*Un libro sul cibo
“L’amore non si pensa, si sente o non si sente”.
Una ricetta per ogni capitolo, dodici ricette della cucina messicana per narrare la storia della famiglia De la Garza e dell’amore non realizzato fra la ultima figlia, Tita, e il marito di sua sorella, Pedro. In una famiglia matriarcale e castrante, l’amore illecito dei due protagonisti non viene mai espresso apertamente, ma sbirciato da lontano e comunicato attraverso le pietanze che solo a descriverle fanno partire l’immaginazione e la fame. Ricette piccanti per scatenare il desiderio, mole agrodolce per celebrare le nascite, ciambelline fritte per saziare le attese frustrate, salsicce aromatiche per compensare le mancanze e poi ovviamente cioccolata cioccolata e cioccolata.
A differenza di Marquez, da cui riprende la narrazione storica che intreccia le guerre civili di liberazione del paese e la narrazione metastorica delle vicende famigliari, e dell’Allende da cui riprende la tecnica del narratore/nipote che rilegge le vicende a posteriori per dare un senso agli eventi e alla fragile memoria di questi, la Esquivel non si inserisce nel realismo magico sudamericano, ma mescola elementi surrealisti alla cultura pop della telenovela: non so come le sia saltato in mente, ma il risultato è altalenante, perché da una parte le aspettative sono alte e il climax ci porta a sperare in un finale coi fuochi d’artificio; dall’altra i fuochi d’artificio ci saranno di sicuro, ma di un genere che non ci si aspetta e credo che mi abbiano un po’ deluso. Un libro senza infamia e senza lode, che promette bene ma raccoglie male, con una nota positiva perché propone ricette invitanti per cimentarsi nell’arte culinaria della passione.
Stefano Lillium