David Grossman – Applausi a scena vuota #davidgrossman

APPLASUI

Naturalmente Grossman, vuoi per un motivo, vuoi per l’altro, ti lascia sempre con un groppo in gola. È la storia di due uomini, due “io narranti”: Dova’le cabarettista, bambino dalle strane abitudini che con la crescita non smentisce il suo modo di essere e Lazar, bambino chiuso e taciturno, poi diventato giudice della corte di cassazione ora in pensione. Dova’le contatta Lazar una sera e gli chiede di assistere ad un suo spettacolo di cabaret. Vuole sapere da lui, giudice di successo, che tipo di impressione dà al suo pubblico mentre si esibisce. Lazar vorrebbe rifiutare, la sua malinconia non gli permette di ridere volentieri, in questo non è molto cambiato. E inoltre non si ricorda molto di quella strana amicizia che aveva con Dova’le quando erano ragazzi.
Dova’le riesce a convincerlo e Lazar assisterà allo spettacolo più struggente della sua vita.
Grossman usa un’ironia macabra, a volte quasi grottesca. È inconsueto questo autore che nel suo romanzo ricorre alle barzellette per scavare nell’anima dei personaggi. Ma come riesce a creare empatia lui, in pochi ne sono capaci. Il protagonista sei tu, lettore, non i suoi soggetti.
Lento ma bellissimo.

Simona P.

DESCRIZIONE

Il palcoscenico è deserto. Il grido echeggia da dietro le quinte. Il pubblico in sala a poco a poco si zittisce. Un uomo con gli occhiali, di bassa statura e di corporatura esile, piomba sul palco da una porta laterale. Signore e signori un bell’applauso per Dova’le G.! C’è qualcosa di strano nella serata. Tra le sedie c’è un intruso, trascinato fino a quella cittadina poco raccomandabile da una telefonata inattesa: è l’onorevole giudice Avishai Lazar, amico d’infanzia di Dova’le. Deve giudicare la vita intera di quello che, lo ricorda solo ora, era un ragazzino macilento e incredibilmente vivace, con l’abitudine stramba di camminare sulle mani. Dova’le sul palco si mette a nudo, e imprigiona la sala nella terribile tentazione di sbirciare nell’inferno di qualcun altro. Nella storia di un bambino che camminava a testa in giù e da quella posizione riusciva ad affrontare il mondo. Un ragazzino che al campeggio paramilitare viene raggiunto dalla notizia della morte di un genitore e deve partire per arrivare in tempo al funerale. Ma chi è morto? Nessuno ha avuto il coraggio di dirglielo, o forse lui non ha compreso. Il giovane Dova’le ha un viaggio intero nel deserto per torturarsi con l’angoscia di un calcolo oscuro che gli avvelena la testa. Mio padre o mia madre? Ora eccolo, quel ragazzino, ancora impigliato nell’estremo tentativo di venire a capo di quella giornata lontana, ancora incapace di camminare dritto. Ci sono due personaggi: l’attore narratore e il ragazzino che rivive nel racconto, ma il vero personaggio è quest’ultimo che appare in piena luce ed è meraviglioso: ribelle ,scanzonato, intelligente, ma soprattutto profondamente buono, legato ai suoi genitori da infinito amore: un ragazzino che ti entra dentro e che non si dimenticherà facilmente.

L’ombra del vento – Carlos Ruiz Zafon #CarlosRuizZafon

copertinalibrozafony

Finito in un soffio.

questo libro mi è stato regalato anni fa, l’ho iniziato e subito abbandonato. Perché ci sono libri che devono incastrarsi nella tua vita, che devono scegliere il momento giusto.
l’ho ripreso sabato per caso, un po’ controvoglia e taac e scatta l’innamoramento!

E’ diventato uno di quei libri che ti appartengono, che ami al punto di non riuscire a smettere di leggere e che odi un pochino perché sta finendo. Un libro che ti appartiene.

la trama credo sia nota, l’ambientazione è una Barcellona sospesa tra due mondi, quello prebellico e quello franchista. I personaggi fantastici, insomma se qualcuno( ma credo saranno pochi) non lo avesse letto cominci subito.

A questo punto ho un’unica paura: gli altri libri di Zafon mi prenderanno uguale o proverò quella sottile delusione che a volte provi quando la seconda volta ( di qualsivoglia cosa ) non è all’altezza della prima?

nicoletta a.

DESCRIZIONE

Una mattina del 1945 il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all’oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro “maledetto” che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell’anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra.

COMMENTI

Carlo: Ecco, questo è uno di quelli di cui ho letto un parere positivo da parte di una persona di cui mi fido ciecamente, a livello letterario, e dunque sono certo che sia un bel libro, pur non avendolo ancora letto. Allo stesso modo sono abbastanza certo che gli altri non siano all’altezza. Ma sono solo intuizioni, sempre basate su ciò che pensano i miei amici. Insomma, io mi fido di loro, ecco.

Simona: L’ho letto anch’io d’un fiato. Ti lascia in un’atmosfera magica e sospesa in un’altra dimensione. Ho letto anche il gioco dell’angelo e… No, confermo. Pur essendo carino, non è allo stesso livello del primo. Quindi non leggerò il terzo. 

Sara: Amato questo, odiati gli altri, e ne ho provati diversi. Impianto narrativo sempre uguale a se stesso, elementi ricorrenti, tematiche analoghe, una noia e una delusione totali. Tienti stretto il primo e passa oltre!

 

Beppe: Emozionante e commovente fino alle lacrime.

FedericaSplendido. Tra l’altro il primo libro letto in spagnolo. Belli anche gli altri ma mai come il primo… stessa ambientazione, personaggi, trama… al quarto ho detto basta a metà lettura e non sono pentita.
Esibaletta Confermo tutto, ne ho letti diversi e non sono allo stesso livello. Dopo diversi anni ho però letto “Le luci di settembre” e lo ho trovato non paragonabile ma piacevole, forse se vuoi proprio leggerne altri aspetta un po’. 

 

Luca canto fuori dal coro. per me fu una grandissima delusione. L’inizio me lo ricordo bellissimo e coinvolgente, per poi perdersi un po’. Alla fine (ed è ovviamente una mia opinione) mi ha lasciato con una vaga sensazione di essere stato preso per il culo. Non saprei spiegarla diversamente.