
Blanca è una splendida donna, madre di due figli e moglie di un tipico rappresentante dell’alta borghesia del Cile dopo dittatura. Improvvisamente una mattina si sente male e si ritrova scarica, incapace di comunicare con l’esterno, se non con il suo sguardo. Inizia così un vero e proprio calvario, accanto a persone che la compiangono o la trattano da ritardata. Ma più è costretta ad allontanarsi dagli altri più si immerge nei ricordi, in un continuo oscillare tra passato e presente che riesce a dar voce alla più segreta intimità. Ed ecco che pagina dopo pagina emerge, a mio parere, la vera causa della malattia di Blanca. Lei, che fino a quarant’anni aveva accettato di rivestire il ruolo che la società e il marito le avevano ritagliato addosso, quello di essere una brava e bella moglie, soddisfatta della vita di agi e lusso nella sua bella gabbia d’oro, senza pensieri o velleità personali, incontra Victoria, una donna libera, impegnata politicamente, figlia di un desaparecido. L’amicizia e la frequentazione della famiglia di Victoria, l’incontro con un uomo che la farà finalmente sentire una donna libera e le aprirà gli occhi sul mondo che la circonda, la trasformeranno completamente. Ma ogni trasformazione, come ogni scelta comporta fatalmente delle perdite : Blanca , scoperta dal marito, deve subirne il disprezzo, accettare di rinunciare al figlio maggiore e promettere di rimanere per sempre in Cile, unico modo per non perdere anche la bimba più piccola. Così poco prima della malattia Blanca si ritrova sola… anche l’uomo, che l’aveva risvegliata dal suo letargo fatato, è partito, troppo preso dai suoi problemi e in fuga da terribili ricordi. La tragedia di Blanca sembra la metafora della situazione politica cilena: quando Blanca apre gli occhi su stessa perde la capacità di comunicare con l’esterno, così come il Cile, nel momento in cui inizia a cercare di fare i conti con il suo tragico passato sembra volerlo dimenticare.
Romanzo struggente ,da leggere e metabolizzare con calma perché coinvolge talmente tanto da far quasi provare fisicamente tutto il dolore e lo strazio della protagonista. A mio parere qui la Serrano supera se stessa nella capacità di leggere e dar voce alle sensazioni più segrete delle donne.
” Penso alle notti delle donne: una vera ingiustizia le notti delle donne, le sole persone in una casa che hanno gli occhi come lampadine sempre accese, orecchie indagatrice, tese ad ascoltare la vita nelle tenebre.” (Il tempo di Blanca.)
morena bonetti
DESCRIZIONE
Blanca, madre e moglie appagata, conduce un’esistenza ovattata e fuori della realtà nella Santiago del Cile del dopo dittatura. All’improvviso alcuni eventi dirompenti vengono a sconvolgere la linearità della sua vita: l’incontro con persone di un diverso ceto sociale, l’amore per un ex perseguitato politico, la scoperta dell’ipocrisia e della vacuità del mondo cui appartiene. Un terremoto esistenziale, un bivio obbligato: è il momento delle scelte. Blanca vorrebbe gridare, vorrebbe dirlo che non ci sta più, ma un’improvvisa, quasi metaforica malattia la rende incapace di comunicare. Perde la parola proprio quando una nuova coscienza del mondo le chiede di parlare. La prigione del silenzio diventa tuttavia la premessa di una rinascita, di un’altra storia, di un’altra verità. Dopo un primo istante di smarrimento e disperazione, Blanca sceglie la vita e inventa un nuovo linguaggio, quello degli occhi, con i quali racconta la propria storia, i ricordi, i sentimenti e i rimpianti.
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