Saviano ha scritto (di nuovo) un bel libro… furbo, senza dubbio, che strizza l’occhio a una certa fetta di mercato, ma trovo che sia un bel libro (se si guarda a quanto fatto dopo i primi due, e cioè l’arcinoto Gomorra e la raccolta di inchieste uscita subito dopo; da lì, secondo me, solo “fuffa” e anche mal condita).
Con “La paranza dei bambini” Saviano torna a scrivere bene, e lo fa su e di argomenti che conosce bene e che rumina e mastica da anni (suo malgrado). Torna anche a costruire un romanzo che sa di verità, stile di cui lui è promotore fin da Gomorra (si veda la definizione dei Wu Ming in New Italian Epic).
“All’inizio fu Petrolio di Pasolini. Il primo tentativo organico di scrivere un romanzo sul buio: Mattei, l’Eni, Cefis, la strategia della tensione, l’Italia. Ora siamo a Saviano, con un’accelerazione impressionante negli ultimi anni. Lucarelli, Siti, De Cataldo, Evangelisti, Wu Ming. Molti partirono dal noir seguendo l’idea di Sciascia e del giallo americano: usare il poliziesco come griglia della realtà. Sono arrivati molto più in là, alla più importante corrente culturale che l’Italia ricordi dai tempi del Neorealismo.
Dario Oliviero, La Repubblica
Figlio della commistione ormai imperante di serie tv & narrativa, “La Paranza” funziona bene in tutte le sue parti, riesce anche là ove ZeroZeroZero aveva fallito, e cioè nel denunciare un’estetica e un’etica criminale. Qui, nella “Paranza”, si usa la letteratura per dire la verità; in “ZeroZeroZero” si voleva la verità spacciandola per altro, in primis servendosi di un citazionismo eccessivo di prodotti letterari nella speranza che l’amalgama producesse qualcosa di reale.
L’unica pecca della “Paranza”, al solito per me, sono i personaggi, ma non è tutta “colpa” di Saviano. Questi personaggi, così descritti, portano all’emulazione e sembrano “eroi maledetti e ribelli”. Ritengo che solo Gioacchino Criaco sia riuscito nel suo Anime Nere (libro e film) a creare quella distanza necessaria per far capire quanto marcia sia (in senso etico ed estetico) quel tipo di esistenza.
Luca Cremonesi