Eccomi – il titolo riprende le parole pronunciate da Abramo nella Genesi, quando Dio gli ordina di sacrificare suo figlio Isacco (per l’appunto «Here I am», cioè «Eccomi», «Sono qui»).
Finito. Difficile spiegare questa opera immensa in cui c’è tutto e il contrario di tutto, l’amore, la famiglia, la religione; vi si parla di Bar Mitzvah, Olocausto, Sionismo, di un terremoto in Israele e di una possibile guerra, di divorzio, di Israele, della zona nord di Northwest (uno dei quadranti in cui è suddivisa Washington) e di sexting, ma soprattutto della ricerca della (impossibile?) felicità e l’abisso fra quello che vorremmo essere e fare, e quella che è la nostra vita reale.
Questa è la parte che mi ha intrigato di più, l’incapacità dei protagonisti di vivere… Lunghissimo, forse eccessivo, ma davvero merita.
Silvana Battaglioli
DESCRIZIONE
Ambientata a Washington durante quattro, convulse settimane, “Eccomi” è la storia di una famiglia in crisi. Mentre Jacob, Julia e i loro tre figli sono costretti a confrontarsi con la distanza tra la vita che desiderano e quella che si trovano a vivere, arrivano da Israele alcuni parenti in visita. I tradimenti coniugali veri o presunti, le frustrazioni professionali, le ribellioni adolescenziali e le domande esistenziali dei figli, i pensieri suicidi del nonno, la malattia del cane: tutto per Jacob e Julia rimane come sospeso quando un forte terremoto colpisce il Medio Oriente, innescando una serie di reazioni a catena che portano all’invasione dello stato di Israele. Di fronte a questo scenario inatteso, tutti sono costretti a confrontarsi con scelte a cui non erano preparati, e a interrogarsi sul significato della parola casa.