La linea d’ombra – Joseph Conrad #JosephConrad #LineaDOmbra

“Sì, era là. Divorai con gli occhi, felice, lo scafo, l’attrezzatura. Quel senso di vacuità della vita che mi aveva reso così irrequieto negli ultimi mesi perse la sua amara ragione d’essere, la sua malefica influenza, dissolvendosi in un fiotto di emozione gioiosa.”

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Romanzo metafora della vita.
Conrad ci avvisa subito, di questo, nell’incipit.
Il momento della vita in cui si naviga per la prima volta in mare aperto prendendosi le prime responsabilità, senza aiuto di nessuno tranne che di se stessi, il momento in cui paura e curiosità ed entusiasmo si mescolano, il momento in cui non sappiamo se quel che stiamo facendo sia davvero la scelta giusta, il momento del bivio plurimo, quando davanti a noi si parano diverse possibili direzioni e dobbiamo sceglierne una sola, che probabilmente ci renderà insoddisfatti o comunque dubbiosi.
E’ il vero momento magico della vita di ognuno. Perché l’entusiasmo che possediamo quando ci gettiamo nel mare dell’esistenza è ancora candido, vergine, non macchiato da nulla. Già al secondo tuffo avremo perso questa incoscienza, questa pulizia, questa gioia e questa paura. Saremo già invecchiati, saremo più esperti, avremo più sicurezza, sapremo in parte quel che ci attende, un vantaggio che però ci farà perdere la magia iniziale.
Un romanzo tutto interiore, introspettivo, psicologico. E’ stato un uomo di mare, Conrad, quindi questo tema è una scelta obbligata, ma non dobbiamo farci ingannare dai tecnicismi e dai termini marinareschi. Non è un libro sulla navigazione in senso stretto. E’ un libro sulla vita. In cui il protagonista intraprende il suo percorso, attraversando tutti gli stati d’animo possibili, che lo porteranno ad una crescita emotiva e personale. Conrad, un polacco che pensava in francese e poi scriveva in inglese, la sua terza lingua. Una difficoltà in più, un traduttore di se stesso. Anche questo è un motivo di interesse per i suoi scritti, un percorso di crescita dentro l’altro, con molte sofferenze.

“È il privilegio della prima giovinezza di vivere in anticipo sui propri giorni, in quella bella continuità di una speranza che non conosce né pause né introspezione. Ci si chiude alle spalle il piccolo cancello della fanciullezza e si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre splendono di promesse e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione. Non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l’umanità è passata per quella stessa strada. È il fascino dell’esperienza universale da cui ci si aspetta una sensazione non comune o personale: un pezzetto di se stessi.
Riconoscendo le orme di chi ci ha preceduto, si va avanti, eccitati e divertiti, accogliendo insieme la buona e la cattiva sorte – le rose e le spine, come si suol dire – il variegato destino comune che ha in serbo tante possibilità per chi le merita o, forse, per chi ha fortuna. ”

“Un improvviso fremito di impazienza ansiosa mi corse nelle vene e mi diede una tale sensazione dell’intensità della vita come non avevo mai sentito prima, né ho sentito dopo. ”

“La gente ha una grande opinione sui vantaggi dell’esperienza. Ma sotto un certo profilo, esperienza significa sempre qualcosa di spiacevole, i contrasto con il fascino e l’innocenza delle illusioni.”

Musica: Oceans, Pearl Jam
https://www.youtube.com/watch?v=4WOk7UNAvOw

Carlo Mars

Stefan Zweig

« Inerme e impotente, dovetti essere testimone della inconcepibile ricaduta dell’umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata e che risorgeva invece col suo potente e programmatico dogma dell’anti-umanità. »
(Stefan Zweig, Il mondo di ieri, Ricordi di un europeo)

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Approfitto della visione del film “Una promessa” di Patrice Leconte e dalla lettura del breve romanzo da cui è tratto “Viaggio nel passato” per promuoverne l’autore Stefan Zweig (1891 – 1942) che forse a molti partecipanti di questo gruppo non dice moltissimo ma che io trovo assolutamente attuale e da leggere con grande piacere. Austriaco di nascita e cittadino europeo ante-litteram per cultura, intuizione e convinzione, quando ancora non erano esplose le due grandi guerre. Nel suo capolavoro che consiglio caldamente “Il mondo di ieri” racconta con qualche sobrio accento autobiografico il passaggio dall’Austria felix dell’impero asburgico allo scenario devastante della prima guerra mondiale e ai primi accenni dell’emergente nazi-fascismo. Scrittore all’epoca di grande successo, i suoi libri vengono fatti sparire da tutte le biblioteche europee dal Fuhrer, Zweig fu fiero di condividere questa sorte con celebrità come Thomas e Heinrich Mann, Franz Werfel, Sigmund Freud e Albert Einstein. Nel 1934 lasciò l’Austria per raggiungere Londra senza la sua famiglia. Nel 1938, dopo l’annessione dell’Austria al Terzo Reich, chiese la cittadinanza inglese. Nello stesso anno divorziò dalla moglie Friderike e nel 1939 sposò la giovane segretaria Lotte Altmann (1908-1942), con la quale l’anno dopo andò ad abitare a New York, ben sapendo che non avrebbe più rivisto l’Europa. Nel 1941 si spostò a Petrópolis in Brasile, dove si suicidò, con un’overdose di barbiturici, insieme alla sua seconda moglie nel 1942. La sua carriera di scrittore è ricca di bellissime biografie di amici geniali suoi contemporanei e non e, soprattutto sono memorabili i suoi racconti brevi e folgoranti (ripubblicati in anni recenti dalla benemerita Adelphi ( da leggere almeno : Bruciante segreto, Lettera di una sconosciuta ,Novella degli scacchi,Amok, Una notta fantastica e questo Viaggio nel passato, in cui il tempo è ancora una volta il grande protagonista che modifica il corso dei destini e dei sentimenti delle persone (qui una passione amorosa inespressa si traduce prima in una lunghissima attesa e poi in una inevitabile delusione perché nulla può rimanere immutabile.
Insomma un grande e forse non adeguatamente riconsiderato scrittore tanto più moderno quanto più precursore di visioni globali ancor oggi disattese.

Renato Graziano