Spassoso, leggero e goloso: questo libro lo descrivo con questi tre aggettivi. Nel leggerlo ho ritrovato la stessa ironia di Beppe Severgnini quando, nei suoi libri, descrive gli americani o noi italiani: esaltandone le qualità ma descrivendone anche i lati meno felici sempre con sottile umorismo.
In una sorta di memoir culinario, Mayle – un inglese trapiantato in Francia – racconta i suoi viaggi alla scoperta di alcune delle più famose e succulente fiere culinarie che si organizzano ogni anno in varie cittadine francesi.
È un libro vecchiotto, quindi i consigli di viaggio in appendice al libro possono essere un po’ obsoleti, ma di certo è un testo che si legge tutto d’un fiato e che offre numerosi spunti, gastronomici e non. Da assaporare lentamente, magari in compagnia di qualche biscotto francese al burro.
Monica Eowyn Manzella
Che cosa può significare per un diciannovenne britannico, cresciuto nel deserto gastronomico e nutrito nelle grigie mense del dopoguerra, un viaggio nella Parigi dei ristorantini e dei bistrot, seguito da un tour in Provenza, con i tavolini e le sedie sotto gli ombrelloni? La conseguenza è una sola: quel giovane si innamorerà di quel paese meraviglioso, della sua cucina, dei suoi vini, della sua gente. In “Lezioni di francese” Peter Mayle rende omaggio a persone, luoghi, paesaggi, conosciuti nel corso della sua lunga storia d’amore con la Francia e, con un affetto sincero e un umorismo accattivante, ci accompagna alla scoperta di atmosfere, profumi e sapori indimenticabili.