Trouble in the Heartland: Crime Fiction Based on the Songs of Bruce Springsteen #BruceSpringsteen

Trouble-In-the-Heartland

Questo è il libro che ho scelto di leggere per la sfida alla voce Un libro che parla di musica, forse un po’ barando ma in fondo non proprio.

E’ una raccolta di storie uscita in America qualche anno fa, nella quale gli scrittori scelti si sono cimentati a scriverle con due sole clausole: il racconto doveva essere un noir, e l’ispirazione doveva venire dal titolo di una canzone di Springsteen.

L’idea di partenza può avere un suo perchè, anche se già il mondo delle canzoni di Springsteen è popolato da perdenti e prostitute, ladri e a volte assassini, feccia o semplicemente ex-sognatori che si sono scontrati in modo amaro e rabbioso con la delusione di un american dream sempre più lontano e irraggiungibile.

I protagonisti di questi racconti si muovono in fattorie ipotecate e sperdute strade rurali, ghetti infestati da gang, case popolari fatiscenti e trailer sfondati; quasi nessuno di loro ha abbastanza soldi per la benzina, e comunque se ne avesse li spenderebbe in un cicchetto alcolico, e la speranza è una parola che non vive più qui.

Dal mio punto di vista di fan che conosce a memoria ognuna di queste canzoni, è stato strano, ma in genere interessante, leggere le storie e vedere dove l’estro portava lo scrittore guidandolo con il solo titolo, pur sapendo in realtà di cosa parla davvero la canzone. Ci sono stati un paio di casi in cui nonostante gli sforzi dell’autore, pure abbastanza bravo nello specifico, non sono riuscita a distaccarmi dall’originale, Born to run soprattutto. Born to run è troppo, troppi concerti, troppe volte cantata sotto quel palco, troppo tutto per poter essere una storia diversa da quello che è.

Ma a parte questo, è stato un bel viaggio, forse un po’ troppo lungo. Come in tutte le raccolte di racconti di autori vari, ce ne sono alcuni molto buoni, altri passabili, e qualcuno che razzola nel guano, non si può evitare, è la statistica. L’apripista, e specchietto per le allodole da mettere in copertina, è Dennis Lehane, l’unico nome a me conosciuto. In questa raccolta ha scritto Highway Patrolman, dove sostanzialmente racconta di nuovo la stessa storia di Springsteen, ma è Lehane, alta classe, ed è il racconto migliore di tutti, per me. L’unico altro che mi è piaciuto così tanto da segnarmi il nome dell’autore e cercare altre opere sue è Isaac Kirkman, che ha scritto Streets of fire, e che purtroppo ha scritto poco, per il momento.

Lorenza Inquisition

 

Le Belve – Don Winslow #DonWinslow

 le-belve

Lo sbaglio è di Ben, e ha radici lontane. Lui ha sempre creduto di poter vivere con un piede in due mondi. Una Birkenstock nel sottobosco del traffico di marijuana, l’altra nel mondo della civiltà e della legge. Ora sa che non può. Ha tutti e due i piedi intrappolati nella giungla. Chon non ha mai coltivato questa illusione. Lui ha sempre saputo che ci sono due mondi: Quello selvaggio. Quello meno selvaggio. Il primo è il mondo del potere duro e puro, della sopravvivenza del più forte. Cartelli della droga e squadroni della morte, dittatori e tiranni, attacchi terroristici, guerre tra bande, odi tribali, stragi e stupri di massa. Il secondo è il mondo del potere civilizzato. Governi ed eserciti, multinazionali e banche, compagnie petrolifere, paura e shock, morte dal cielo, genocidi e stupri economici di massa. E Chon sa che in realtà i due mondi sono uno.”

Se Il potere del Cane aveva la forma del grande romanzo americano, con Le Belve Winslow adotta una ermetica scrittura da letteratura pulp anni 90 (il primo capitolo è “Vaffanculo”. Punto. Fine del capitolo), giocata su frasi tronche o spesso di una parola sola, capitoli di anche poche righe, una struttura che già suggerisce un montaggio filmico dinamico e nervoso che purtroppo Oliver Stone non ha colto appieno quando ha portato il libro su pellicola. Che dire, storia classica, gli Stati Uniti che con una mano incentivano la produzione (fuori) e il consumo di droga (all’interno), e dall’altra fanno finta di combattere i cartelli della droga con campagne terroristiche nei paesi “produttori”. Con una pluralità di scopi, che possono sintetizzarsi tutti con l’obiettivo di esercitare un controllo di fatto dei territori che non possono più controllare direttamente a seguito del processo di decolonizzazione. Un po’ Breaking bad (molto Breaking bad direi), un po’ qualsiasi film d’azione sulla droga messicana, racconta la storia di due giovani coltivatori di marijuana, che riescono a crearsi un discreto mercato nella California del sud ma soprattutto a inventarsi una super qualità di maria che va letteralmente a ruba. Contestualmente, la volontà d’espansione dei cartelli della Baja porta quest’ultimi a volersi accaparrare il mercato californiano, anche alle spese dei tre ragazzi. Si passa dalle offerte alle minacce, al sequestro della loro amica – e amante  comune – Ophelia, che segnerà il punto di non ritorno e che darà il via all’escalation di violenza che porterà tutti i protagonisti verso il proprio destino annunciato.

Bello, anche se nel Potere del Cane si respirava aria di capolavoro, qui solo di grande intrattenimento.

Nicola G.

DESCRIZIONE

Ben e Chon sono amici per la pelle: un genio delle economie di scala e un prodigio di forza fisica e addestramento militare.
Diversi, complementari, accomunati dalla stessa filosofia – vivi e lascia vivere – condividono tutto, inclusa Ophelia, la ragazza dei loro sogni. In California hanno creato un piccolo regno coltivando e smerciando un prodotto speciale: la miglior marijuana degli Stati Uniti. Ora, però, la loro remunerativa attività è finita nel mirino dei cartelli messicani. Che hanno un modo tutto loro di comunicare le proprie intenzioni: spedire un video nel quale mostrano la sorte riservata a chiunque non si conformi alla loro volontà.
A Ben e Chon non restano che due alternative: incassare i dividendi e ritirarsi in buon ordine o accettare la sfida in campo aperto e prepararsi a una battaglia senza esclusione di colpi, nella quale a essere in gioco non sarà solamente la loro impresa commerciale, ma la loro stessa vita.

Una lingua secca, carica di umorismo. Ben e Chon, due personaggi avvolti da un insolito, accattivante alone di romanticismo. Loro due soli contro i grandi cartelli della droga. Una storia dal ritmo implacabile, piena di azione e colpi di scena. Le belve è un nuovo, prezioso tassello della saga di confine inaugurata da Il potere del cane.
Da questo romanzo Oliver Stone sta girando quello che si annuncia come uno dei film imperdibili della prossima stagione.