È la vigilia del Giorno dei Morti del 1906. L’apparizione di una donna con gli stivali che rivuole indietro il suo terreno basterebbe a far scappare chiunque. Maddalena no, non scappa. E avrà una storia da raccontare.
Quattro reduci della Grande Guerra salgono in montagna per lavorare a una carbonaia, e restano coinvolti in una serie di eventi inquietanti. È la terribile esperienza della trincea che spinge le loro menti a trasfigurare la realtà, o il bosco nasconde davvero un Nemico?
L’ispettore ministeriale Carlo Rambelli viene inviato nel Ravennate per indagare su una presunta epidemia di malaria. Giunto sul posto dovrà fare i conti con omertà, superstizione e squadracce fasciste. E con la strana scomparsa dei cadaveri di sette bambini. Grazie a un’affascinante miscela che combina paure ataviche e spietati pregiudizi, Baldini ci regala tre storie magnetiche immerse in una geografia provinciale carica di mistero.
Tre racconti ambientati tra il 1906 e il 1925, tra Ravenna e Ferrara.
In tutti, il luogo narrato diventa protagonista, insieme ai personaggi che perdono progressivamente la loro innocenza e alle cose che, invece l’acquistano.
In “Nostra signora delle patate” quello che doveva essere un motivo di unione della comunità contadina per risollevarsi dalla miseria, diventa una mercificazione di un “sacro” a cui nessuno crede, ma che nessuno ha il coraggio di smentire. Solo Maddalena, undicenne, rimane innocente fino alla fine. Il tradimento per lei, sarà solo una questione di sopravvivenza per lei e sua madre.
Sacro e profano si uniscono con dialoghi incisivi che lasciano sempre lo spazio al lettore di poter credere a qualcosa di inspiegabile.
In “Terra di nessuno”, quattro amici, reduci di guerra, risolvono la fatica del reinserimento in una vita normale vivendo insieme, lontano da tutti, in un bosco. Eventi inesplicabili e tragici metteranno in crisi il loro rapporto di amicizia. Forse i “mostri” del passato non sono mai scomparsi e ora riaffiorano come presenze inseparabili dalla loro esistenza. E il passato riemerge nei loro incubi che diventano reali e la paura prevale su ogni forma di razionalità.
In Mal’aria l’ispettore sanitario Rambelli si trova ad indagare su un alto numero di morti infantili nella zona tra Ravenna e Ferrara. Le pianure non ancora bonificate sono ricettacoli di epidemie di malaria. La nebbia che copre gli acquitrini sembra solidificare il silenzio a cui tutti gli abitanti del luogo fanno appello.
Superstizione e pregiudizio sembrano regnare in quei luoghi in cui già il potere delle “camicie nere” avanza proprio grazie a quegli anfratti di povertà, ignoranza e arcaici miti.
La Borda, un essere indefinito e mostruoso, è la causa di ogni loro male.
Non riesco ad inserire i racconti di Baldini in un genere preciso. Sfiorano l’horror, il rurale , e il metafisico .
Si percepisce chiaramente il suo amore per la cultura popolare dove il concetto di impossibile e soprannaturale è labile. La tensione che crea con trame incalzanti nulla toglie alla freschezza e alla forza di queste storie di altri tempi , all’innocenza strappata con la violenza della necessità .
E la forma del racconto è perfetta per poter esprimere con forza questa chiarezza.
I racconti di Baldini sono misteriosi , inquietanti e affascinanti , ma anche incisivi nel definire la paura, come unica e vera responsabile dell’impossibilità di combattere i soprusi di chi esercita il potere.
E’ stata una piacevolissima scoperta per me, questo autore, e lo consiglio a chi crede che un universo d’ombra in ciascuno di noi esista davvero.
Egle Spanò