Sette maghi – Halldor Laxness #Iperborea

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Ecco quanto diventano futili le nostre vittorie di fama mondiale ai nostri occhi, con il passare del tempo; quando raggiungiamo la fine, quello stadio della vita che sta al di sopra di ogni vittoria; e di ogni sconfitta.

Proseguo il mio viaggio intorno al mondo, ma anche la Disfida, con queste novelle di Halldor Laxness, premio Nobel per la letteratura nel 1955 per “la sua opera epica che ha rinnovato l’arte e la letteratura islandese”.

Il giovane cinese Zhang Qian che parte per scoprire le terre incantate dell’India; il garzone d’albergo di Reykjavik che in una nazione senza esercito sconfigge i fascisti e l’aviazione italiana; il sogno di gloria di un giovane contadino che vuole diventare  Napoleone Bonaparte; il dottor Anakananda, profeta di Bruxelles, guida spirituale per corrispondenza e procuratore di Nobel su commissione, che campa sulla superstizione innata nell’uomo diffondendo felicità, eroi a volte inermi e sconfitti, a volte sfrontatamente vincitori.

“Un impero mondiale è come un pesciolino messo a lessare” – disse il maestro a Gengis Khan. – “Non appena il cuoco si distrae, le carni si distaccano dalla lisca”.

Sette maghi, ma otto racconti, c’è qualcosa che non torna in questo viaggio, pare dirci il signor Laxness, mentre spazia dal tema sul nazionalismo (sono scritti pubblicati originariamente nei primi anni ’40) alla celebrazione della magia del Creato e della Natura (“quel giorno c’erano stati degli acquazzoni e l’incerto lucore delle occasionali schiarite avvolgeva la terra in quel tardo pomeriggio, dando alle paludi fangose una sfumatura rossastra e alle rocce un caldo riflesso di ossidiana e all’erica un rossore violaceo”).

Poichè la prima e unica regola dei 50 libri è dire onestamente se un libro ci è piaciuto o no, dirò che sì, mi è piaciuto molto, e 4 stelle via veloci veloci. Al tempo stesso, durante la lettura mi sono capitati quei momenti che accadono quando un Nordico ride di fronte a te per una battuta che non sei sicuro di aver capito, non sai se ride di te o di qualcosa che sa solo lui e non vuol condividere, quindi rimani lì un po’ a lato con una faccia stupida. Non so se l’ho colto tutto questo libro, e onestamente non so se lo rileggerei. Ma ci sono personaggi che non dimenticherò mai, e parole molto sagge che ho sottolineato a mazzi.

“Il potere dello Stato è il potere dei borghesi, non quello degli operai. Oltretutto, gli operai sono i più pericolosi nemici dei borghesi. E chi mai nutre il proprio nemico, se non ha bisogno di lui? Se la classe operaia salisse al potere e spazzasse via il capitalismo, come insegnano Marx e Lenin, elargirebbe forse grosse somme di denaro ai borghesi perchè possano far sorgere un nuovo capitalismo? Ma no, non le passerebbe neanche per la testa. Qualunque persona dotata di intelletto deve capire che il governo dei borghesi ha i suoi buoni motivi per non far piovere soldi sulla classe operaia, nel momento in cui i borghesi non hanno bisogno di forza-lavoro.”

Lorenza Inquisition

 

 

 

 

Sette maghi – Halldor Laxness #Iperborea

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Vi consiglio otto novelle di rara ironia, scritte davvero bene, intelligenti e portatrici sane di ammiccante poesia. Il volumetto si intitola Sette maghi (ed. Iperborea) e l’autore (amatissimo da molti grandi della letteratura) è Halldor Laxness. Quando le avrete lette, se vi capiterà, poi mi direte chi è secondo voi l’ottavo mago. Io credo sia la fede (nello stupore proprio della magia, ecco; nella profondità del sentire; nell’incoerenza delle immagini restituite dagli specchi in cui ci ostiniamo a volerci riconoscere), ma non oso insistere. C’è gente che perde il senno, qui; gente che ammazza dando alla morte un significato altro che invece non ha; gente che abbatte le barricate arroganti del potere con l’umiltà della sola onestà, intellettuale ed umana (prima umana, sì); gente che ama con il garbo e la prepotenza dell’amore che viene dalle viscere a cui però ci piace raccontare la favola che in realtà è venuto dal cielo. Si legge in un soffio, se qualche ora può definirsi soffio. Ed è respiro che apre i polmoni.
Buona domenica!

Rob Pulce Molteni

DESCRIZIONE

Epico, ironico, poetico, provocatore, è l’inclassificabile mondo di Laxness a rivivere in questa raccolta di novelle, che brillano del fascino e della potenza narrativa dei suoi grandi romanzi. Il lungo viaggio di Zhāng Qiān per scoprire le terre incantate dell’India; il garzone d’albergo di Reykjavík che in una nazione senza esercito sconfigge i fascisti e l’aviazione italiana; il sogno di gloria di un giovane contadino che diventa il nuovo Napoleone chiudendosi in un ovile; il dottor Anakananda, profeta di Bruxelles, guida spirituale per corrispondenza e procuratore di Nobel su commissione, che campa sulla superstizione innata nell’uomo diffondendo felicità. Otto storie che danno voce all’Islanda – con i suoi miti e le sue solitudini foriere di sogni, misteri e ingenue saggezze – ma spaziano in terre lontane, dalla Cina imperiale alla Sicilia degli anni Venti, alla Mongolia di Gengis Khan, intessendo la Storia con il quotidiano, la leggenda con esperienze autobiografiche, uno sguardo acuto sulla società e una comprensione profonda dell’animo umano. E che hanno come sotterraneo filo conduttore la «magia» di cui è capace ogni protagonista, intesa come quelle piccole straordinarie imprese che l’uomo sa compiere, nel mondo o dentro se stesso, quando ha la vocazione di andare oltre i confini ammessi, le regole imposte, i facili conformismi, o la sensibilità di accettare i propri limiti. Con lo stesso genio Laxness crea questi otto prodigi letterari. Sette maghi: l’ottavo, viene da dire, non può che essere lui.