La tentazione di essere felici – Lorenzo Marone

marone

E forse è normale, andando avanti con gli anni, pensare alle traiettorie che ti hanno portato ad essere ciò che sei qui ed ora, un tornante, una scorciatoia, una strada secondaria e potevo essere là, chissà dove, forse sarebbe stato meglio forse no, forse non è stato poi tutto sbagliato forse era meglio così forse ma forse ma si. Pe falla corta pe falla breve, Cesare è un vecchietto che je darei du sberloni a mano smerza e poi me lo ciancicherei in un abbraccio (anche se nè a me nè a lui piacciono le smancerie). La storia di Cesare si pappa in un sol boccone e va giù liscia liscia, e te la gusti e ti lascia un sapore buono. Mi ha ricordato il vecchietto di un calcio in bocca fa miracoli del coniglio nostro, anch’esso dispettoso e insopportabile e irresistibile. Mi piace. Farò anch’io l’elenco delle piacitudini, prima o poi. E mi piace pure la Pulce de noantri che l’ha suggerito e recensito da leccarsi i baffi. E ora ce vorebbe proprio un bel bicchiere di rosso, alla salute di Cesare e de tutti li sua.

La tentazione di essere felici – Lorenzo Marone

Stefania Lazzìa

La tentazione di essere felici – Lorenzo Marone

“Mi piace chi ama per primo” (cit. Cesare Annunziata)

marone

Cesare è una meraviglia, occorre dirlo. Una meraviglia di personaggio. Non fosse eticamente poco consono vi direi di iniziare ad averci a che fare dall’ultimo capitolo, sunto straordinario di una poesia umanissima di cui, maledetta me, scopro di avere sempre più bisogno. Poi occorre anche altro perché un libro ti risuoni fra le scapole, ma la poesia umanissima del r-esistere al mondo amandone le sfumature è proprio bella musica per fare la giusta compagnia al tuo bislacco diario di minuti in quei momenti in cui, c’è poco da fare, senti di avere le saccocce del tempo bucate. Antipatico come un dito in un occhio e poi adorabile, irritante e simpaticissimo, ironico, pungente, verissimo. Settantasette anni, vedovo, due figli, padre imperfetto, compagno di vita rattoppato, insoddisfatto eppure fedele, in qualche modo fedele, a cosa poi lo scoprirete un pezzo alla volta.
Una Napoli che non mi riesce di smettere di amare è il polmone in cui gira l’ossigeno della storia di Cesare e lui la indossa con disincanto e profonda affezione.
Immediato, coinvolgente, ben scritto, violento e delicato come solo i corpi riescono ad essere, con i loro segni, i loro vizi, quella finitezza assodata e imbarazzante, stimolante e dura e commovente.
Niente male, insomma. Lo finisci e ti viene voglia di organizzare una cena per portatele in casa le anime che hai incontrato, cosa che non accade sempre e quando accade è bello.

Rob Pulce Molteni