Chiudo così il mio 2016. Primo mio approccio con i libri di Roberto Bolano, con buone aspettative e una discreta delusione. Sarà che l’ho letto un po’ distratto dalle feste, tanto che ho dovuto anche rileggere una parte perché non ci stavo capendo una cippa. Tre personaggi raccontano la loro versione dei fatti di un omicidio che l’autore ci dice subito che avverrà, lasciando quindi il dubbio su chi ucciderà chi per tutto il libro. Il problema è che la storia non l’ho trovata per nulla interessante, anche se capisco che leggere Bolano come se fosse un noir (e applicando ad esso tutti gli elementi e gli sforzi del genere) non ha senso. Scrittura molto buona, stile alla Montalban, con anche buona ironia come piace a me, ma ho fatto estrema fatica ad appassionarmi e a seguirlo. Non bocciato. Solo rimandato ad un altro libro, ma per ora non è scoppiato l’amor.
Nicola Gervasini
DESCRIZIONE
Un noir. Un amore di perdizione, à bout de souffle, per una donna imprendibile e conturbante, una truffa e un crimine assurdi o futili; due balordi; l’inchiesta; e sotto tutto e tutti il gorgo risucchiante dell’incerto destino. Solo che su questi elementi strutturali del noir, tracciati con una intenzionale calligrafia a rendere più stridente e ironica la futilità dei moventi e l’inezia delle personalità in campo, interviene il tocco di Bolaño, con la sua vocazione a raccontare la vita di traverso usando la maschera dell’invenzione e del gioco intellettuali. Gli elementi del noir vengono smontati e rimontati seguendo un metodo che si potrebbe dire cubista, per il tentativo di presentare la vicenda in una sequenza di quadri ognuno mostrato con una specie di simultaneità di visione. La vicenda, partita dall’improbabile costruzione illegale di una pista di ghiaccio, è narrata da tre personaggi: un burocrate potente del sottomondo politico; un cileno, scrittore fallito che ha fatto fortuna e ama sensualmente la donna capricciosa che il burocrate ama spiritualmente; un messicano poeta, senza permesso di soggiorno, testimone casuale per seguire un amore da bassifondi. Ma lo schema non è quello classico delle diverse versioni della stessa vicenda. I tre mostrano, narrando i momenti della loro avventura, le varie e diverse sfaccettature dei fatti: una sola prospettiva le nasconderebbe, così come l’onniscienza del narratore in terza persona le priverebbe di ogni intensità esistenziale. Ne emergono in filigrana tutti i temi che fanno di Bolaño un ironico, malinconico poeta: l’amor tradito, le illusioni perdute. La fragilità del tutto. «Quello che è perso è perso», si conclude, nella voce di abissale e disarmante banalità di un narratore, la storia che sembrava piena di rumore e di furore.