L’acqua del lago non è mai dolce – Giulia Caminito #GiuliaCaminito #Bompiani

«In un romanzo a tratti visionario e affidato a una lingua corposa, dalla consistenza materica, mentre Antonia resta “scolpita nel marmo della sua maternità”, Gaia, personaggio capace di suscitare nel contempo solidarietà e profonda avversione per il crescente cinismo, “muta come biscia al sole”»Marzi Fontana, la Lettura

Buonasera cinquantine e cinquantini ( molto più prolifici lettori di me), vi lascio la mia esperienza dell’incontro difficile e carnale con un libro di cui si sta parlando molto, per chi desidera addentrarsi. Buona lettura!

Leggere il libro di Giulia Caminito é stato una lotta. Avevo previsto un giorno di bulimia emotiva, sono diventati tre, poi una settimana. Ho detestato la sua incredibile pesantezza, la drammaticità che penetrava nelle porosità di ogni singola frase. Durezza adamantina, nucleo d’acciaio dentro un guanto di pelle scabra. Ce la faccio? Leggevo due pagine e il cuore doveva già rallentare, troppa verità, troppa acqua. Tre storie vere si intrecciano in un’unica trama romanzata, sullo sfondo Anguillara Sabazia e il lago di Bracciano, al centro la vita adolescente di Gaia è quella della madre Antonia.

Antonia mi ha ricordato cicatrici ben note nella storia della mia famiglia, quella rabbia trasparente e feroce di chi deve fronteggiare ogni giorno la minaccia della miseria e deve reggere da sola le mura di un’intera famiglia. La povertà rende scorze dure, gli affronti si stratificano pronti ad esplodere, come un’eruzione vulcanica, e la vita di Gaia si annoda intorno a questi scoppi, arrampicandosi attraverso le varie tappe della crescita con le unghie e con i suoi indomabili capelli rossi. Studentessa modello, ragazza criminale. Amica coraggiosa, discreta, limpida, ma che sa punire con distanze omicide, silenzi gelidi. Ma nella vita tutto gira e ritorna, tutto si paga. Finché, con il sopraggiungere dell’età adulta, il vulcano si spegne lasciando il buco di un cratere, ma persino il vuoto, il solco più doloroso, può essere colmato con l’acqua. Anche se non é mai dolce.

In questa storia vengono a galla anche questioni politiche e sociali, che però si avvolgono intorno alla storia o, per meglio dire, trasudano da essa, lasciando alla mente del lettore il compito di valutare, cogliere. Un romanzo che definire crudo sarebbe riduttivo e ingiusto, perché ingiusta, dura, palpitante, violenta, appassionata e crudele é proprio l’adolescenza, e leggere questo libro ne fa rivivere il dolore, che sia per riconoscimento o per mancanza. A me, per esempio, ha ricordato che un’adolescenza normale, con gli amici di gruppo, i fidanzati, le nemiche e i nemici, i riti di passaggio e di iniziazione, i pomeriggi trascorsi a casa con le amiche, le uscite in bicicletta, in motorino, in macchina, per andare al bar, in spiaggia o in discoteca non ci sono mai stati, se non davvero radi. È un libro molto “italiano” e per questo scomodo, perché raccontando di Gaia e della sua famiglia, di Anguillara e di Roma, si racconta anche di quello che é l’Italia, di cosa significa vivere nella realtà ristretta ma anche intima, antica di un paese, ed essere sottoposti al perenne stigma del confronto tra strati sociali diversi, con il loro pesante carico che si ripercuote anche sulle possibilità di un futuro, sul tentativo disperato di emergere. Un romanzo che potrei anche, perciò, senza timore definire “politico”.

Persino un cuore duro come il mio si é lentamente sciolto, alla fine le parole di Giulia mi hanno sparato, mi sono penetrate nel fianco. Consiglio una lettura immersiva in cui vi lasciate trasportare dalla corrente in piena di questo linguaggio particolare, dagli echi classici, con punte semantiche forbite come piccoli diamanti ed elenchi di immagini che come melma, rami caduti da un faggio, foglie, detriti e cadaveri vi trascineranno, se vorrete abbandonare l’ego, verso la cascata delle emozioni che compongono la nostra identità privata, ma anche la nostra identità di italiani che vivono, lottano e combattono per sopravvivere in Italia.

Giulia Casini, 3.03.21

L’ acqua del lago non è mai dolce – Giulia Caminito

Editore: Bompiani Collana: Narratori italiani

Anno edizione: 2021 In commercio dal: 13 gennaio 2021

Tanti piccoli fuochi – Celeste Ng #romanzo #recensione #CelesteNg

A Shaker Heights non si parlava d’altro quell’estate: di come Isabelle, la figlia minore dei Richardson, avesse perso definitivamente la testa e dato fuoco alla casa […]. Poco dopo mezzogiorno, quel sabato di maggio, i clienti che spingevano i carrelli della spesa da Heinen’s avevano sentito i camion dei pompieri accendere le sirene e sfrecciare verso il laghetto delle anatre. A mezzogiorno e un quarto c’erano quattro mezzi rossi parcheggiati in una fila disordinata lungo Parkland Drive, dove le sei camere da letto di casa Richardson erano in fiamme, e chiunque nel raggio di un chilometro poteva vedere il fumo levarsi sopra gli alberi come una nube temporalesca densa e nera. Più avanti la gente avrebbe detto che i segnali c’erano fin dall’inizio: che Izzy era una piccola pazza, che c’era sempre stato qualcosa di sbagliato nella famiglia Richardson, che non appena avevano sentito le sirene quel mattino sapevano che era successo qualcosa di terribile.

Tanti piccoli fuochi – Celeste Ng
Bollati Boringhieri, 2018
Traduzione di Manuela Faimali

Un bel romanzone famigliare, americano, la storia di una famiglia “perfetta” che ovviamente perfetta non è, gli adolescenti, l’America bianca e wasp sedicente democratica che fa fatica ad includere chi ha avuto una vita meno liscia e regolare. Ma è soprattutto un romanzo sulle madri, sui tanti modi di esserlo – o di non esserlo, una vicenda al femminile che racconta una certa società borghese americana, democratica nel voto, ma profondamente conservatrice nell’anima. È  centrale il tema della maternità, delle gioie, dei dolori, delle fatiche e delle paure che ruotano attorno al ruolo di madre, ma parla anche di famiglia, di adolescenza, di scelte che cambiano la vita. Un po’ young adult, un po’ storia famigliare su sfondo sociale, va probabilmente letto per le riflessioni che suscita, anche se non è sempre facile identificarsi nella storia o nei personaggi.

Molto bello la prima metà, poi ha cominciato a darmi un po’ il senso del polpettone rosa – appunto – americano. Ho iniziato a vedere la serie che ci potrebbero fare, la mamma bionda con la faccia di Laura Dern… forse il suo difetto è quello di dire troppo, di raccontare tutto, come se il lettore non fosse capace di mettersi nei panni dei protagonisti, di leggere quello che non è scritto.
Comunque un bel romanzo da ombrellone, garbato ma pungente nel denunciare perbenismi e ipocrisie di certe vite borghesi solo apparentemente perfette.

Da piccola le avevano insegnato a rispettare le regole, a credere che il buon funzionamento del mondo dipendesse dalla loro osservanza, e lei le rispettava – e lo credeva.

Silvia Chierici