Richard North Patterson, Giudizio finale

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Nelle ultime due settimane mi sono dedicata a quella che abbiamo definito lettura disintossicante. Dopo gli strascichi degli ultimi libri, molto amati ma con l’impatto di un caterpillar in manovra, cerco svago in racconti d’amore pieni di nulla e qualche giallo. Capita così che mi’ sorella, spacciatrice di fiducia, mi consegni questo libro quale compagnia per il viaggio di ritorno Roma-Torino. E io mi ci abbandono.
Come tanti gialli, questo è un libro che andrebbe letto tutto d’un fiato, ottimo per un fine settimana di freddo e pioggia, magari con due lineette di febbre che ti obbligano a rimanere barricato in casa. Mancando la febbre, la pioggia e il tempo, ho dovuto spezzettare la lettura in tanti piccoli frammenti, cosa che mi ha fatto perdere il ritmo della storia, impendendomi di gustarla appieno.
La trama è coinvolgente e scorre via bene, con l’alternarsi di racconti in tempo reale e flashback nel passato dei protagonisti. I personaggi sono ben caratterizzati, anche se ogni tanto agiscono in modo davvero poco verosimile. Ma qui l’errore è mio, che tendo ad aspettarmi comportamenti razionali anche dai personaggi di un libro.
Ho trovato un po’ irritante la massiccia presenza di frasi lasciate a metà, di riferimenti oscuri e velati a cose che non si possono dire, a fatti del passato mezzo accennati e lasciati in sospeso. Un trucco semplice per mantenere alta la tensione e la curiosità ma che se usato con troppa frequenza rischia avere l’effetto opposto e diventare semplicemente fastidioso.
Senza rivelare nulla, dirò che più o meno verso la metà del racconto si ha un’idea abbastanza chiara di dover andrà a parare la storia, ma il percorso che porta al finale è comunque intrigante,.
Il libro è datato, vecchio di una ventina d’anni. Questo lo rende affascinante e teneramente nostalgico. Perché? Perché manca la tecnologia che oggi diamo per scontata. I protagonisti faticano a fare ricerche al computer, se devono comunicare con qualcuno al massimo gli lasciano un messaggio in segreteria, ci mettono mezza giornata a rintracciarsi a vicenda perché non hanno un cellulare.
Capita così che se il presidente degli Stati Uniti ha assoluta necessità di parlare con te ti debba lasciare un messaggio alla reception dell’albergo. Poi tu, quando torni, lo richiami. Con calma.
Brevemente la trama: Caroline Masters è sulla strada per diventare Giudice Federale. E’ giovane, agguerrita, molto preparata. Non ha rapporti con la sua famiglia da più di vent’anni. Un giorno, appena avuta la notizia della sua nomina a Giudice, viene richiamata a casa perché la nipote, Brett, è accusata di essere l’autrice del brutale omicidio del suo fidanzato…
Stacchetto musicale di paura.
Consigliato.

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