Questa non è una recensione. Come Cuore di tenebra non è un romanzo che racconta di fatti e persone e situazioni. Non lungo, poco più di 100 pagine, eppure per me è stato difficoltoso finirlo. Difficoltoso seguire le frasi che si susseguono, tra virgole, punti e virgola, trattini da incisi, punti senza gli a capo. Frasi narrate in prima persona da un uomo di mare, Marlow, che seduto come un Buddha sulla poppa di una barca racconta ad altri uomini di mare di ciò che gli è accaduto navigando lungo un tratto del fiume Congo. Sì, ma cosa gli è accaduto? In effetti ancora adesso, nello scriverne, resto perplessa. Non ho volutamente letto altre recensioni per non togliermi una mia idea in testa. Il racconto di Marlow è la cronaca di un viaggio e di un incontro, quello con l’ineffabile Kurtz, un uomo notevole – come spesso si ripete parlando di lui. Ma in realtà potrebbe anche essere un racconto del tutto immaginario, di un viaggio mentale nei recessi dell’anima, a cercare e scoprire l’orrore e la tenebra che si porta dentro come spettatore di qualcosa di sbagliato. Il racconto di Marlow, che è il racconto dello stesso Conrad e di ciò che realmente ha visto nelle sue navigazioni, è un’accusa contro la crudeltà che l’uomo porta nella vita di altri uomini, conquistandone le terre e imponendo loro il suo stile di vita e una quasi inevitabile morte (fisica e d’identità). Concettualmente il libro è sicuramente rilevante e molto moderno, considerando il periodo in cui fu scritto, ma rimane per me ostico. Non posso dire che non mi sia piaciuto ma nemmeno che mi abbia toccata o colpita. E quindi questa non è una recensione; perché quando un libro non mi piace molto ma al contempo so che è importante, mi sento in difetto io. E chi sono per dire no? Come concludere questa non recensione? Senza conclusione, appunto, ma solo con una citazione.
“Non erano colonizzatori; la loro amministrazione consisteva soltanto nello spremere il più possibile, e nulla di più, sospetto. Erano conquistatori, e per quello basta solo la forza bruta – niente di cui vantarsi, quando la possiedi, dal momento che la forza è solamente un evento fortuito che deriva dalla debolezza altrui. Si appropriavano di quanto potevano prendere solo per il gusto di appropriarsene. Era solo rapina con violenza, omicidio aggravato su larga scala, con uomini che ci si buttavano alla cieca – come si addice a coloro che affrontano le tenebre. La conquista della terra, che per lo più significa portarla via a coloro che hanno una diversa carnagione o nasi leggermente più piatti dei nostri, non è una cosa edificante quando la si osservi troppo a lungo. Ciò che la riscatta è unicamente l’idea. Un’idea alle spalle; non una pretesa sentimentale, ma un’idea; e una fede disinteressata nell’idea – qualcosa che si possa erigere al di sopra, e davanti a cui inchinarsi, e a cui offrire sacrifici.”PS: sì, lo so che questo libro ha ispirato Apocalypse now. Ma siccome sono una brutta persona, ammetto anche che non ho mai visto il film. Una vera vergogna, diciamolo!
Marta Gi