Il Rosso di Marte – Kim Stanley Robinson #recensione #KimStanleyRobinson

Il rosso di Marte – Kim Stanley Robinson
Traduttore: M. Carità
Editore: Fanucci

La trilogia di Marte (Red Mars, Green Mars, Blue Mars) è un ciclo di romanzi di fantascienza scritti da Kim Stanley Robinson che narrano della colonizzazione e terraformazione del pianeta Marte. La narrazione si svolge seguendo dettagliatamente i personali punti di vista dei protagonisti (punti di vista spesso enormemente differenti gli uni dagli altri); decisamente più utopico che distopico, il racconto si focalizza sui progressi scientifici e sociologici dell’umanità.

I tre romanzi sono Il rosso di Marte (Red Mars, 1992, tradotto in italiano nel 1995), Il verde di Marte (Green Mars, 1993, tradotto in italiano nel 2016) e Il blu di Marte (Blue Mars, 1996, edito in italiano nel 2017).  Il primo romanzo, Il rosso di Marte, ha vinto il premio BSFA nel 1992 e il premio Nebula 1993; i romanzi Il verde di Marte e Il blu di Marte hanno vinto il premio Hugo rispettivamente del 1994 e 1997.

Questa è stata una ri-lettura di quello che per me è uno dei più bei romanzi di fantascienza mai scritti. Ne ho approfittato perché la Fanucci sta ristampando tutta la trilogia completa del ciclo di Marte, quindi riparto dal primo.
Una narrazione magnifica ed abbondante (questo primo volume è di quasi seicento pagine), personaggi pennellati con finezza, il paesaggio di Marte descritto con una cura ed un realismo che ti fa davvero credere di camminarci sopra (descrizioni basate sulla reale mappa del pianeta e sulle sue reali caratteristiche geofisiche e topografiche). Oltre a questo, la vicenda: una colonizzazione sofferta, quasi destinata ad essere incompiuta, ostacolata, dove tutti i conflitti della Terra si traslano inevitabilmente sul Pianeta Rosso non appena altri coloni giungono. Politica nel senso più ampio della parola, riflessioni sia sociali, sia scientifiche.
In particolare, quest’ultimo aspetto è trattato in modo realistico, verosimile. Al punto da classificarsi pienamente come “hard science fiction”, prerogativa in genere di autori con un solido background accademico di tipo scientifico.
Robinson invece è un umanista, nel senso più esteso della parola, non ristretto soltanto al significato di istruzione letteraria o simile: è evidente che non teme di sporcarsi le mani con conoscenze diverse, proprio come gli umanisti del Rinascimento; conoscenze che inserisce nella sua riflessione su ciò che l’umanità può fare per migliorare la sua condizione. In questo caso, cosa può fare nel caso della colonizzazione di un pianeta senza vita e quali conflitti deve affrontare per realizzare una nuova utopia. Nonostante tocchi temi potenzialmente “grevi” per un pubblico magari più interessato a una lettura di svago, il libro ha secondo me un equilibrio tematico bilanciato. Unica lieve critica alla narrazione sono le lunghe pagine di descrizioni di paesaggi marziani multicolori che talvolta richiedono pagine e pagine, che possono condurre a momenti di noia. Ma secondo me è un piccolo problema comunque affrontabile, controbilanciato da personaggi interessanti e da una architettura narrativa molto ben pianificata.

Alex Grigio

Alice Munro, Lying under the apple tree

munro

Lying Under the Apple Tree è una raccolta di short stories che potrebbe essere considerata una sorta di introduzione al genere in cui Alice Munro sicuramente brilla. Le short stories sono episodiche per definizione, eppure, per i suoi personaggi, la Munro traccia sempre un ritratto ed un contesto che evocano dettagli particolareggiati ed elementi mai casuali, e, se penso per esempio a Modiano – premio Nobel alla letteratura l’anno successivo a quello in cui la prescelta fu la Munro – si avrebbe voglia di dire che alcune delle storie possono essere considerate dei romanzi, quantunque brevi, a pieno titolo.
La selezione, pubblicata nel 2011 e ripresa dopo l’attribuzione del Nobel nel 2013, comprende quindici racconti pubblicati in cinque raccolte nell’arco del decennio tra il 1998 e il 2009, e il fil rouge che le collega tutte è la provincia canadese, con i piccoli moti dell’animo che racchiude. Spesso Alice Munro racconta i sogni dei suoi personaggi, e attraverso i fantasmi che popolano il loro inconscio illumina di significato le azioni che essi compiono durante la veglia. A volte descrive la natura con puntiglio quasi maniacale, quasi un lavoro all’uncinetto tutt’intorno al nucleo centrale per creare motivi che per valorizzarlo lo nascondono. E sempre dissemina il suo racconto di dettagli che paiono insignificanti e che invece servono a spiegare il non detto, come se anche gli eventi della vita fossero segni che delineano un percorso inconoscibile che si rivela alla distanza, vivendo – o leggendo.
“Edith was doing her Latin translation at the kitchen table. Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi… […] Ignoring her mother, she wrote, ‘you must not ask, it is forbidden for us to know’ — She paused, chewing her pencil, then finished off, with a chill of satisfaction — ‘what fate has in store for me, or for you’ ” (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage).

Maria Silvia Riccio