Alex Capus – Skidoo #AlexCapus #Skidoo

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Un libricino formidabile. Capus è uno svizzero curioso ed arguto che racconta singolari aneddoti su alcuni paesini fantasma del West. Dall’armatura a spugna per non disidratarsi nel deserto, ai cammelli importati per attraversare quella che sarà la Ruote 66, passando per birrai i cui pronipoti hanno osteggiato un certo Adolf Hitler. Uno spasso.

Pier

Descrizione

Seguendo le tracce di banditi e minatori, inventori folli e finti birrai bavaresi, Alex Capus, uno dei più promettenti talenti della letteratura tedesca dell’ultimo decennio, racconta un suo divertente viaggio fra le città fantasma del selvaggio West. Le bizzarre e surreali storie che racconta descrivono un Paese in cui tutto poteva accadere, e nel quale la realtà sconfinava spesso nella più imprevedibile fantasia. Apprendiamo così di una carovana di cammelli con cammellieri al seguito, fatti appositamente arrivare dal Sahara a bordo di una nave militare, che nel 1855 parte da Flagstaff, Arizona, per tracciare quella che diverrà la mitica Route 66; dell’inventore della tuta protettiva contro il calore del deserto trovato congelato vicino a Salt Wells, Nevada, perché la sua apparecchiatura aveva funzionato troppo bene; di come una tribù di nativi avesse imparato ad approfittare dei funerali degli immigrati cinesi di Bodie, California, per banchettare allegramente a sbafo, dell’uomo che tentò di prelevare i suoi soldi in banca e prima fu impiccato dalla folla, poi dalla legge, poi decapitato dai medici a Skidoo, la città mineraria che dà il titolo al libro. Sei brevi racconti dedicati ad altrettante città scomparse; sei esilaranti spedizioni nel fantastico passato di un Paese da sempre assetato di avventura.

Lo scrittore si spinge fra i deserti e le infuocate praterie del Far West, sulle tracce delle città fantasma dei cercatori d’oro; lungo il percorso, oggi tutt’altro che avventuroso, raccoglie da vecchissimi ritagli di giornale delle storie degne di uno spaghetti-western o di una comica di Buster Keaton. E così fra desperados e pistoleri ubriaconi, inventori pazzi e diligenze da assaltare, fumerie d’oppio e cammellieri arabi trapiantati nella Death Valley, riscopre un mondo in cui tutto poteva accadere, o meglio tutto poteva essere raccontato come veramente accaduto, perché nella grande epopea della corsa al progresso e all’oro, leggenda e verità si mescolavano pericolosamente, facendo nascere qualcosa che oggi rassomiglia molto alle fantasie di un bambino. O a quelle di uno scrittore.

Alex Capus, Skidoo – Viaggio nelle città fantasma del Selvaggio West

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I giornali di queste parti, nel 1874, annunciarono a grandi lettere che un tizio di nome Jonathan Newhouse aveva inventato un’armatura in grado di proteggere dai colpi di calore e dai raggi solari. Secondo le informazioni fornite dal giornale di Virginia City, il “Territorial Enterprise”, l’invenzione consisteva in una giacca lunga e molto aderente fatta di spugne da bagno spesse un pollice cucite insieme, e di un berretto del medesimo materiale. Sotto il braccio destro, Jonathan Newhouse portava una borsa di caucciù collegata con un tubo di gomma alla cima del berretto, mediante la quale si preoccupava che la sua speciale armatura solare fosse continuamente irrorata d’acqua, la cui evaporazione portava a un considerevole raffreddamento della superficie. Per mantenere l’armatura bagnata, il viaggiatore desertico non doveva fare altro che spremere di tanto in tanto la borsa dell’acqua per mezzo dell’avambraccio destro. Secondo le informazioni fornite dal giornale, Jonathan Newhouse aveva quarantasette anni ed era arrivato dall’Ohio per mettere alla prova la sua invenzione nelle condizioni più estreme che fosse possibile immaginare. A detta del “Territorial Enterprise”, si era allontanato il 27 giugno dall’ultimo insediamento umano annunciando che avrebbe fatto ritorno nel giro di un paio di giorni. Il 29 giugno, tuttavia, non era apparso Newhouse, bensì un indiano che in un inglese molto stentato e con gesti concitati aveva chiesto ai presenti di seguirlo. Dopo un viaggio di venti miglia nel cuore del deserto, l’indiano indicò loro, nella calura mortale, quella che sembrava essere una figura umana appoggiata a una roccia. Era Newhouse, congelato come uno stoccafisso nella sua armatura. La barba era coperta di brina e dal naso gli pendeva un ghiacciolo, nonostante il sole del mezzogiorno estivo e una temperatura esterna di circa 65° centigradi. Newhouse era morto miseramente nel mezzo della Death Valley perché – queste le conclusioni del “Territorial Enterprise” – la sua invenzione aveva funzionato fin troppo bene ed egli non era più stato in grado di liberarsi dall’armatura ghiacciata.

Alex Capus – Skidoo – Viaggio nelle città fantasma del selvaggio West

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Ancora una volta mi sono lasciato abbindolare dalla sinossi di Amazon che, per ben 0,99 €uri, ieri mi ha conquistato con Skidoo, promettendomi un viaggio in compagnia dello scrittore svizzero Alex Capus “fra i deserti e le infuocate praterie del Far West, sulle tracce delle città fantasma dei cercatori d’oro; lungo il percorso, oggi tutt’altro che avventuroso, raccoglie da vecchissimi ritagli di giornale delle storie degne di uno spaghetti-western o di una comica di Buster Keaton.”
E’ molto breve, sono solo 86 pagine (e già questo avrebbe potuto darmi da pensare), gli aneddoti sono tutti molto curiosi, interessanti e/o divertenti.
In ogni capitolo l’autore racconta un aneddoto di una ghost town anche in modo avvincente, però peccato che manchi totalmente la parte del viaggio: avrebbe potuto scriverlo direttamente da casa sua a Olten, in Svizzera, facendo ricerche su internet o in biblioteca senza percorrere un km. Osti, sei stato nel Far West sulle tracce degli antichi pionieri, raccontaci du’ cose di quello che hai visto!!!
Peccato, un’occasione persa per l’amico Capus.

Massimo Arena