Qualcosa non mi ha convinta del tutto in questo libro. Non saprei nemmeno spiegare bene cosa, una sensazione fastidiosa che mi ha accompagnata dall’inizio alla fine, come l’etichetta delle magliette che ti gratta la pelle se non la tagli via. Forse un po’ l’impressione del già visto. Una piccola, affascinante cittadina americana con un’atmosfera che ricorda la Twin Peaks di David Lynch. Inoltre Mister King ci ha insegnato da tempo a diffidare della piccole, graziose cittadine americane e ormai lo sappiamo che se gratti e tiri via la patina scintillante sotto troverai le peggio cose.
L’intrigo della vicenda passa dall’essere a tratti prevedibile ad altri momenti in cui ti viene da pensare che l’autore non riuscirà mai a trovare una via d’uscita, si è incasinato troppo per venirne a capo. Invece….
Detto questo e appagata la mia parte ipercritica, devo confessare che una volta iniziato non riuscivo più a staccarmene, tanto da fare le ore piccolissime per un paio di notti di seguito. L’ho divorato un pochi giorni.
E questo, parlando di un giallo, è un gran bel complimento.
Inoltre alcuni personaggi sono molto ben riusciti. La mamma dello scrittore, che compare quasi sempre solo al telefono con le sue manie di trovare una fidanzata al figlio e le sue fisime che possa essere omosessuale, è strepitosa. Come pure la mamma della cameriera Jenny, impegnata anche lei a trovare una sistemazione per la figlia e a tiranneggiare il marito (il pranzo per l’annuncio del fidanzamento mi ha fatta morire dal ridere). Scusate lo spoiler, comunque non rilevante.
Anna LittleMax Massimino
