La Némirowsky si conferma una delle mie scrittrici preferite, molto vicina a diventare LA scrittrice più amata.
Questo non è il suo lavoro migliore, siamo distanti dai livelli da capolavoro di Suite francese o David Golder. Ma è forse il libro che serve più degli altri a capire l’autrice, l’influenza che le sue vicende personali vissute durante l’infanzia hanno avuto sulla sua scrittura.
La nemica è la storia di Gabri, ragazzina quattordicenne con una madre tristemente frivo…la e leggera, alla costante ricerca del piacere, della ricchezza, dell’attenzione altrui. Accanto alla sorella più piccola, Gabri percepisce la madre come un’ombra intravista di sfuggita, un profumo forte e volgare tra pizzi e merletti, un rumore di passi a tarda notte. La madre è la responsabile della sua solitudine, della sua sofferenza, della morte dell’amata sorellina, dimenticata troppo in fretta. E’ una madre che non c’è, tremenda nella sua assenza, contro la quale imbastire una vendetta sottile e spietata.
Il libro stesso è una vendetta, la rivalsa della giovane Nemirowsky nei confronti della madre. La prima metà del libro è da brividi, con quella soavità con la quale l’autrice riesce a raccontare i dettagli più tristi delle due bimbe lasciate a sé stesse. L’eleganza della scrittura è inarrivabile, nel suo modo di essere sottilmente spietata nell’analizzare gli stati d’animo dei protagonisti. La seconda parte è più scontata, con passaggi di situazioni e di pensieri un po’ troppo bruschi.
Consigliato, come tutti i libri della Nemirowsky.
“Le attribuì la responsabilità di tutto……Era colpa sua: perché non l’aveva custodita, protetta? Quell’orrore, quella sporcizia, lei non li avrebbe mai conosciuti se sua madre fosse stata una vera madre”.
Anna LittleMax Massimino

