“I think that in an odd way, James loved me, and that breaks my heart. And although the love he gave was selfish, it was the only one he knew. Who am I to judge his loving as having less value than mine?”
The Devil’s Grin, The Fall, The Journey.
Uscendo da situazioni di vita letteraria provanti come Stoner e Il giorno delle civetta, ho deciso di svagarmi nella Londra vittoriana con questa trilogia, che trallaltro mi cade a fagiuolo per la disfida, alla voce: trilogia. D’HO!
La protagonista di questi romanzi è il Dottor Kronberg, ho detto “la”, esattamente. Anna Kronberg è una giovane donna di intelligenza superiore, da sempre attratta dalla scienza; figlia di un carpentiere bavarese, decide di sfidare la società in cui vive, che non permette alle donne altra carriera se non quella di mogli e madri, al massimo assistenti di qualche studioso, e travestendosi da uomo frequenta l’Università, laureandosi in medicina e ottenendo un dottorato di quattro anni a Londra dove, sempre travestita, esercita la professione di medico.
L’argomento non è in sè nuovo, ma è molto ben sviluppato: vivere per anni fingendo di essere quello che non si è, cercare di essere sempre un passo avanti al sospetto altrui, non rilassarsi mai, inventare nuovi modi per giustificare l’assenza di tratti maschili man mano che il tempo e la maturità avanzano. E al tempo stesso negare costantemente la propria natura, vivere in due posti diversi per ingannare vicini o colleghi curiosi, essere sempre soli perchè nessuno, non un servitore o un vicino, possa sospettare e quindi tradire, non potersi mai confidare con nessuno, costringere il proprio corpo a una serie di rinunce, evitare con garbo dichiarazioni amorose di servette e proposte di colleghi per una propria parente. E soprattutto studiare casi su casi sapendo che alla fine tutti i sacrifici fatti saranno vani: l’inganno, anche se di successo al momento, dovrà inevitabilmente concludersi entro pochi anni al massimo, perchè nessuno potrebbe credere a un uomo di oltre trent’anni che non mostri alcun segno tangibile di virilità fisica.
Ma Anna studia, lavora, vive: divora giornali e libri che da donna non potrebbe leggere, ama un giovane ladro del quartiere in cui vive “da donna” la sera, studia casi medici appassionanti, si specializza in Batteriologia, una scienza relativamente nuova ai tempi. Il futuro non è roseo, ma la situazione va accettata.
Nel primo libro, The Devil’s grin, un bel mattino del 1890 Anna viene chiamata per una visita da un ispettore di polizia, Lestrade: richiedono la sua assistenza per esaminare un cadavere rinvenuto nel Tamigi, forse affetto da colera. Sul luogo trova un consulente detective, un uomo alto, dagli occhi grigi, che le viene presentato come Mr. Holmes; mezzo minuto netto, e il più grande detective del mondo con un lampo di sorpresa mostra di aver colto il segreto di Anna, la sua identità nascosta che per anni nessuno ha sospettato.
Ho un po’ barato arrivando qui con il palesarvi in ritardo Sherlock Holmes: nella presentazione del libro di questa autrice sconosciuta ai più, l’editore si affretta a rimarcare da subito UNA NUOVA AVVENTURA DI, e in fondo fa bene, perchè tutto il pubblico, me compresa, acquista inizialmente questi romanzi per Holmes, certo non per Anna Kronberg. Ma ho voluto prima farvi un po’ conoscere l’eroina, perchè è una donna in gamba. E’ talmente in gamba che è lei a sorpresa la vera protagonista, difende il proprio spazio con unghie e denti, perchè chiunque sia almeno un po’ familiare con il Canone di Holmes sa bene quanto ingombrante, quanto enorme sia il personaggio.
In questi romanzi, tuttavia, Holmes è un coprotagonista, diventa il Watson di Anna, con la differenza che essendo Sherlock Holmes lei non deve passare minuti a spiegargli i propri ragionamenti e il perchè e il percome. Vien quasi da dire che il detective più grande del mondo sia stato scomodato per niente: le riflessioni sul modo in cui vivono le donne nel suo tempo, le considerazioni sulle orribili condizioni dei poveri e dei senza tetto di Londra, le osservazioni sulle scoperte scientifiche e le deduzioni investigative durante il caso qui presentate sono tutte di Anna. Holmes è una specie di comprimario che appare e scompare grazie ai famosi travestimenti, e a prodigiose deduzioni che arrivano sempre alla pari -mai prima, e ovviamente mai dopo- di quelle dell’eroina.
Il primo romanzo è il meglio costruito, e il più bello, come spesso succede.
Il secondo, The Fall, è più un thriller psicologico che un vero giallo: i cattivi che alla fine del primo libro sembrano essere stati sconfitti, riappaiono sequestrando l’eroina, e costringendola sotto minacce di vario tipo a sviluppare e isolare il germe dell’antrace, che intendono poi commercializzare per governi senza scrupoli come armi non convenzionali. Per il novanta per cento del romanzo Anna è rinchiusa o nella sua stanza o nel laboratorio dove lavora al suo progetto, e quasi tutta la trama è incentrata sui suoi pensieri, ricordi, paure, ansie. E’ il meno riuscito, perchè è lento e Holmes se possibile appare ancora meno di prima, ma mi è piaciuto comunque.
Il terzo, il conclusivo, The Journey, è più dinamico e avventuroso: Anna e Holmes sono in fuga dagli emissari di Moriarty, e cercano di escogitare una serie di trappole e stratagemmi per evitarli nonchè eliminare i loro diabolici piani di bioterrorismo. Il finale è triste ma non strappacore, e tutto sommato coerente con le scelte fatte fino a quel momento dall’eroina, pochi compromessi e una certa sensibilità.
Questa trilogia mi è piaciuta molto, sono gialli insoliti, molto cupi, a volte malinconici. Vi sono delle questioni morali, per esempio l’atteggiamento dei capi di governo verso i soldati e le perdite considerate accettabili, e vari capitoli sull’aborto che alcune persone potrebbero trovare disturbanti. Mi è piaciuto anche il rispetto per Holmes, che viene sì sfruttato ma tutto sommato in modo ammiccante, quasi a dire Lo sappiamo che è il più grande detective del mondo, lo usiamo solo per un po’.
Lorenza Inquisition
“Whatever happened, you are alive and he is dead. You have memories while he will be only one of them. You feel guilty, but he never felt remorse. You can go on, and he will not. This is essential: he will not go on because you stopped him.”



