Sottomissione, Michel Houellebecq

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lettura pre-pasquale per il libro che probabilmente ha avuto il traino di marketing più tragicamente involontario e contemporaneamente efficace della storia.

houellebecq può piacere o meno (qui probabilmente non è al suo meglio: a me è piaciuto molto nella sua versione meno estremista di una storia “normale” come la carta e il territorio), ma ha una rara capacità visionaria e la lettura dei suoi romanzi, pur tra tanti messaggi non sempre chiari, porta sempre a qualche riflessione stimolante.

l’autore immagina infatti una francia – ma il discorso vale per tutto il continente – molto prossima conquistata dalla religione musulmana. la “colonizzazione” non avviene attraverso conquiste militare o atti di violenza terroristica, ma col semplice meccanismo democratico delle elezioni.

il risultato è determinato dall’atteggiamento remissivo delle forze politiche tradizionali europee, tra una destra priva di cultura e una sinistra arrendevole in nome di una solidarietà buona solo per autoattribuirsi patenti di civiltà.

ma il vero messaggio del libro – a torto scaraventato dall’attualità nel dibattito sullo scontro fra civiltà – è che l’islam vincerà non tanto per i suoi valori, quanto perché alle miserie dell’uomo comune conviene così.

nel volume la mediocrità è rappresentata dal mondo accademico, ma basta guardarsi attorno per capire che, mentre nei quartieri molti sono pronti a imbracciare i forconi contro l’apertura di un kebabaro, nessuno disdegna i petroldollari nel caso lo sceicco di turno acquistasse la propria squadra del cuore.

in questo senso la sottomissione non serve immaginarla in un futuro vicino: è già avvenuta.

andrea sartorati

Michel Houellebecq, Sottomissione

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Finalmente terminato, non senza difficoltà, il V/2015. Si tratta di un romanzo visionario e iperrealista che si trova ai primi posti in classifica soprattutto in relazione ai recenti eventi di Charlie Hebdo. Tratta delle elezioni presidenziali della Francia del prossimo futuro in cui entrano in campo nuove forze politiche che fanno crollare il sistema consolidato e di come questo cambia la vita di un giovane professore universitario. Una lettura piuttosto impegnativa e ricca di citazioni storico/filosofiche non proprio accessibili a tutti. Ricco comunque di spunti di riflessione. Richiede un certo “impegno” e forse una seconda/terza rilettura.

Francesca Ogana