Sostiene Pereira – Antonio Tabucchi #AntonioTabucchi #SostienePereira #riflessioni

 

Pereira nacque a Lisbona, in una giornata d’agosto del 1993, quando Tabucchi lesse la notizia della morte di un giornalista che aveva conosciuto in Francia, rifugiatosi lì dopo aver pubblicato in Portogallo un articolo di denuncia al regime salazariano.
Pereira è il direttore della pagina culturale di un giornale pomeridiano di Lisbona, che lui crede essere indipendente.
Vive solo, ha problemi cardiaci, ama la buona cucina, il Porto e le limonate. Parla con il ritratto di sua moglie defunta e vive tranquillamente tra ricordi e piccoli piaceri quotidiani. L’incontro con Monteiro e Marta, due giovani ribelli e rivoluzionari minerà definitivamente la tranquillità delle sue giornate. Vorrebbe in fondo ignorarli, ma finisce per aiutarli senza esporsi troppo. L’apatia e l’inerzia cedono il passo ad un coinvolgimento sempre più appassionato rivolto al presente. E l’incontro con il dottor Cardoso lo porterà definitivamente ad abbandonare ogni resistenza al passato e a interiorizzare il peso del dovere a cui si stava sottraendo.

Vi sono diversi livelli di lettura in questo romanzo, almeno quante sono le anime della “confederazione”, appartenenti ad ogni singolo uomo, e di cui parla Cardoso.
Vi è sicuramente una testimonianza storica del regime salazarista, una denuncia che ricorda le ingiustizie compiute.
Vi è, soprattutto, la testimonianza di una letteratura che non è incompatibile con la Storia, anzi, ne diventa parte integrante e potenzialmente rivoluzionaria.
Tabucchi pone anche la questione di chi debba essere oggi uno scrittore. Di quanto abbia l’obbligo morale e intellettuale di testimoniare una realtà più complessa di quella individuale.
La “rinascita” di Pereira è la rinascita, chiesta dall’autore, per ogni uomo; e ci convince della possibilità di cambiare sè stessi per cambiare la Storia. Non necessariamente servono eroi, solo uomini onesti con la realtà, capaci di non rinnegare il passato, pur vivendo in un presente che non lo rappresenta più.

Come suggerisce il titolo, il romanzo è narrato in terza persona: il narratore rimane esterno ai fatti ma non estraneo. L’uso reiterato, mai abusato, del sintagma “sostiene Pereira” ci accompagna in un racconto che crea intimità con il “narratore” e ci chiede di diventare osservatori diretti dei fatti e, se possibile, narratori di Storie nuove.

Egle Spanò

Richard Ford – Sportswriter #RichardFord #Sportswriter

“Mi chiamo Frank Bascombe. Faccio il giornalista sportivo. Da quattordici anni vivo qui, al 19 di Hoving Road, a Haddam, New Jersey, in una grande casa Tudor che ho comprato dopo aver venduto un libro di racconti a un produttore cinematografico. Mi aveva reso un mucchio di soldi, allora, e sembrava che la cosa avrebbe garantito una vita piacevole a me, a mia moglie e ai nostri tre bambini, due dei quali non erano ancora nati. Che cosa fosse esattamente quella vita piacevole che mi aspettavo, non saprei proprio. Comunque, non direi che non ci sia stata. È solo che sono successe tante cose da allora.”

ford

Frank Bascombe è un tipico americano di provincia. Vive nel New Jersey, quarantenne, divorziato, fa il giornalista sportivo, lavoro a cui è approdato per caso dopo il tentativo fallito di fare lo scrittore.
Non ha una gran voglia di lavorare, di intrattenere relazioni sia con gli amici che con qualche ragazza con cui ha tiepidi rapporti.
La morte del figlio maggiore, pur con tutto il dolore immaginabile, non lo scuote dall’apatia, continua a fare le cose con poco interesse, intrattiene rapporti personali con noncuranza; anche con gli altri 2 figli ha un rapporto spento. Quella di Frank è una strana solitudine: in fondo attiva, affollata di ordinarie follie e fatti ordinari, e anche di persone. I due figli, le due ex mogli, i pochi amici, gli incontri con i clienti e le persone che va a visitare quando fa del volontariato. Si sente vulnerabile, è vero, oltre che solo, e prova a tamponare il dolore, il disagio per riuscire a vivere il meno peggio possibile, ad avvicinarsi di nuovo alla felicità, rasentarla ancora per qualche anno, quella felicità che sembra persa per sempre.
Insomma, fino alla fine del romanzo non sappiamo cosa sarà di lui che si è stancato del lavoro, degli amici, delle amanti, mentre sta a crogiolarsi con idee che ha per il suo futuro ma che non realizzerà mai.
Ci prova, sempre senza convinzione.
Romanzo molto malinconico, intriso di solitudine.
Ford, che non conoscevo, scrive, forse per l’argomento che tratta, in modo volutamente piatto. Ci sono momenti un po’ pesanti, ma mi è piaciuto.

Raffaella G.

DESCRIZIONE

In un normale week-end di Pasqua, Frank Bascombe – un uomo ancora giovane che ha rinunciato al mestiere di scrittore per diventare giornalista sportivo – incontra la sua ex moglie sulla tomba del loro primogenito, Ralph, come usano fare in occasione del suo compleanno da quando è morto. Bascombe, prima della tragedia e del conseguente divorzio, si era sistemato, aveva preso moglie e si era trasferito in una grande casa nella piccola città di Haddam, in New Jersey. Desiderava una vita piacevole, tranquilla nelle sue ripetitive abitudini, in un mondo provinciale al sicuro da scosse e preoccupazioni, come tanti altri americani middle class. Gli eventi però lo obbligano ad affrontare nuove e impreviste, talora drammatiche, situazioni. Bascombe si attiene ai nudi fatti, narra con levità e ironia, ma dovrà rivedere il suo passato considerando sotto un’altra luce la banalità e quotidianità della propria vita.