Lei è La Fata dell’angolo, lui è Carlos.
Lei è una “vecchia checca”, che sbarca il lunario con lavori di ricamo commissionati dalle ricche signore dei quartieri alti e che agghinda la sua casa e il suo mondo di colori e foulard. Lui un giovane bello e appassionato, disposto, assieme ai suoi compagni, a rischiare la vita per combattere il regime.
Intorno a loro Santiago e il Cile del 1986, la dittatura, l’attentato a Pinochet, la repressione, i rastrellamenti, le donne in piazza con le foto dei desaparecidos, ma anche i siparietti surreali del dittatore, alle prese con le chiacchiere interminabili e insopportabili della moglie e con i propri incubi, sempre più cupi e reali.
Si incrociano per caso all’emporio, la fata e Carlos, e lui le chiede di poter lasciare a casa sue della casse di libri.
“Libri censurati, le aveva detto con quella bocca da giglio bagnato”.
Inizia così il racconto di un amore impossibile, colorato e struggente.
Lei fin da subito sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa anche solo per poter sentire i suoi passi che salgono le scale, lui piano piano si trova come incantato dalle attenzioni di quella persona strana, capace di colorare il mondo intorno e di renderlo forse più lieve e sopportabile.
Una storia che si immerge fino ad annegare nella disperazione del mondo che gli fa da cornice, ma che riesce a mantenere intatti i propri colori e la propria leggerezza.
Una storia che sembra raccontata da una farfalla, che vola leggera alla ricerca di fiori e nettare, e che se si abbassa su letame e rifiuti è solo per trovare una corrente calda che la porti più in alto e più lontano.
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Mo Yan – Le rane #moyan #lerane
Ed eccoci di nuovo nella Macondo della Cina, nella “zona a nordest di Gaomi” che nella narrazione di Mo Yan diventa un luogo magico ed epico, popolato da personaggi che concentrano in sé un intero popolo, e le cui vicende sono un distillato della Storia di tutta la nazione.
Il romanzo, che si apre agli inizi degli anni ’50 e si chiude nei primi anni 2000, ci porta a vivere, attraverso le vicende di Wan Xin, Xiaobao e degli altri protagonisti del romanzo, gran parte delle trasformazioni e contraddizioni che ha attraversato la Cina in questi anni.
All’inizio del racconto Wan Xin è una levatrice, anzi, La Levatrice della zona a nordest di Gaomi; la prima che affronta le complicazioni dei parti con freddezza e approccio medico, anziché con le pratiche tradizionali delle mammane, spesso pericolose e dagli esiti drammatici. E’ lei che, nella zona, viene vista come l’incarnazione della dea della fertilità, ed è lei che fa nascere quasi tutti i protagonisti che impareremo a conoscere nelle 350 pagine di questo romanzo.
Con l’avvento della politica del figlio unico, all’inizio degli anni ’70, colei che era nella zona era quasi venerata per la sua capacità di risolvere i parti più complicati, diventa l’avanguardia del regime e l’artefice inflessibile della sua politica.
La sua tenacia e ferocia nel mettere in pratica la politica di controllo delle nascite rasenta il fanatismo, e in una zona rurale, dove l’applicazione delle tecniche di contraccezione “consigliate” dal Partito si scontra con usanze e abitudini radicate in profondità (“se una donna non fa figli che cosa ci sta a fare?”) porta a situazioni dagli esiti a volte drammatici.
Gli anni però scorrono inesorabili e i nostri protagonisti assistono piano piano alle trasformazioni delle proprie vite e dell’intera nazione.
La politica del figlio unico ha perso la sua forza e diventa quasi più solo una questione economica; chi vuole un figlio in più e può permetterselo paga la multa, e se non può permetterselo trova altri modi per aggirare la legge.
I protagonisti stessi sono quasi storditi dalla profondità dei cambiamenti, così come dalla loro rapidità, e si trovano a dover fare i conti ciascuno con i propri ideali, con il proprio passato e con i propri fantasmi, alla ricerca di una redenzione che forse può essere concessa dalla Storia, ma difficilmente potrà arrivare dalle anime delle migliaia di bambini non nati, che, come la rane degli stagni, fanno sentire la sera la propria voce e tormentano la vecchiaia di Wan Xin, che tenta di ridare loro un posto nel mondo modellando assieme al marito le loro immagini nella creta.
Così come nell’azzeccatissima copertina, Mo Yan mette a fuoco una figura tra tante, la stacca dal gruppo e riesce nell’acrobazia di renderla unica tra milioni, ma nello stesso tempo rappresentativa di tutti, finanche di un intero popolo che, pur abbagliato dal presente radioso, si trova a fare i conti con il proprio pesante passato.
Luca Bacchetti

