Tutta la luce che non vediamo – Anthony Doerr

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Tre storie convergenti, in questo romanzo il cui arco temporale prevalente è durante la seconda guerra mondiale. La prima racconta di Marie Laure, una ragazza francese diventata cieca da piccola e del suo orientarsi nella vita e nella tragedia aiutata dagli altri sensi, olfatto, udito, tatto, gusto, esercitati con tale grazia da farci pensare che talvolta noi non si veda davvero ciò che guardiamo. La seconda segue Werner, orfano tedesco con un talento straordinario: sa costruire, aggiustare, sistemare, curare le radiotrasmittenti.
La terza narra di un diamante mitico. Si dipanano in brevi capitoli, le storie, fino a convergere a Saint-Malo, cittadina bretone fortezza e corsara.
Molte cose ho amato in questo libro: i modellini di città che il papà di Marie Laure costruisce alla figlia perchè possa capire col tatto, comporsi gli orizzonti, perchè possa capire lo spazio intorno, perchè possa rendersi indipendente. La cura, l’amore, il coraggio delle madri-sostitute, che accarezzano, cucinano, proteggono. E poi gli odori che traspirano dalle pagine, l’aroma del pane, il sale del mare, delle conchiglie, delle alghe, il profumo del vento. I sapori, quello delle pesche sciroppate che sovrasta ogni altro. E i suoni, la musica che salva sempre, ovunque, in ogni tempo, in ogni dove. Ma soprattutto ciò che rimane è l’atrocità, l’orrore della guerra, in cui tutto ciò che possiamo salvare è la frazione di istante durante la quale riconosciamo la nostra umanità nell’altro, come in uno specchio, e pensiamo quel pensiero e facciamo quel gesto e per un millesimo di secondo possiamo essere angeli.

Tutta la luce che non vediamo – Anthony Doerr

Stefania Lazzìa

(ah, sto libro ha vinto il Pulitzer e azzìa è sul pezzo. prego grazie scusi tornerò)

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