La sposa del mare – Amity Gaige #AmityGaige @nneditore

“Fra un minuto intraprenderemo la nuova tappa del nostro incredibile viaggio. Condurremo la barca nel vento e isseremo la randa. E a quel punto sentiremo l’antico richiamo. Ci collegheremo al cosmo.”

(NNeditore / 350 pagine)Meraviglioso!!! Un bellissimo e doloroso viaggio introspettivo che ti fa veleggiare sulla paura delle nostre gabbie mentali.Un libro da portarsi dentro una cabina armadio, per isolarsi dal resto del mondo e assaporarlo in ogni sua nota dolente, per riuscire a sentirne ogni respiro, ogni lamento, ogni grido di aiuto.Raggomitolarsi sul fondo e iniziare a sentire quel che c’è. C’è il mare sconfinato, sconosciuto e imprevedibile (mare che cura, che parla, che insegna, che lotta con il cielo… e al quale non importa chi tu sia), c’è il vento (difficile da definire, a volte ficcanaso, avido, a volte silenziatore, infantile, altre ancora arrogante, furioso), c’è il sole (che cuoce la pelle, che scalda rapporti raffreddati) e c’è la tempesta (che ti entra nelle ossa, e che devi imparare a rispettare).

Tutto qui, ogni parola, è metafora della vita.

“Il vento che metteva radici nella mia bocca, nei capelli, nei polmoni.[…] È difficile trovare un po’ di privacy su una barca, ma c’è soprattutto una presenza di cui un marinaio non si libera mai: quella del vento. Persino sottocoperta il vento fischia, interroga, strappa.”

C’è l’amore (“inspessito, addensato”, quell’amore che scricchiola, che oscilla come l’albero della barca, che ha perso la direzione e si rifugia ai margini) e c’è la paura (quella che paralizza e toglie il fiato). C’è il sorriso e lo stupore dei bambini (che non ri-conoscono il pericolo) e la preoccupazione (di chi ri-conosce un grave errore… ma… “dove inizia un errore?”). C’è la libertà senza compromessi, quella che provi quando intorno a te vedi solo acqua senza fine. E il terrore (che è prigionia) per lo stesso identico motivo.

“Valutai se pronunciare il suo nome, ma non lo feci. Valutai se chiedergli di tornare a letto, ma non lo feci. È faticoso portare il peso di parole per sempre inespresse.”

C’è la depressione, che amplifica e riduce, che distorce. C’è la perdita, e la sua disperazione. C’è la poesia (soprattutto quella di Anne Sexton).”È vero: la storia è scritta dai vincitori. Ecco perché abbiamo bisogno dei poeti. Per cantare le sconfitte.”

La sposa del mare è un romanzo intimo, a due voci; un dialogo perfetto, che però non avrà mai luogo. La voce di Juliet, chiusa nell’armadio, che fa i conti con la mancanza, con le conseguenze delle proprie scelte (accettare la proposta del marito di andare a vivere per un anno, con i loro due figli piccoli, in barca a vela… per ritrovarsi), con una maternità non proprio felice a causa di un abuso subìto che non l’ha mai veramente lasciata libera di andare “avanti”.

E la voce di Michael, attraverso il suo diario di bordo, che è molto più di un semplice diario di bordo… è la vivisezione di un privato difficile, di un matrimonio che non si è arreso, della sua voglia di libertà.

La mancanza di un qualsiasi soggetto su cui posare lo sguardo sembrava una forma di cecità. È questo. La vita è questo. Un viaggio senza indicazioni. I mari si stendono in ogni direzione.”

Un’alternanza riuscitissima, che incalza e che vorresti non finisse mai. Un romanzo amaro, che ti lascia addosso la salsedine e ti arruffa i capelli, ma anche una grande luce negli occhi, luce che è speranza e forza. Sono così tante le sfaccettature di questo libro che bisognerebbe incastonarlo su di un anello, proprio come un diamante, per poterlo rimirare ogni volta che se ne senta il bisogno.

“Per un po’ mi ero chiesta se ciò che ero diventata negli ultimi anni -scettica, ansiosa, arrabbiata-fosse il mio vero io o piuttosto la distorsione prodotta da una storia deformante.
Ma in mare, come la studiosa che verga il suo ultimo appunto, non avevo nulla che mi impedisse di rispondere a questa domanda, nulla che ostacolasse la mia conoscenza di me stessa. C’era solo un orizzonte sempre più vasto, vuoto in ogni direzione, un’assenza di interferenze, una prospettiva senza mediazioni: il puro, terrificante io.”

Antonella Russi

Chiusa nell’armadio della sua stanza, Juliet legge il diario di bordo che suo marito Michael ha scritto nell’anno trascorso in barca a vela insieme a lei e ai loro due bambini. Il viaggio è stata un’idea di Michael, che si è indebitato per acquistare la barca, e Juliet ha acconsentito, piena di dubbi. Comincia così un lungo e incalzante dialogo a due voci: Juliet ripercorre la memoria degli eventi, e Michael racconta il presente, inconsapevole e ottimista, certo che quella sia l’unica possibilità per recuperare il matrimonio, salvare Juliet dall’insoddisfazione, dare un’altra vita ai bambini. E all’inizio pare funzionare: a bordo dello yacht i vecchi problemi vengono spazzati via, la famiglia si trasforma in un perfetto equipaggio e la barca e il mare diventano la casa sempre desiderata. Ma il destino è in agguato, a strappare alibi e certezze, e a svelare il senso della vita anche a costo di perderla. Amity Gaige parla al nostro desiderio più profondo di essere amati e di sentirci liberi, senza compromessi; e parla di famiglia e matrimonio, rivelandoci che le gabbie più anguste sono quelle nascoste nella nostra mente.

Traduttore: Laura Noulian Editore: NN Editore Anno edizione: 2021

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