Fatto sta che io questo libro l’ho cominciato tenendo a mente la recensione di Sara De Paoli. Ricordavo da tale recensione, che alla pubblicazione del libro era sorta una diatriba relativa all’anonimato della Geisha.
Dunque niente di strano se, vista pure l’introduzione in cui si afferma che Sayuri era “ansiosa di vedere messa per iscritto la sua biografia”, io sono stata convintissima, fino all’ultima, l’ultimissima riga, fino alla pagina dei ringraziamenti, di star leggendo una VERA biografia (e che la diatriba dell’anonimato si riferisse proprio al nome di Sayuri). Eh. Praticamente sono stata fregata dal trucchetto letterario più vecchio e bieco del mondo, al pari di quel frescone del Manzoni che “aveva ritrovato quel vecchio manoscritto”. Oh, convintissima. Ho completamente aderito, spalmandomici di faccia, alla sospensione del dubbio. Mi merito almeno un applauso beffardo, per questo.
Andando al libro: in una notte non ho saputo metterlo giù e l’ho dovuto finire. Scorrevole ed emozionante, molto interessante (soprattutto se vi mettete in testa che sia una storia vera…). Mi ha molto colpito la descrizione del quartiere di Gion, quasi come entità a sé stante e indipendente dai suoi abitanti, e mi è piaciuta molto la gita di Chiyo nel quartiere delle prostitute, in cui credo se ne volesse dimostrare la grande differenza. Le (poche) scene della danza mi hanno coinvolta moltissimo e fatto sentire le stesse sensazioni della protagonista.
Il romanzo dipinge un mondo veramente affascinante, dove peraltro l’arte, la bellezza, la passione, la recitazione, il canto, la musica e la danza imperano su ogni altro valore culturale: e questo è decisamente un sogno emozionante per chi lotta per valorizzare tali elementi nel mondo reale.
Inoltre, sono molto arrabbiata con la protagonista, se proprio vogliamo dirla tutta. Ma la perdoniamo, e decisamente consigliamo questo libro!
martta loves
