La casa della Moschea – Abdolah Kader

«Era una grande casa. Lì, per secoli, famiglie dello stesso sangue avevano vissuto al servizio della moschea.»

Poesia, sogno, pace, armonia, contro realtà, crudeltà, disumanità. Il libro viaggia sempre su un doppio registro contrapposto.

Del resto l’essere umano è questo, capace di poesia, di fratellanza ma anche di rabbia, ferocia, anche contro i propri familiari, a volte, quando la politica, la religione o il denaro si frappongono ai rapporti tra le persone. Un libro che ti trasporta come un tappeto volante in un mondo che non è lontanissimo dall’Occidente ma che ai più è totalmente sconosciuto, semplicemente perché molti di noi sono troppo impegnati ad occuparsi del proprio giardino, non sapendo o facendo finta di non sapere che spesso quel giardino curato è venuto su a discapito del giardino di qualcun altro.

Kader descrive la ferocia, ma sempre con l’occhio dell’innamorato del proprio Paese, quindi senza mai rinunciare alla dolcezza e alla speranza, magari ingenua, ma che ti tiene sempre in vita, nonostante il crollo del mondo attorno a te. Uno sguardo su un mondo lontano con lo scopo di darci una lente per capirlo meglio, per capire che, in fondo, le caratteristiche dell’Uomo sono identiche ad ogni latitudine e sotto ogni eventuale Dio nel quale si vuol credere, siamo sempre quelli, con le nostre infinite contraddizioni interiori, i nostri slanci di amore e i nostri clamorosi errori, con nessuno che può essere in condizione di dare lezioni a qualcun altro. Se ci guardassimo negli occhi con attenzione, il posto in cui viviamo sarebbe sicuramente migliore. Ma non ne abbiamo la minima intenzione, ovviamente, che diamine, non sia mai…

Carlo Mars

(ed. Iperborea, pp. 466, trad. Elisabetta Svaluto Moreolo, 2008)
Musica: Gli uccelli, Franco Battiato https://www.youtube.com/watch?v=-yzQ6BEdAAI

Da secoli la famiglia di Aga Jan, ricco mercante di tappeti e capo del bazar, ha legato i suoi destini alla moschea di Senjan, nel cuore della Persia. La dimora adiacente alla moschea è pervasa da miti e antiche tradizioni, immagine armoniosa di una società che sta per essere attraversata dagli sconvolgimenti del presente, come fa presagire la massa di formiche che invade il cortile della casa nell’incipit del romanzo. Il piccolo centro religioso di Senjan rischia di rimanere lontano sia dalla modernizzazione filo-occidentale imposta dallo scià che dall’intransigente reazione oscurantista che si prepara nella roccaforte degli ayatollah di Qom. Proprio da Qom arriva un giorno il giovane imam Ghalghal, per prendere in moglie Seddiq, figlia dell’imam Alsaberi e, quando questi muore accidentalmente sarà lui a sostituirlo. Se dapprima sembra che la moschea abbia finalmente trovato una guida forte, all’entusiasmo succede presto lo sgomento: le sue parole si fanno sempre più arroganti e tentano di sfociare nell’azione violenta, quando Farah Diba, moglie dello scià e immagine dell’emancipazione femminile, arriva in città per inaugurare un cinema e si trova assediata da una folla sobillata da Ghalghal, che dopo la mancata sommossa, sfugge alla polizia e raggiunge Khomeini per preparare la rivoluzione dall’esilio. Sospesa tra un mitico passato e un drammatico presente, il romanzo è un cuore pulsante di vite e di storia, da cui si osservano gli eventi che cambieranno il volto dell’Iran.

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La sposa del mare – Amity Gaige #AmityGaige @nneditore

“Fra un minuto intraprenderemo la nuova tappa del nostro incredibile viaggio. Condurremo la barca nel vento e isseremo la randa. E a quel punto sentiremo l’antico richiamo. Ci collegheremo al cosmo.”

(NNeditore / 350 pagine)Meraviglioso!!! Un bellissimo e doloroso viaggio introspettivo che ti fa veleggiare sulla paura delle nostre gabbie mentali.Un libro da portarsi dentro una cabina armadio, per isolarsi dal resto del mondo e assaporarlo in ogni sua nota dolente, per riuscire a sentirne ogni respiro, ogni lamento, ogni grido di aiuto.Raggomitolarsi sul fondo e iniziare a sentire quel che c’è. C’è il mare sconfinato, sconosciuto e imprevedibile (mare che cura, che parla, che insegna, che lotta con il cielo… e al quale non importa chi tu sia), c’è il vento (difficile da definire, a volte ficcanaso, avido, a volte silenziatore, infantile, altre ancora arrogante, furioso), c’è il sole (che cuoce la pelle, che scalda rapporti raffreddati) e c’è la tempesta (che ti entra nelle ossa, e che devi imparare a rispettare).

Tutto qui, ogni parola, è metafora della vita.

“Il vento che metteva radici nella mia bocca, nei capelli, nei polmoni.[…] È difficile trovare un po’ di privacy su una barca, ma c’è soprattutto una presenza di cui un marinaio non si libera mai: quella del vento. Persino sottocoperta il vento fischia, interroga, strappa.”

C’è l’amore (“inspessito, addensato”, quell’amore che scricchiola, che oscilla come l’albero della barca, che ha perso la direzione e si rifugia ai margini) e c’è la paura (quella che paralizza e toglie il fiato). C’è il sorriso e lo stupore dei bambini (che non ri-conoscono il pericolo) e la preoccupazione (di chi ri-conosce un grave errore… ma… “dove inizia un errore?”). C’è la libertà senza compromessi, quella che provi quando intorno a te vedi solo acqua senza fine. E il terrore (che è prigionia) per lo stesso identico motivo.

“Valutai se pronunciare il suo nome, ma non lo feci. Valutai se chiedergli di tornare a letto, ma non lo feci. È faticoso portare il peso di parole per sempre inespresse.”

C’è la depressione, che amplifica e riduce, che distorce. C’è la perdita, e la sua disperazione. C’è la poesia (soprattutto quella di Anne Sexton).”È vero: la storia è scritta dai vincitori. Ecco perché abbiamo bisogno dei poeti. Per cantare le sconfitte.”

La sposa del mare è un romanzo intimo, a due voci; un dialogo perfetto, che però non avrà mai luogo. La voce di Juliet, chiusa nell’armadio, che fa i conti con la mancanza, con le conseguenze delle proprie scelte (accettare la proposta del marito di andare a vivere per un anno, con i loro due figli piccoli, in barca a vela… per ritrovarsi), con una maternità non proprio felice a causa di un abuso subìto che non l’ha mai veramente lasciata libera di andare “avanti”.

E la voce di Michael, attraverso il suo diario di bordo, che è molto più di un semplice diario di bordo… è la vivisezione di un privato difficile, di un matrimonio che non si è arreso, della sua voglia di libertà.

La mancanza di un qualsiasi soggetto su cui posare lo sguardo sembrava una forma di cecità. È questo. La vita è questo. Un viaggio senza indicazioni. I mari si stendono in ogni direzione.”

Un’alternanza riuscitissima, che incalza e che vorresti non finisse mai. Un romanzo amaro, che ti lascia addosso la salsedine e ti arruffa i capelli, ma anche una grande luce negli occhi, luce che è speranza e forza. Sono così tante le sfaccettature di questo libro che bisognerebbe incastonarlo su di un anello, proprio come un diamante, per poterlo rimirare ogni volta che se ne senta il bisogno.

“Per un po’ mi ero chiesta se ciò che ero diventata negli ultimi anni -scettica, ansiosa, arrabbiata-fosse il mio vero io o piuttosto la distorsione prodotta da una storia deformante.
Ma in mare, come la studiosa che verga il suo ultimo appunto, non avevo nulla che mi impedisse di rispondere a questa domanda, nulla che ostacolasse la mia conoscenza di me stessa. C’era solo un orizzonte sempre più vasto, vuoto in ogni direzione, un’assenza di interferenze, una prospettiva senza mediazioni: il puro, terrificante io.”

Antonella Russi

Chiusa nell’armadio della sua stanza, Juliet legge il diario di bordo che suo marito Michael ha scritto nell’anno trascorso in barca a vela insieme a lei e ai loro due bambini. Il viaggio è stata un’idea di Michael, che si è indebitato per acquistare la barca, e Juliet ha acconsentito, piena di dubbi. Comincia così un lungo e incalzante dialogo a due voci: Juliet ripercorre la memoria degli eventi, e Michael racconta il presente, inconsapevole e ottimista, certo che quella sia l’unica possibilità per recuperare il matrimonio, salvare Juliet dall’insoddisfazione, dare un’altra vita ai bambini. E all’inizio pare funzionare: a bordo dello yacht i vecchi problemi vengono spazzati via, la famiglia si trasforma in un perfetto equipaggio e la barca e il mare diventano la casa sempre desiderata. Ma il destino è in agguato, a strappare alibi e certezze, e a svelare il senso della vita anche a costo di perderla. Amity Gaige parla al nostro desiderio più profondo di essere amati e di sentirci liberi, senza compromessi; e parla di famiglia e matrimonio, rivelandoci che le gabbie più anguste sono quelle nascoste nella nostra mente.

Traduttore: Laura Noulian Editore: NN Editore Anno edizione: 2021