In Vietnam ho visto – Mario Lenzi #AllAround #MarioLenzi

di Mario Lenzi (Autore) –All Around, 2022

Sul Vietnam è stato scritto molto; ma questo non è, o comunque non è soltanto, un reportage di guerra; è anche, e soprattutto, uno specchio fedele della realtà della vita quotidiana della gente vietnamita. La morale, come acutamente osserva Enzo Biagi nella prefazione, è affidata «ai fatti, che sono sempre più suggestivi delle statistiche e più convincenti delle analisi»

La guerra del Vietnam è stata “coperta” da molti grandi giornalisti, anche italiani ovviamente. Tra i nostri Terzani e Fallaci in primis. Mi mancava ancora Mario Lenzi, uno dei giornalisti che hanno fatto la storia del giornalismo in Italia.

Pubblicato per la prima volta nel 1973, “In Vietnam ho visto” raccoglieva i servizi che Lenzi aveva scritto l’anno prima come inviato dal Vietnam del Nord per Paese Sera. È tornato in libreria da poco. Sono reportage di un uomo di sinistra che si trovava ospite del Viet Nam del nord e come tali vanno presi. Niente di paragonabili ai libri degli altri due giornalisti qui sopra citati, ma un importante documento di un’epoca.

“Abbiamo anche noi le nostre armi, ma una, antica, è la più potente e temibile: la fiducia nella verità. Una fiducia scientifica e non religiosa. Nessuna arma, a lungo andare, è potente come la nostra”. Le parole che il poeta vietnamita To Huu consegnò a Mario Lenzi in una delle sue interviste.

Danilo Picco

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La guerra in casa – Luca Rastello #Einaudi

«A volte uno sguardo innocente è disposto a compiere un delitto per preservarsi tale».

In questi giorni schiacciati dall’assurda guerra in Ucraina, la difficoltà del comprendere il qui e l’ora mi ha spinta guardare meglio indietro, all’ultima guerra in Europa e cioè a quella nella ex Jugoslavia e soprattutto nella Bosnia-Erzegovina. Recentemente è stata pubblicata una nuova edizione del libro di Luca Rastello “La guerra in casa” (uscito per la prima volta nel 1998). Questo grande giornalista trasformatosi poi in scrittore se ne è andato purtroppo troppo presto, ma ha lasciato dei lavori davvero maiuscoli (per chi non l’avesse letto è imperdibile il suo “Pioggia all’insù”: per quel che conosco, l’unico romanzo che ha davvero vinto la sfida di raccontare da “dentro” gli anni Settanta. La sfida della presa di responsabilità).

“La guerra in casa” alterna il racconto di alcune storie particolari (dal cecchino serbo che partecipò alla presa di Vukovar, alla storia dei volontari bresciani uccisi non lontano Mostar, al sopravvissuto da Srebrenica ecc.) alla cronistoria e ricostruzione delle complicatissime guerre tra i Paesi e le etnie della ex Jugoslavia. E benché il resoconto sia cristallino, reso abbordabile grazie a una conoscenza eccezionale della geopolitica e degli eventi da parte dell’autore, la lettura a tratti è frustrante perché la complessità è enorme (non solo fatti, accordi, battaglie, personaggi, nomi, località; ma anche cause remote e contingenti).

Un libro eccellente per metodo e modi non meno che per contenuti e rappresentazione.

P.S. Io ho letta in realtà la prima edizione. Quella del 2020 è arricchita da un’appendice con materiale aggiuntivo preparato dal curatore, comprensivo di nuove interviste.

Paola Borgonovo

La guerra in casa non racconta la guerra nella ex-Jugoslavia, ma il suo rapporto con noi, vicini e distratti. Con una struttura inedita in cui le due anime di Luca Rastello, quella dello scrittore e quella del giornalista, erano ancora divise ma si integravano a vicenda, il libro ha imposto fin dal 1998 il confronto con un conflitto ancora invisibile. Il cecchino, carnefice per eccellenza, che prova a ricominciare a vivere in Italia. L’incubo di Izmet, prelevato dalla polizia di stato un giorno qualsiasi e massacrato perché musulmano. La storia di Sead e Esad, fratelli nemici, e quello che hanno visto nei campi di sterminio. Ma anche l’accoglienza a Torino di centinaia di profughi e il coinvolgimento, spesso casuale, di persone comuni. La forza e l’attualità del libro sta proprio in questo doppio punto di vista: Torino e gli infiniti luoghi del conflitto armato «là», che si trasforma in un altro conflitto privato, «qui». Le storie di esuli e volontari, e la grottesca epopea di generali e soldati delle Nazioni Unite, scomode e stridenti con l’ideologia umanitaria che Rastello denuncia.