Questo romanzo, in originale Out, edito in italiano come Le quattro casalinghe di Tokyo (perchè? why? non si za), è un lungo thriller psicologico con qualche tratto pulp, un po’ lento, ma mi è piaciuto. Per ogni personaggio, anche marginale, viene data una lunga descrizione, dove altri autori riescono a inquadrare con poche parole i protagonisti, questa scrittrice preferisce la via larga, e si prende il suo tempo, un tempo ben speso, per me.
La trama è incentrata su un delitto, commesso quasi all’inizio del romanzo, da una delle famose quattro casalinghe, quattro donne, diversissime tra loro per temperamento e mentalità, che lavorano insieme al turno di notte in uno stabilimento di Tokyo (e quindi tecnicamente non sono neanche casalinghe, caro il signor traduttore titolista. Vabbè).
La più giovane e carina del gruppo apprende che il marito ha perso tutti i loro risparmi al gioco d’azzardo, e come spesso accade, non solo non è pentito, ma è pure aggressivo, e alla fine della conseguente scenata la percuote. La sera successiva, senza premeditazione e quasi senza rendersene conto, la ragazza lo strangola, e chiede aiuto a una delle sue amiche, quella che sarà la vera protagonista del romanzo, strana dark lady poco femme fatale, Masako Katori, che a sua volta coinvolgerà le altre due non-casalinghe.
Gli altri protagonisti, perchè è una storia con una serie di personaggi diversissimi dei quali ogni punto di vista viene esplorato, sono il gestore del locale di gioco d’azzardo in cui andava a rovinarsi il marito assassinato, la sua migliore ragazza squillo, un giovanotto membro marginale della yakuza, e un giovane operaio per metà brasiliano, collega delle quattro donne in fabbrica.
Tutti questi personaggi, di cui veniamo a sapere passato, storia, sogni, aspirazioni defunte, sono, per legarsi al titolo originale, Out: fuori dalla società, dal pensiero comune, dall’omologazione. Sono, loro malgrado e non senza angoscia, estranei tra i loro simili, lottano spesso facendo di tutto per integrarsi, senza mai riuscirci. La stessa Yayoi, l’assassina, quella apparentemente più vicina a tutti gli standard considerati accettabili dalla società giapponese (giovane, carina, sposata con due bei bambini, che dovrebbe solo badare alla casa e al benessere della famiglia), deve pian piano spogliarsi di ogni finta appartenenza al mondo borghese bene, e cominciare a lavorare di notte in fabbrica per mandare avanti il bilancio.
E’ una storia comunque complessa, perchè le dinamiche di come le quattro affrontano il delitto e il disfarsi del cadavere, e le successive indagini della polizia, gli interrogatori, le negazioni, le altre persone coinvolte, i vicini che parlano, per poi allargarsi via via ad altri protagonisti e tornare a loro stesse, perchè un delitto non è cosa da cui si esce senza conseguenze, non sono lineari, e rimangono a volte penose. Perchè, è evidente, chi era sconnesso prima dell’assassinio non sarà capace di redimersi dopo, di riempire quel vuoto che in primis ha portato verso questa nera strada particolare.
Mi è piaciuto, ho trovato anche molto interessante le caratteristiche sociali che emergono della società giapponese, non solo quelle che fanno “colore” e piacciono a prescindere a noi europei, ma quelle tristi di piccola vita quotidiana che al contrario tolgono fascino all’universo Giappone perchè mostrano livelli di maschilismo e alienazione che forse non sempre riusciamo a cogliere qui in Occidente.
Non è un libro d’azione, pur essendoci un assassinio, molta violenza, e un delitto passato. E’ anche un romanzo molto lungo, quindi chi si spazientisce in fretta, valuti. Alle donne penso piacerà di più.
Lorenza Inquisition
