Dino Buzzati – Al Giro d’Italia #DinoBuzzati @giroditalia

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Ecco la mia prima lettura del 2016. Un genere di cronaca sportiva totalmente differente da quella attuale, ma anche da quella del 1949. Basta confontarla con quella del contemporaneo buzzantiano Verratti in appendice ad integrare le giornate nelle quali non usciva il Corriere della Sera. Il fatto sportivo è un pretesto per descrivere l’Italia, gli italiani e la loro storia (Garibaldi, Trieste città neo-italiana, il ricordo dei fatti di Cassino ecc.).
Le battaglie sportive fra Coppi e Bartali trasferite nell’Iliade e l’ultimo articolo dedicato alla vera protagonista del Giro, la bicicletta: “Noi viaggeremo per lo più in treno-razzo, allora, la forza atomica ci risparmierà le minime fatiche, saremo potentissimi e civili. Tu non badarci, bicicletta. Vola, tu, con le tue piccole energie, per monti e valli, suda, fatica e soffri.”

Alex A.

DESCRIZIONE

Nel 1949 fu incaricato di seguire il Giro d’Italia. Nell’Italia appena uscita dalla guerra non soltanto una corsa, ma anche una festa di popolo, e un momento di orgoglio nazionale. I giornalisti faticavano quasi quanto i corridori. Seguivano in macchina il percorso, si appostavano nei punti panoramici cercando di non perdere i momenti cruciali della giornata, e al termine di ogni tappa si precipitavano in albergo, scrivevano i pezzi, e li dettavano agli stenografi dei giornali, sempre con l’assillo di rispettare i tempi di chiusura della pagine.
Buzzati scrisse venticinque cronache memorabili, che sono state raccolte in volume da Mondadori con il titolo Dino Buzzati al Giro d’Italia. Ecco la più celebre, che racconta l’omerico duello tra Fausto Coppi e Gino Bartali, campione al tramonto, sulle grandi salite della tappa Cuneo – Pinerolo.

Matteo Strukul – La giostra dei fiori spezzati

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leggo matteo strukul perché è padovano e mi è istintivamente simpatico (dal look e dalla biografia mi pare il classico che dopo la laurea ha capito di aver sbagliato tutto e ha avuto il coraggio di intraprendere la sua strada), anche se le nostre conversazioni si sono interrotte quando gli ho chiesto se scrivendo la biografia di priviero avesse avuto il privilegio di vederlo senza occhiali scuri.
detto questo… pur non essendo il mio genere (un noir-pulp con tanta azione), non avevo affatto disprezzato i suoi due libri incentrati sull’affascinante giustiziera mila.

qui invece non ci siamo. sarà il passaggio a mondadori, ma il libro intreccia una discreta vicenda (dei delitti nel mondo della prostituzione) con la storia di padova di fine ottocento e elementi di scienza della criminologia. questo intreccio avviene in maniera un po’ pesante, con ampio ricorso nei dialoghi al famoso fenomeno dello spiegone. chi di noi, rivolgendosi ad un amico in pizzeria, non riferisce pari pari le teorie di keynes sull’intervento statale in economia?

alla fine il profondo giudizio critico è: un po’ mappazzone

Andrea Sartorati