Qualcuno con cui correre, David Grossman

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11°libro letto: “Qualcuno con cui correre” di David Grossman

Ancora una volta l’autore ci regala un’opera introspettiva,sofferta,ricca di poesia e a tratti onirica,dove la crudezza della storia narrata si alterna alla dolcezza delle sensazione provate dai protagonisti.
Una storia che parte lenta ma che in breve si trasforma in un racconto avvincente e ricco di tensione e colpi di scena,con un finale un pò scontato e surreale ma sicuramente emozionante.
Ribadisco che lo stile narrativo di Grossman non sia alla portata di tutti ma,più lo leggo,più mi scopro ad apprezzarlo,forse perchè in ogni suo romanzo ritrovo dei collegamenti e dei riferimenti al mio vissuto personale.

Cinzia N. Cappelli

Assaf è un sedicenne timido e impacciato cui viene affidato un compito singolare: ritrovare il proprietario di un cane abbandonato seguendolo per le strade di Gerusalemme. Correndo dietro all’animale, Assaf viene condotto di fronte a inquietanti personaggi, attraverso i quali ricompone i tasselli di un drammatico puzzle: la vicenda di Tamar, una ragazza solitaria e ribelle, fuggita da casa per andare a salvare il fratello, giovane tossicodipendente finito nella rete di una banda di malfattori. “Qualcuno con cui correre” è il ritratto di due adolescenti che si cercano, che forse si amano, che soffrono ma combattono con generosità per qualcosa che è dentro di loro.

David Grossman, Col corpo capisco

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Dopo aver svolazzato nella frivolezza hollywoodiana, tra l’intelligente leggerezza di David Niven e l’inconsistenza della Kinsella, c’è bisogno di tornare ad una lettura un po’ più… sostanziosa . Ed ecco che dal mucchio salta fuori questo libro di David Grossman. David Grossman sta alla leggerezza e all’inconsistenza come una masso da una tonnellata sta ad un palloncino pieno d’aria legato al polso di un bambino.

Come un archeologo, Grossman scava in profondità e porta in superficie le parti più buie e nascoste dell’animo umano. Gli fa prendere aria, senza nessuna remora a mostrarle incrostate di terra e di ruggine. Lo fa con maestria, con un linguaggio avvolgente, fitto e continuo che lascia senza fiato. Lo fa accavallando le voci dei protagonisti all’interno di una stessa frase così che la lettura diventa una specie di caleidoscopio di più voci, di ricordi, di pensieri. Un Maestro.

Questo libro è composto da due racconti lunghi, il tema comune è quello della gelosia e del tradimento.

Il primo racconto ci pone di fronte ad una visione sconcertante: per dieci anni una donna esce di casa un’ora ogni giorno e raggiunge il suo amante. Ogni singolo giorno per dieci anni, senza interruzioni. Il marito sa di questa situazione, la conosce da sempre, conosce ogni dettaglio. Come può sopportarlo? Durante un viaggio notturno in macchina insieme alla cognata Shaul racconta di sé, del suo sentire, dei suoi pensieri. Grossman ci guida piano piano nel capire il come e il perché un uomo viva una situazione del genere e lo fa in un percorso che ci porta dallo sconcerto, all’angoscia e alla pena. E’ un racconto scuro e claustrofobico, perché si svolge tutto nello spazio ristretto di un’auto che viaggia nel buio e, soprattutto, dentro l’animo cupo dei protagonisti. Un racconto magnifico, un piccolo capolavoro.

Nel secondo racconto si parla ancora di tradimento, ma questa volta siamo di fronte ad un rapporto madre-figlia. Rotem raggiunge la madre morente dalla quale si è allontanata molto giovane e con la quale ha avuto un rapporto molto travagliato. Sulla madre l’ombra di uno confuso rapporto con un ragazzino vissuto quando Rotem era piccola. Un rapporto che condizionerà in modo profondo tutta l’esistenza delle due donne. E’ un racconto molto fisico, dove l’importanza del tatto, dei gesti, del tocco delle mani (la madre di Rotam, Nili, insegna yoga: “Quando eseguo un esercizio, capisco. Col corpo capisco”) è fondamentale per comprendere il racconto e il sentire dei protagonisti.

Questo è il terzo libro di Grossman che leggo e anche questo, come gli altri, passa l’esame a pieni voti.
Adesso, però, un boccata d’aria: ci vuole un giallo.

Anna LittleMax Massimino