Quante volte sono entrato e uscito da quella porta. Non è così, Mary? Secondo te quante volte, caro? Sei giorni alla settimana, cinquantadue settimane all’anno per cinquantacinque anni, rispose lui. Quanto fa? Fa una vita intera. È vero. È la vita di un uomo, disse Dad.
Avrei voluto tornarci ancora e ancora…
Ho letto numerose recensioni e non vi tedio con la mia, mi preme però lasciarvi ciò che queste letture hanno donato a me.
Sembra una specie di benedizione, una benedizione a doppio taglio, disse Lyle. Dad lo guardò. Eh, sì. Un sacco di volte le benedizioni non sono andate per il verso giusto.
In tutti e tre i libri ricorre il “prendersi cura”, in questa società così occupata a pensare al singolo, dove si fatica a comunicare in modo reale, Haruf ci dipinge dei personaggi meravigliosi, che si occupano l’uno dell’altro senza nulla chiedere in cambio. Troviamo vite strappate alla loro piacevole solitudine, perché quando è una scelta non è così terribile, proiettate in un nuovo modo di vivere nel quale offrono la loro attenzione e le loro a cure a chi ne ha bisogno.
Il messaggio che tornando a casa puoi trovare un piatto caldo, una coperta da condividere, uno sguardo amico o un semplice caffè da condividere è a mio avviso il più bello che lui ci ha lasciato…
Non solo nella malattia o nelle difficoltà ma anche nella gioia delle piccole cose quotidiane, se impariamo a prenderci cura l’uno dell’altro abbiamo vinto.
Mariagrazia Aiani
A me non mi ha esaltato. Ho avuto l’impressione di averla già letta. Mi è sembrata invece una perfetta operazione di marketing e quindi tanto di cappello alla NN editore che comunque rimane una delle migliori case editrici
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