Le ragazze – Emma Cline #recensione #emmacline

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Ho impiegato due settimane per leggere le 334 pagine di questo libro, non perché fosse troppo lungo ma perché ogni volta che lo posavo non mi sentivo invogliata a riprenderlo in mano. Più volte mi sono detta: quasi quasi scrivo sul gruppo se qualcuno lo sta leggendo e cosa ne pensa, ma poi ho pensato che se non lo finivo non potevo leggerne un altro (eh sì, sono fatta così!).
Ma poi sono riuscita a finirlo, e non mi è dispiaciuto del tutto.

La storia è ambientata in California nell’estate del ’69 con protagonista Evie, una quattordicenne in cerca di qualcuno che le dedichi un po’ di attenzioni dopo la separazione dei suoi, anche se a raccontarcela è Evie dei giorni nostri, ormai sessantenne. Un giorno mentre è al parco vede arrivare un gruppo di ragazze, magre, sporche, coi capelli al vento e decisamente non curanti di quel che può pensare la gente circostante, così decide di volerle conoscere meglio. Una serie di eventi la porta ad avvicinarsi al gruppo nei giorni successivi e da lì il passo è breve perché il gruppo sa bene cosa vuol dire essere generosi. Le ragazze vivono tutte insieme in una pseudo comune in un ranch, dove Russell è la guida o meglio il guru del gruppo e le droghe sono più abbondanti dei pasti che fanno. Vi ricorda niente? Dovrebbe, perché la traccia è quella della storia di Charles Manson e della strage di Bel Air, compiuta nell’agosto 1969 (ammetto però che quando l’ho comprato non avevo capito che trattasse di questo argomento), quando l’attrice Sharon Tate e numerosi suoi amici furono massacrati nella sua residenza di Hollywood.
Emma Cline riesce a descrivere le situazioni e le cose che passano per la testa della protagonista in un modo che ti sembra di essere lì e di essere quasi una sua amica. Se poi si pensa al fatto che ha solo 24 anni e questo è il suo primo libro, chissà cosa ci riserverà in futuro. L’altro lato della medaglia è che è trooooppo descrittiva, la protagonista mi stava antipatica e l’argomento comunque non fa per me. Detto ciò, è scritto bene, ma non lo ricomprerei.
Questo libro si adatta bene a 3 punti della disfida ma ancora non ho scelto quale
1 un libro comprato d’impulso
2 un libro scritto da un’autrice sotto i 30 anni
3 un libro che parla di un argomento scabroso
Mi sono dilungata troppo, la mia comunque vuole essere una riflessione e non una recensione, anche perché non ne ho mai scritte e non saprei da dove cominciare. Se qualcuno l’ha letto e ha idee diverse dalle mie mi interesserebbe conoscerle. Buona giornata!
Ps. Siate clementi è la mia prima volta.

Luciana Grillo

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Emma Cline – Le Ragazze #recensione #EmmaCline

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Povere ragazze. Il mondo le rimpinza di promesse sull’amore. Quanto ne hanno bisogno, quanto poco ne otterrà la maggior parte di loro.

La mia 68sima e ultima lettura del 2016 è un libro assai pubblicizzato e promosso dal battage pubblicitario delle case editrici, e, come spesso capita, l’aspettativa alta forse un poco delude. Le ragazze della ventiquattrenne (all’età della stesura) Emma Cline è il racconto di una sessantenne delusa che rievoca il suo passaggio dall’adolescenza all’età adulta, negli anni del Flower Power. La giovane racconta la sua esperienza di fine anni ’60 nella California sballata degli hyppies figli dei fiori, finita con un massacro che ricorda molto la strage di Bel Air della setta di Charles Manson in cui morì la bellissima Sharon Tate, moglie di Roman Polanski. Scritto molto bene, in effetti, quasi sorprendentemente data la giovane età dell’autrice, nel libro prevale la bella scrittura sulla sostanza drammaturgica, assai scontata a mio parere. Quante volte abbiamo sentito parlare, leggere e scrivere di adolescenti stanchi di genitori convenzionali, assenti, incapaci di ascoltare e quindi alla ricerca di attenzioni o emozioni fuori dalla famiglia, è un tema ormai trito e sviscerato. Qui la giovane protagonista Evie Boyd si fa attrarre da un gruppetto di ragazze con una leader seducente – Suzanne – che la avvierà all’amore di gruppo e a un’attrazione saffica inespressa – di cui si invaghisce e che la porta a vivere in un ranch, comune di giovani alternativi e forse emarginati capeggiato dal solito squinternato guru, Russel, musicista mancato che predica banalmente l’amore assoluto. Il finale è scontato e prevedibile, perchè annunciato già a metà libro e quindi la Cline in realtà sembra puntare al ritratto di una generazione, peraltro da lei non vissuto, che non emoziona perchè la materia sembra più studiata a tavolino che vissuta con partecipazione. Alla fine la protagonista ripensa a quegli anni di illusioni e di sballo con un po’ di sollievo per essere scampata ad una partecipazione diretta alla strage e con un po’ di rammarico, forse, per la vita intensa che poteva essere e non è stata, finita in solitudine a fare la badante. Tristezza per favore va via.

Renato Graziano