Franz Werfel – I quaranta giorni del Mussa Dagh #genocidioarmeno

«Quest’opera fu abbozzata nel marzo dell’anno 1929 durante un soggiorno a Damasco, in Siria. La visione pietosa di fanciulli profughi, mutilati e affamati, che lavoravano in una fabbrica di tappeti, diede la spinta decisiva a strappare dalla tomba del passato l’inconcepibile destino del popolo armeno.»

2205113_I quaranta giorni dl Mussa Dagh_cop@01.indd

Provo a recensire, sperando che non sia stato già fatto.
Per molte persone questo è “il” romanzo sul genocidio armeno. Si basa sulla vera storia di una comunità Armena, che decide di rifugiarsi sul Monte di Mosè piuttosto che presentarsi all’appello fissato dalle autorità turche. Il romanzo è meno cruento di quello che l’argomento induce a pensare, e nonostante sia stato scritto quasi 100 anni fa ha un linguaggio molto attuale e si legge benissimo.
Dal libro è stato tratto anche un film, non scrivo di più per non dare troppi particolari a chi non ha letto il libro e visto il film.

Roberto S.

DESCRIZIONE

I quaranta giorni del Mussa Dagh (Die vierzig Tage des Musa Dagh) è un romanzo storico dello scrittore Franz Werfel scritto nel 1929 a Damasco e pubblicato nel 1933, racconta dello sterminio degli Armeni cristiani perpetrato dai Turchi nel 1915. Grande e travolgente, narra epicamente il tragico destino del popolo armeno, minoranza etnica odiata e perseguitata per la sua antichissima civiltà cristiana, in eterno contrasto con i turchi, con il grande Impero ottomano detentore del potere. Verso la fine del luglio 1915 circa cinquemila armeni perseguitati dai turchi si rifugiarono sul massiccio del Mussa Dagh, a nord della baia di Antiochia. Fino ai primi di settembre riuscirono a tenere testa agli aggressori ma poi, cominciando a scarseggiare gli approvvigionamenti e le munizioni, sarebbero sicuramente stati sconfitti se non fossero riusciti a segnalare le loro terribili condizioni a un incrociatore francese. Su quel massiccio dove per quaranta giorni vive la popolazione di sette villaggi, in un’improvvisata comunità, si ripete in miniatura la storia dell’umanità, con i suoi eroismi e le sue miserie, con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma soprattutto con quell’affiato religioso che permea la vita dell’universo e dà a ogni fenomeno terreno un significato divino che giustifica il male con una lungimirante, suprema ragione di bene. Dentro il poema corale si ritrovano tutti i drammi individuali: ogni personaggio ha la sua storia, ogni racconto genera un racconto. Fra scene di deportazioni, battaglie, incendi e morti, ora di una grandiosità impressionante, ora di una tragica sobrietà scultorea, ma sempre di straordinaria potenza rappresentativa, si compone quest’opera fondamentale dell’epica moderna. Pubblicata nel 1933 I quaranta giorni dl Mussa Dagh è stata giustamente considerata la più matura creazione di Werfel nel campo della narrativa.

Vita Sackville West – Passaggio a Teheran

Viaggiare è il più personale dei piaceri: con questa frase Vita Sackville West introduce i sui ricordi di viaggio in Persia. Si tratta infatti di un piacere privato difficile da comunicare attraverso la scrittura o la parola, che rischiano piuttosto di sortire l`effetto contrario, poiché non c`è niente di più noioso del viaggiatore che ti assilla con i suoi racconti. Ma la scrittirce inglese conosce il segreto per trasformare le sue esperienze in una lettura godibile e cercare di trasmettere la curiosità, il costante senso di sorpresa e la capacità di osservazione che accompagnano i veri viaggiatori.

VITA

Vita Sackville West con questo libro è riuscita ad accompagnare il lettore in terre lontane e per l’epoca misteriose.
È il 1927, il marito di Vita è stato nominato consigliere del Foreign Office a Teheran. Lei lo raggiunge compiendo un lungo viaggio che inizia dalla stazione Victoria a Londra attraversando l’Europa poi l’Egitto, Mar Rosso e Yemen per poi raggiungere la Persia. Un viaggio lungo faticoso e pieno di insidie.
Il linguaggio che usa per descrivere è ricco, emozionante e dettagliato.
Una nazione tribale, priva di strade, acquedotti, scuole, senza un minimo di sistema sanitario, corrotto all’inverosimile.
Nella seconda parte del libro, è descritta la migrazione della tribù bakhtyari, legata ai pascoli. Una bellissima descrizione di paesaggi, persone incontrate, vegetazione che muta fra altopiani e vallate. Il suo viaggio termina ai pozzi petroliferi della Anglo Persian Oil Company insediata dal 1901.
Qui Vita dimostra con la sue parole l’autocompiacimento per il suo appartenere alla razza padrona e il forte spirito coloniale proprio di moltissimi inglesi.

“In uno stato ideale, bisogna o non bisogna istruire la gente?
Io penso di no, mi pare sia necessario lasciare che chi coltiva la terra, coltivi semplicemente la terra senza essere coinvolto in speculazioni pericolose per una mente istruita a metà. Se sia umanamente giustificabile abusare della semplicità e docilità di un uomo tenendolo in una condizione di ottenebramento mentale perché più facilmente controllabile.
La mia opinione è che è giustificabile purché le autorità che lo controllano siano perspicaci”.

Olè!

Raffaella Giatti

Descrizione

Ardente e solitaria, sognatrice e cinica, amata e desiderata da uomini e donne, Vita Sackville-West a trentaquattro anni si imbarca dall’Inghilterra per raggiungere il marito diplomatico a Teheran. E’ solo l’inizio di un lungo viaggio che la spingerà fin sulle montagne impervie abitate dalle fiere tribù dei pastori Bakhtiyari.