Zadie Smith, The New Yorker, L’ambasciata di Cambogia

Zadie? Chicca? Vieni n’attimo qui che zia ti deve parlare…
Ecco, mettiti seduta per benino, non ti mangiare le unghie, non ti tormentare il turbante, tranquilla. Come dici? non sei tranquilla? ahhhhh, lo vedi, sei na regazzetta sveja, ce lo sai di cosa vorrei parlarti. E non cominciamo con le giustifiche, è il New Yorker che ti tormentava, dici. Và che lo chiamiamo qui anche lui, Sig. New Yorker prego, si segga anche lei.
Che zia ha capito, vi abbisognava la short story e il sobborgo di Londra e l’immigrata c’hanno il loro pubblico, se sa. EPPERO’. zia, stolta, l’ha COMPRATO sto robo qua. State a piagne? io dovrei piagne, io e la mia pusillanimità di fronte a certi argomenti. Cheppoi non sarebbe manco accio letto sul paginone del giornale. Ma avendolo comprato??? Me ne stavo lì, locca locca, confidente e SBEM, finito.
Sloggiate va, tutti e 2. Tu Zadie, senza TV, pc, cellulare, playstation fino a data da destinarsi.
Lei, Dottore, almeno ha venduto du copie in più? Smammate, entrambi.
E ringraziate che zia è fregnona e alla fine perdona tutti.

L’ambasciata di Cambogia – Zadie Smith

Lazzìa:

che se poi nun siete cojonazzi come zia lo trovate tutto qua:
http://www.newyorker.com/…/20…/02/11/the-embassy-of-cambodia

Non dire una parola, Andrew Klavan

klavan

Non dire una parola – Andrew Klavan

Pertanto, avendo trovato il titulo del famoso libro prestato e mai più tornato alla casa e avendo altresì rintracciato il nome dell’autore ecco che ho fatto la prova, vediamo se quel tot di suspense che avevo trovato dillà lo ritrovo anche diqquà. Che io talvolta mi immolo per la causa, si sappia(Delillo umammà!). Ebbene l’Andrea non fu diludente. Oh, e mica il tesoro dell’isola sperduta, intendiamocivici. Epperò daje, un onestissimo trillerone co tanto di psichiatra, relativi pazienti, rapimenti, mortammazzati, splatterini (ma brava me, se non so esaggerati li areggo). Che ogni tanto un trillerone ci sta come il pecorino sull’amatriciana. Daje.

Lazzìa