamente confondere un musicista nero con la classica immagine da cartolina dell’artista country cowboy.
Grazie al lavoro fantastico di Bianchi si va alla scoperta di artisti celebri ma anche sconosciuti e dimenticati: durante la lettura consiglio di tenere youtube o spotify aperto per andare a tempo col libro.
Si scopre che il mitologico Robert Johnson, in fondo, non era quel genio musicale rivoluzionario che la storiografia ufficiale descrive ma che abilmente riproponeva pezzi e stili che già erano dei classici, ai suoi giorni; e si percorre un sentiero che parte da Charley Patton e finisce a Woody Guthrie… anzi, a Bob Dylan: passando in mezzo a storie e artisti incredibili, al delta blues, texas blues, piedmont blues e assistendo alla nascita di generi musicali al giorno d’oggi consolidati o evoluti.
Alla fine del libro è elencata tutta la discografia citata e devo dar ragione a Pier-Francesco, si rischia di finire sul lastrico 🙂
Questo libro, tra le altre cose, mi ha permesso di ascoltare attentamente e scoprire un artitsta che avevo solo sentito nominare ma che ho trovato ora immenso e meritevole di ascolto perpetuo: Mississippi John Hurt, fantastico genio del fingerpicking e creatore di pezzi di una delicatezza e di un’eleganza celestiali.

Alessandro Dalla Cort

La vita oscena – Aldo Nove #AldoNove #recensione

Nella vita quotidiana abbiamo tutti bisogno di cose.
Ero piccolo ma già sapevo che riempirsi di cose è un modo che usiamo per sentirci il più lontano possibile dal nulla.
Per questo le case si riempiono di elettrodomestici e di lampadari dalle forme più strane da cambiare il più possibile insieme ai divani e alle poltrone e a tutto il resto.
Bisogna smuovere tutto, cambiare tappezzeria.

Perché la morte è quando tutto resta fermo.
Fermo.

La vita oscena è la storia di un ragazzino che perde i genitori a distanza di qualche mese, e si abbandona a un percorso estremo di droga, sesso e solitudine. È la sua storia. «Sono 20 anni che penso a come raccontarla. E poi, all’improvviso, ho messo insieme tutto in un mese e mezzo». Quarantacinque giorni per il libro di una vita. Serena Danna, il Sole 24 Ore

La vita oscena Aldo Nove
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2010 Pagine:111 p., Brossura

Innanzitutto, l’articolo determinativo.
Si, perché i comportamenti delle persone cambiano, ma il dolore è universale.
A volte si rinasce. A volte, no.
Autobiografico.
Non si può non prenderlo sul serio: se perdi i genitori quando hai quindici anni, forse riesci a rinascere. Ma devi sopravvivere al nulla che il mondo ti rappresenta da quel momento. Lui lo ha fatto drogandosi e scopando, e non solo con donne.
No, non è volgare, anche se le descrizioni dei rapporti sono dirette .
E poi ci sono le sue emozioni, il voler vivere in un mondo fatto di pure emozioni.
Eliminare i pensieri, e vivere in un eterno godimento dell’attimo.
E poi, forse, rinasci .
Ti laurei e inizi a scrivere.
Non è narrativa, è poesia. E’ amore per la vita.
Nonostante tutto. Nonostante il dolore.

“Mi interessava la poesia.
Perché potevo leggerla per una pagina e chiudere il libro senza dovermi chiedere come sarebbe andata a finire. Perché era a frammenti, come la mia vita. Perché sapeva raccontarmela in modo aspro, senza la compassione che si dà a chi non sta bene. Aprendone squarci improvvisi.
Perché cercava la verità e non il successo.
Perché la vera poesia è crudele… Perché la vera poesia fa male.”

Egle Spanò