Francesco Guccini – Cròniche epafàniche #FrancescoGuccini

CRONICHE

Meno male che certe cose non cambiano mai.
Avevo letto questo libro a 15 anni e me n’ero innamorata, poi ero in libreria il 14 giugno che era anche il compleanno del Maestrone e me lo sono comprata per fargli (e farmi) un regalo.
Non so se definirlo un romanzo autobiografico, ma non è così importante: quello che conta di questo libro è la lingua meravigliosa con cui è scritto, lo stile che rievoca un passato mitico con nostalgia ma senza patetismi, l’ironia malinconica tipica della scrittura di Guccini che abbraccia tutto, a partire da se stesso.
Si tratta della rievocazione dei suoi primi anni di vita, quando c’era la guerra e lui viveva a Pàvana – che ormai la conoscono tutti come Macondo – nel mulino di famiglia, in mezzo ai castagneti, in riva al fiume, conducendo un’esistenza libera, in cui anche gli adulti avevano tempo per raccontare storie e masticare la vita.

“A Madonne, è certo, si possono deviare i temporali: ci si siede sotto ad una pianta e si smadonna in direzione del fronte nuvoloso. Questo, dopo un po’, capisce che non è aria e si allontana per scaricarsi in località di gente più pia e meno decisa.”

“Nuotare, si nuota in tre modi, oltre che a morto: alla cagnolina, alla spadona o marinara, all’italiana; esiste il cròl, ma solo nei filmi americani perché solo gli americani sanno fare quelle cose.”

Daniela Q.

DESCRIZIONE

“Sono nato a Modena il 14 giugno 1940, dopo pochi mesi mi sono trasferito (o meglio mi hanno portato) a Pàvana (Pistoia) nella casa dei nonni paterni dove ho trascorso i primi anni di vita: là si svolgono le Cròniche. Ho fatto diverse cose, tra queste ho scritto e cantato delle canzoni.” (Francesco Guccini)

“La ballata più lunga e appassionata di Francesco Guccini. Guccini lascia la chitarra e si fa accompagnare da un fiume. Per attraversare lingue musicali e misteriose, un popolo allegro e ribelle, un’isola favolosa in pochi metri d’acqua, che forse esistono ancora appena fuori delle nostre città.” (Stefano Benni)

“ .. . un poema narrativo, una saga familiare. Con rigore, pazienza sorridente, un ‘ abile fantasia dentro a una verità di atti e fatti accaduti, la ricerca di una poesia controllata e momenti di bel divertimento. E poi… con un linguaggio che sorprende; in queste pagine da leggere, da vedere, da immaginare.” (Roberto Roversi )

Francesco Guccini – Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto #FrancescoGuccini

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Quando torno a casa di mamma faccio scorta di tutto ciò che non compro io. Così ieri sera avevo il piumone sparso di Camilleri, Guccini, Christie, e ho letto questo prima di dormire.

Amo Guccini, proprio in senso carnale: oltre alle sue canzoni, dai tempi delle Croniche epafaniche venero la sua scrittura come quella di un maestro.
Questa è la sua ultima raccolta di pensieri autobiografici.
Mi ha messo addosso una grande tristezza, perché si sente che non ha più la straordinaria pigra energia di un tempo, e tutto è impregnato di un aroma di morte.
La nostalgia per lui è sempre stato un tema importante, però arrivati a questo punto assume altri significati.

Ve lo consiglio con ardore.

Daniela

DESCRIZIONE

Questi racconti, come le foto di un tempo, vogliono parlare di persone che sono passate, che ci sono state, che hanno il diritto di essere ricordate. Questo è uno dei pregi della narrativa come delle canzoni: dire di personaggi che attraverso le parole rimangono in vita, che si vestono in qualche modo di eternità. Perché, si licet parva, Cervantes ci ha lasciati da un pezzo ma la sua creatura, il “cavaliere dalla trista figura”, Don Quijote, cavalca ancora per le plaghe della Mancha.

Da dietro il crinale della collina si vede arrivare il piccolo corteo, preceduto dal suonatore di fisarmonica e dal mescitore di vino. Lo sposo e la sposa sono in cammino dall’alba, raggiungeranno la chiesa non proprio freschissimi e poi, dopo la cerimonia, riprenderanno la strada insieme agli altri, di nuovo per mulattiere, pronti a godersi un pranzo e una cena con l’appetito rinvigorito dalla scarpinata. Un matrimonio oggi inimmaginabile, che era perfettamente normale quando il piccolo Francesco Guccini vi prendeva parte, portando in dono agli sposi un dono veramente prezioso… E ancora: il funerale del mitico Gigi dell’Orbo, il sarto sempre ubriaco, il tenore lirico appassionato di ciclismo, la contadina poetessa, l’uomo che era convinto di dover reggere il cielo e tante altre “istantanee”, colme di ironia e appena velate di malinconia, di un tempo andato che non ritornerà. Qualche volta, tra queste pagine, la pellicola della memoria dell’autore resta impressionata da figure sfuggenti, sornione come gatti, dolci come il ricordo di chi se n’è andato, o forse un po’ beffarde come fantasmi… Questi racconti sono un viaggio attraverso il tempo e i registri narrativi, e riportano in vita per noi esistenze minime, destinate a essere dimenticate se non giungessero le parole a rievocarle.

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