Il canto di Bernadette – Franz Werfel

Nel 1940 Franz Werfel, scrittore ebreo cecoslovacco, durante la fuga dalla persecuzione nazista, si rifugia assieme alla sua famiglia sui Pirenei, rimanendo nascosto a Lourdes dove viene a conoscenza della storia di Bernadette Soubirous, la ragazzina a cui nel 1858 si dice fosse apparsa la Madonna.

Fece quindi voto di rendere onore, sempre e dovunque, attraverso i miei scritti, al segreto divino e alla santità umana.

Il risultato è una storia raccontata con devozione e rispetto degli avvenimenti accaduti in quel piccolo paese, dando risalto non al fatto di credere o meno all’apparizione, ma raccontando l’epoca e le persone che fra scetticismo e devozione popolano quel territorio.

Il libro è basato su fatti reali e l’abilità di scrittore di Werfel mette in risalto i personaggi, da Bernadette alla sua poverissima famiglia, a tutte le persone del paese, devote o scettiche, rendendo un quadro preciso dell’epoca.

Un libro su cui ero un po’ dubbiosa per il timore che cadesse nel piagnucoloso, invece ho trovato pagine che mi hanno anche fatto sorridere e mi hanno catturata fin dalla prima pagina.

“Francois Soubirous si alza al buio. Sono le sei precise. Il suo orologio d’argento non l’ha più già da molto tempo. La bolletta di pegno dell’orologio e di qualche altra cosuccia preziosa è scaduta ormai dall’autunno scorso. Ma Soubirous sa che sono le sei in punto, benché le campane della chiesa di Saint-Pierre non abbiano ancora suonato per la prima Messa. I poveri hanno il tempo nel sangue, anche senza quadranti e senza tocchi di campane, sanno cosa segna l’orologio.

I poveri hanno sempre paura di arrivare in ritardo.

L’uomo cerca a tasto i suoi zoccoli, li prende, ma li trattiene in mano per non far rumore. Rimane in piedi, scalzo, sull’impiantito freddo come il ghiaccio, e ascolta i diversi respiri della sua famiglia che dorme: una musica strana che gli opprime il cuore. Sono in sei a dividere la stanza.”

Raffaella Giatti

Il classico di tutti i tempi sulle apparizioni di Lourdes. La storia eccezionale della figlia analfabeta di un povero mugnaio, Bernadette Soubirous, dapprima accusata di pazzia, isolata e minacciata per aver raccontato le sue visioni della Vergine Maria in una misera grotta, poi seguita da schiere di fedeli, infine proclamata santa. Concepito dall’ebreo Franz Werfel mentre si nascondeva nella cittadina dei Pirenei per sfuggire al nazismo, questo coraggioso racconto di eventi miracolosi è – per le circostanze in cui è stato scritto – un miracolo esso stesso. Una biografia romanzata che conosce da sessant’anni una grande fortuna in tutto il mondo. Il regista Henry King ne trasse un film che ebbe sette candidature e quattro premi Oscar, fu consacrato da un grande successo popolare e fece di Jennifer Jones, che interpretava la protagonista, una diva.

di Franz Werfel (Autore), R. Costanzi (Traduttore)

Gallucci, 2011

Franz Werfel – I quaranta giorni del Mussa Dagh #genocidioarmeno

«Quest’opera fu abbozzata nel marzo dell’anno 1929 durante un soggiorno a Damasco, in Siria. La visione pietosa di fanciulli profughi, mutilati e affamati, che lavoravano in una fabbrica di tappeti, diede la spinta decisiva a strappare dalla tomba del passato l’inconcepibile destino del popolo armeno.»

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Provo a recensire, sperando che non sia stato già fatto.
Per molte persone questo è “il” romanzo sul genocidio armeno. Si basa sulla vera storia di una comunità Armena, che decide di rifugiarsi sul Monte di Mosè piuttosto che presentarsi all’appello fissato dalle autorità turche. Il romanzo è meno cruento di quello che l’argomento induce a pensare, e nonostante sia stato scritto quasi 100 anni fa ha un linguaggio molto attuale e si legge benissimo.
Dal libro è stato tratto anche un film, non scrivo di più per non dare troppi particolari a chi non ha letto il libro e visto il film.

Roberto S.

DESCRIZIONE

I quaranta giorni del Mussa Dagh (Die vierzig Tage des Musa Dagh) è un romanzo storico dello scrittore Franz Werfel scritto nel 1929 a Damasco e pubblicato nel 1933, racconta dello sterminio degli Armeni cristiani perpetrato dai Turchi nel 1915. Grande e travolgente, narra epicamente il tragico destino del popolo armeno, minoranza etnica odiata e perseguitata per la sua antichissima civiltà cristiana, in eterno contrasto con i turchi, con il grande Impero ottomano detentore del potere. Verso la fine del luglio 1915 circa cinquemila armeni perseguitati dai turchi si rifugiarono sul massiccio del Mussa Dagh, a nord della baia di Antiochia. Fino ai primi di settembre riuscirono a tenere testa agli aggressori ma poi, cominciando a scarseggiare gli approvvigionamenti e le munizioni, sarebbero sicuramente stati sconfitti se non fossero riusciti a segnalare le loro terribili condizioni a un incrociatore francese. Su quel massiccio dove per quaranta giorni vive la popolazione di sette villaggi, in un’improvvisata comunità, si ripete in miniatura la storia dell’umanità, con i suoi eroismi e le sue miserie, con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma soprattutto con quell’affiato religioso che permea la vita dell’universo e dà a ogni fenomeno terreno un significato divino che giustifica il male con una lungimirante, suprema ragione di bene. Dentro il poema corale si ritrovano tutti i drammi individuali: ogni personaggio ha la sua storia, ogni racconto genera un racconto. Fra scene di deportazioni, battaglie, incendi e morti, ora di una grandiosità impressionante, ora di una tragica sobrietà scultorea, ma sempre di straordinaria potenza rappresentativa, si compone quest’opera fondamentale dell’epica moderna. Pubblicata nel 1933 I quaranta giorni dl Mussa Dagh è stata giustamente considerata la più matura creazione di Werfel nel campo della narrativa.